|
27.9.07
19.9.07
Etichette: giornalismo, internet
Etichette: televisione
12.9.07
10.9.07
Eravamo in quattromila, ieri sera, al PalaSharp. Tanti, un'enormità, per un concerto della Filarmonica della Scala in un vecchio scatolone adibito a palasport. Ma se dovessi prevedere quanti di quei quattromila torneranno ad ascoltare musica classica - a prezzi più alti, in una sala "dedicata" e in una situazione dunque più formale di quella - eliminerei diverse centinaia di persone. Il programma, per quanto possa essere popolare la sinfonia numero 3 e imponente la numero 5 Eroica, è risultato un macigno per molti, anche per chi come me è un appassionato abituato a maratone di suoni durissime. Malgrado il suono perfetto e uniforme dell'orchestra, reso comunque un po' cavernoso dall'amplificazione necessaria per l'ambiente, i momenti di leggerezza, di freschezza nella lettura del direttore Fabrizio Gatti sono stati rarissimi. Beethoven è apparso un antico monumento polveroso, ingombrante, pesante, al pari della forma tradizionale del concerto, da camera o sinfonico che sia, ormai superata e asfittica ma che non si riesce certo a rigenerare in questo modo.
6.9.07
Etichette: lirica, pavarotti, provvedini
4.9.07
3. fine
30.8.07
28.8.07
Etichette: provvedini, teatro, wilson
23.8.07
Mucche sullo sfondo, musica "leggera" (nel senso di per tutti) e uno squarcio di sole pomeridiano. Il concerto del Gomalan Brass Quintet alla Malga Caret, nella val di Genova (Parco Adamello Brenta), per i Suoni delle Dolomiti non è stato affatto male. Buona la scelta di cominciare con West Side Story e dare comunque un ascolto qualificato di Gershwin, prima di una serie di pezzi brevi e di facile ascolto (Tenco, Moricone, un Oblivion di Piazzolla con qualche fortissimo di troppo). Meno interessante quella di insistere sui musicisti-comici nelle presentazioni dei brani: va bene sdrammatizzare, ma dopo si rischia di eccedere. Emozionante la risonanza delle montagne nella Marcia trionfale dell'Aida, eseguita finalmente con gli ottoni quasi tutti rivolti verso il granito monumentale, in mezzo al pubblico, alle cui spalle un bosco spegneva un po' il suono. Sopra e nella colonna di destra, le foto del concerto. Qui, invece, il set fotografico di Franpiedifreddi sull'Alba con Ascanio Celestini al Rifugio Segantini sulla Presanella.
6.8.07
Etichette: giornalismo, rumiz, viaggio
30.7.07
27.7.07
20.7.07
17.7.07
Un paio di cose viste e sentite di cui vale la pena di parlare. Una meravigliosa macchina da guerra. Suono strepitoso (con una sola sbavatura: troppa testa alla ricerca della perfezione e poca pancia nella Milonga del Angel, subito prima però di una Muerte da strapparsi le vene per la commozione), intesa assoluta, ma soprattutto un programma da concerto mirabile: farebbe rivoltare i puristi e invece, tra Piazzolla Bach e Morricone passando per Shostakovic Jorge Ben e Gershwin, è uno dei più riusciti spot promozionali per la musica classica, in senso ampio.
24.6.07
Per fortuna, ogni tanto qualcuno vuol fare l'intellettuale. E ci riesce.
23.6.07
La selezione tiene conto di: stato d'animo, luogo nel quale andrò a riposarmi, spazi e occasioni di lettura che prevedo di trovare, variabile "incontri", probabili escursioni. Spiegato in questo modo, sembra il pensiero di un paranoico, invece applico solo su di me il metodo che avrei sempre desiderato seguire con altri, conoscenti e sconosciuti. Per anni, ho pensato di aprire una libreria, in realtà credo che la mia vera aspirazione sia quella di fare il sommelier di libri. Come gli assaggiatori di vini, vorrei sentire sapore, gusto e profumo di certi titoli e associarli ai lettori e ai loro momenti di vita. Negli ultimi tempi, per esempio, ho consigliato e regalato spesso Mal di pietre di Milena Agus, del quale mi sono innamorato (ho chiesto alla casa editrice Nottetempo un contatto con l'autrice, approfittando del fatto che sia un'insegnante delle superiori, per due battute sugli esami di maturità, purtroppo senza successo: è troppo intervistata, specie dopo la selezione nelle cinquine dei premi Strega e Campiello; meglio più avanti. Peccato). La trama, la scrittura e il personaggio della protagonista sono l'ideale per chi - non solo donne - non sappia quanta creatività comporti l'amore, non riesca ad andare oltre le schermaglie iniziali e rinunci a scoprire che cosa c'è dopo, a fare appunto uno sforzo di fantasia, oltre che di responsabilità; oppure a chi crede di avere troppa fantasia nel sentimento amoroso e se ne senta frustrato, specie quando venga respinto dall'altra persona. Un libro perfetto per chi ha appena deciso di tirarsi indietro o per chi continua a sperare d'essere amato, anche a distanza, in un'attesa piena di sogni e di auspici che rischiano di diventare fantasmi.
14.6.07
Emilio Rigatti, Italia fuorirotta
11.6.07
Patrick Leigh Fermor
Lungo le mille miglia da Canterbury a Roma – sulla via Francigena che Sigerico percorse nel X secolo per visitare Giovanni XV - Enrico Brizzi, ora 32enne, autore a vent’anni forse del primo romanzo generale (Jack Frusciante è uscito dal gruppo), ha trovato lo spunto per una fiction on the road, che diventa appassionante con lo sviluppo della storia dopo un avvio lento e malgrado la scelta di rivolgersi con il tu all'alter ego protagonista principale che rende un po' ostica la narrazione, parallela al resoconto del cammino, pubblicato un anno fa su L’Espresso in pieno Mondiale di calcio. Tra il Lago Lemano e il confine italiano, con tre compagni s’imbatte in un pellegrino tedesco controverso e inquietante, pieno di tatuaggi (le braccia d’inchiostro del titolo) e sentimenti contradditori, da cui cerca di fuggire con esiti spesso comici. Tra le nevi delle Alpi, i quattro partecipano loro malgrado a un fatto di sangue, che, come il viaggio, sconvolgerà le loro certezze e mostrerà una realtà diversa da quella a cui si crede per abitudine, se si resta fermi.
In fondo mi muove la stessa esigenza che mi trascina tra i ragazzi: il desiderio di dare un'informazione corretta e documentata sul mondo che mi è più vicino ossia quello delle regole. Intorno ad alcune nozioni fondamentali - giustizia, istituzioni, Stato, solidarierà, arbitrio, libertà - impera una superficialità assurda. Mi piacerebbe stimolare una riflessione profonda, non conforme al pensiero dominante. Qual è il pensiero dominante? E' il conformismo prodotto dalla semplificazione del pensiero. In questo Paese si pensa poco, si dimenticano pezzi del ragionamento. Tutta l'analisi dello sviluppo economico si gioca intorno ai numeri, che fanno dimenticare la precarietà del lavoro, gli omicidi bianchi, il disagio giovanile.
5.6.07
Klein era cintura nera 4° dan. Ma in Giappone è entrato in contatto con i fondamenti del Kodokan, i sei kata, le chiavi di quelle porte, definiti come “il colore dei pini, né antichi né moderni”, il cui spirito era poco compreso o alterato in Europa, a vantaggio del randori, la composizione o l’esercizio libero. Tornato in Francia, nel 1954 ha pubblicato un vero e proprio manuale, con un’infinità di immagini e di spiegazioni talmente minuziose da sembrare quasi maniacali. Quel libro è stato riscoperto da poco in Francia e pubblicato da Isbn come una rarità, non solo per appassionati di arti marziali. Per Klein, il judo è disciplina mentale e spirituale, è rigore assoluto dei movimenti, da far ripetere migliaia di volte ai suoi allievi dei corsi al Centro americano di Parigi. Quel rigore e quella disciplina sono alla base della sua pratica di artista. Il movimento ripetuto dei kata è la chiave per accedere all’arte assoluta della vita.
4.6.07
SG - A chi può interessare un servizio sulla letteratura del Polo Nord, come quello pubblicato sull'ultimo numero di The Believer? SG - Eppure anche lo scrittore Philip Roth sostiene che la letteratura è morta, uccisa dal continuo saltellare dallo schermo della tv a quello del computer.
31.5.07
30.5.07
29.5.07
Salvo rarissime eccezioni, non esiste nelle grandi città, Milano per prima, uno spazio pubblico in cui fermarsi a scrivere, leggere sms, comunicare con gente lontana, sfogliare videoquotidiani, cercare e ricevere informazioni. Siamo costretti a pascolare in strade senza panchine o a elemosinare sedie promiscue in locali nei quali un caffé è da bere maledettamente bollente e in fretta. Una generazione di sans papier, in piedi.
28.5.07
Non c'è stato uno che non abbia detto quanto fosse bello Mio fratello è figlio unico. La critica di sinistra, poiché il film è figlio della scuderia di Moretti (che ora si ama sempre e comunque, lui che è stato tra i grandi in fila sul palco di Cannes); la critica di destra, perchè per la prima volta si affronta con indulgenza il neofascismo attraverso un personaggio, quello di Elio Germano, che ispira simpatia. Essendo nato nel 1964 in una piccola città del Sud, ho sempre pensato di essere stato sfigato, perché non ho vissuto nulla da dentro: nel '68 tiravo i capelli alla figlia della maestra d'asilo; nel '69 ho fatto l'esame per la "primina"; nel '77 tenevo una delle due copie del Male distribuite in città sotto il banco della scuola media e mia madre mi vietava di andare alle riunioni del Centro sociale perché "in quei posti non si va e basta". Così, da lontano, ho idealizzato quel periodo, le manifestazioni, il Movimento: mi sembrava tutto eroico, straordinario, di grande profondità intellettuale. Se dovessi giudicarlo oggi, sulla base di questo film, direi che non ho capito niente, che non mi sono perso niente, che le assemblee si risolvevano in discussioni rumorose nelle quali nessuno sentiva l'altro e si finiva irrimediabilmente con i pugni alzati, che le manifestazioni erano un'accozzaglia di slogan imparati a tiritera, che quelli di sinistra erano degli snob un po' stronzi che prendevano il microfono per far colpo sulle ragazze e poi, per fuggire dalle responsabilità, si davano alla lotta armata. Quegli "anni formidabili" sono stati questa enorme banalità? Quei dibattiti era giusto che finissero, trent'anni dopo, in un copione pieno di battute facili e di personaggi che fanno ridere con tenerezza, come si fa con i parenti un po' picchiati, ma simpatici e carini? Mi ostino a pensarla diversamente. L'unico a non pensarla così è stato Kezich, appunto: troppo spesso proprio questa critica militante dell'una e del'altra parte ha messo il contenuto davanti alla tecnica, il messaggio politico davanti al cinema. Se penso che questo film ha vinto l'Oscar per il miglior film straniero, facendo fuori Nuovomondo di Crialese, un po' mi incazzo. Per me, cinema è suggestione dell'immagine, che a volte ripete la realtà ma molto più spesso si deve creare; è costruzione di un pensiero attraverso inquadrature, tagli di luce, dialoghi. Nuovomondo era tutto questo, sicuramente molto di più di Le vite degli altri, che aveva peraltro dei buchi nella ricostruzione di un clima molto più plumbeo di quello nel quale la storia dei due amanti e del loro "orecchio elettronico" si svolge. Uno era un film, poetico, visionario, immaginifico; l'altro è un documento, elaborato con grande qualità, sensibilità e passione, sconvolgente per gli aspetti storici e umani che porta in evidenza, ma sempre un documento.
27.5.07
27.2.07
9.2.07
|
Scrivere per la rete
Leggere per se stessi Il weblog
di
Carlo Annese
Luglio '02
Agosto '02 Settembre '02 Ottobre '02 Novembre '02 Dicembre '02 Gennaio '03 Febbraio '03 Marzo '03 Aprile '03 Maggio '03 Giugno '03 Luglio '03 Agosto '03 Settembre '03 Ottobre '03 Novembre '03 Dicembre '03 Gennaio '04 Febbraio '04 Marzo '04 Aprile '04 Maggio '04 Giugno '04 Luglio '04 Agosto '04 Settembre '04 Ottobre '04 Novembre '04 Dicembre '04 Gennaio '05 Febbraio '05 Marzo '05 Aprile '05 Maggio '05 Giugno '05 Luglio '05 Agosto '05 Settembre '05 Ottobre '05 Novembre '05 Dicembre '05 Gennaio '06 Febbraio '06 Marzo '06 Aprile '06 Maggio '06 Giugno '06 Luglio '06 Agosto '06 Settembre '06 Ottobre '06 Novembre '06 Dicembre '06 Gennaio '07 Febbraio '07 Marzo '07 Aprile '07 Maggio '07 Giugno '07 Luglio '07 Agosto '07 Settembre '07
|