Elaborazione grafica di Guido Nestola

28.12.03

Sottotraccia

Ho visto due film delicatissimi: Lost in translation e Da quando Otar è partito. Forse non del tutto a caso, due film diretti da donne e con donne intense protagoniste.

Delicati per i temi trattati, uno dei quali comune e molto intenso: l'amore silenzioso, sottotraccia, che non ha bisogno d'essere gridato, sbandierato, e per ciò svilito, poiché esiste e ha senso per questo; l'amore non detto ma pieno di intesa naturale, quasi ineluttabile, fra i due protagonisti del film di Sofia Coppola che si incontrano a Tokyo e quello caparbio e muto della madre di Otar (interpretata in maniera strepitosa) nella pellicola di Julie Bertuccelli.

E delicati soprattutto per il tono, il modo, la forma. La scelta del silenzio, appunto, del volume basso dei sentimenti e del vivere quotidiano, dei sogni eterni e delle svolte improvvise. Per questo, mi ha stupito molto Lost in translation: abituato ai boati di tanto cinema americano, ho stentato a individuare subito la misura corta, accorta, contenuta di questo film; ho dovuto assorbirlo, farlo finire a mia volta sottopelle per accorgermi della diversità del suo linguaggio.

Dell'altro, invece, mi ha colpito la somiglianza di un secondo tema di fondo con quello di un altro film che mi era piaciuto moltissimo: Goodbye Lenin. Il cinema dei nipotini dell'ex Urss è pieno di ironia nostalgica per uno ieri che evidentemente non è ancora stato rimosso dalle coscienze di molti: lo dimostra il fatto che la menzogna, prima politica e culturale, oggi persista alla base dei rapporti personali e incida su rapporti, affetti e sentimenti tanto profondi come quelli familiari.

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26.12.03

Sponsor


Per chi vuol passare un Capodanno diverso, Radio France International sostiene il Festival Tuareg di Essauk, un'antica località del Mali.

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Tim informa

Ho trascorso quasi tutto il pomeriggio del 25 spippolando sulla tastiera del cellulare: inviavo auguri e rispondevo a quelli ricevuti; abbracciavo virtualmente e sorridevo in silenzio. Non mi è sembrata una gran bella figura. Mi sono sentito uno di quei ragazzini che entrano nello scompartimento del metrò, si siedono, si rialzano alla fermata successiva tenendo lo sguardo fisso sull'apparecchietto, muovendo i ditini con una velocità impressionante e non badando a null'altro che a quello.

Oggi l'Ansa scrive che sono stati scambiati 600 milioni di auguri via sms. Venti milioni gli mms, quadruplicati rispetto al 2002. La figura mi sembra sempre peggiore.

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17.12.03

Il NYT sulle Ali

Cominciano le classifiche di fine anno. Il New York Times si porta avanti e nomina i libri del 2003: 4 romanzi, un'autobiografia, due biografie, uno di storia e un volume di reportage. Tra questi, anche Brick Lane, tradotto in Italia come Sette mari Tredici fiumi, di Monica Ali. L'ho in lettura da un mese e confesso la mia fatica: testo impegnativo, pieno, tutt'affatto facile.

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Solo Misha

Adoro Mikhail Baryshnikov e il suo geniale basso profilo, lui che è stato una leggenda del balletto classico, nella ricerca di nuovi spazi, nuovi linguaggi, nuove frontiere per la danza contemporanea. Mi piacerebbe moltissimo essere a Londra, fra il 17 e il 22 febbraio, per assistere al suo nuovo spettacolo su musiche per pianoforte solo eseguite dal vivo.

In attesa di sapere se mai ci riuscirò, mi consolo navigando nel sito del Barbican, dove lo spettacolo andrà in scena: semplice, colorato, di impatto per l'applicazione di alcuni concetti di vita ordinaria alla tecnologia (i link ai vari settori di attività si evidenziano come fossero cassetti, ecc.). Un esempio originale e interessante di usabilità.

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16.12.03

Ma quello non era...?

Ho sentito la notizia in tv, domenica mattina, e ho sentito l'impulso di telefonare. Non so bene perché, ma l'arresto di Saddam Hussein mi trasmetteva qualcosa a metà fra l'euforia e l'angoscia. E' successo, ho pensato, ma adesso che cosa succederà?

La risposta, l'ho sentita alla radio nel pomeriggio. "Considerate le circostanze dell'arresto, l'intelligence americana è convinta che il raìs non fosse a capo della guerriglia irachena che negli ultimi mesi ha fatto circa 500 vittime militari". Ah beh, se lo dice l'intelligence...

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Stimolatori d'esperienze

Non vorrei far diventare architetti e designer dei filosofi assoluti dei tempi moderni. Ma è indubbio che alcune affermazioni che arrivano da quell'ambito mi colpiscano molto. Stefan Sagmeister, leggo su "D" di Repubblica del 22 novembre, è uno dei più quotati art director/designer al mondo.

A prescindere dal fatto che, dopo aver ideato le copertine dei cd di alcuni dei più importanti musiciti, "a un certo punto si è stufato, e si è preso un anno di vacanza" (uno dei sogni impossibili della mia vita), Sagmeister colpisce il bersaglio con questa risposta, in apparenza assai banale:
Consideri la grafica una forma d'arte?
E' una questione di cui non mi preoccupo. La mia definizione preferita di arte è di Brian Eno, che definisce le opere d'arte non oggetti ma "stimolatori di esperienze". Si può avere un'esperienza di tipo artistico guardando Rembrandt, Andres Serrano o un volantino. Dipende dall'osservatore

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Showman

Il Times è quel quotidiano di estrazione stalinista che, attirandole con rubriche frivole come quella per nulla popolare sul giardinaggio, obnubila le menti delle povere massaie britanniche. Leggete come ha approfittato sabato scorso della loro ottima Fede descrivendo il tentativo del luminoso premier italiano di trovare una mediazione sulla Costituzione europea:
Silvio Berlusconi, the showman who is PM of Italy, had a cunning plane to break the deadlock in the constitutional talks that will shape the future of the EU, whose presidency his country now holds.
As the talks faced collapse he swung his arms wildly, and declared to the assembly leaders of Europe: "Let's talk about football or women". It was not a suggestion that impressed the seven female foreign ministers and one female head of state who where sitting around the lunch table.
"Political correctness is not Silvio's strong point", a diplomated noted.
(..) Signor Berlusconi, who has cancelled many recent meetings because of stomach problems, impressed diplomats not just with his health but with his winter suntan".

Il titolo dell'articolo, firmato da Anthony Browne (in Brussels), è Lets talk about women, says joker Berlusconi.

Una parola sola: comunisti!

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13.12.03

La luna in tv

A volte, le passioni si trasformano in ossessioni. Si può desiderare di cambiare città, Paese o continente per stare vicini alla donna che si ama; si può arrivare a vedere 14 volte un film e ripetere ogni volta i dialoghi con emozione invariata; si può sentire per anni un musicista solo in cd e, quando si riesce ad ascoltarlo dal vivo, perdersi perfino davanti ai suoi silenzi. Si può aver visto uno spettacolo già tre volte ed esultare all'idea di poterlo registrare in tv.

Ecco, quest'ultimo è il caso di Guarda che luna, liberamente ispirato alle canzoni e alla storia di Fred Buscaglione, messo in scena da un'idea di Gianmaria Testa e Giorgio Gallione, con la partecipazione di alcuni dei nomi più importanti della scena jazz, come Enrico Rava, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo (con la Banda Osiris), che sarà proposto questa notte alle 0.45 su Rai 2 in Palcoscenico (la scorsa settimana è stata la volta di Fabbrica di Ascanio Celestini: strano che la televeisione alternativa alla mediocrità sia trasmessa a certe ore, vero?!). Bello, in una parola, con un paio di chicche straordinarie: l'imitazione di Johnny Dorelli da parte di uno scatenato Bollani e una meravigliosa rilettura "a cappella" della Mariagioàna, una canzone folk-popolare della tradizione piemontese.

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10.12.03

Leggende globali

I pitbull, i fidanzatini di Novi Ligure, l'omicidio di Cogne, i fari accesi in autostrada. Adesso è la volta dell'acqua minerale manomessa. Avanti il prossimo. Carlo e Paolo ci riflettono sopra usando la metafora del file che si trasferisce nel cestino ma in realtà non viene cancellato. Il fatto è che andiamo a ondate (nella prima persona plurale ci metto tutti: la stampa, i lettori e chi ha bisogno di far scivolare quelle ondate sulla battigia delle vite comuni) e che tali ondate si sono sempre più brevi.

C'è chi, a distanza di un ventennio, ha fatto una cultura del trash degli Anni 60 e poi dei Settanta (Labranca docet). Oggi per archiviare il caso dei pitbull nella nostra memoria ideale bastano solo venti giorni. O appena qualcosa in più.

Per esempio, chi ricorda più la storia delle lastre di ghiaccio che piovevano dal cielo? Chi lo ricorda, risponda al seguente quiz:
  • A quale anno risale il caso?
  • Per quanto tempo se ne parlò?
  • A che cosa furono attribuite le lastre?
  • In realtà, qual era la causa accertata?

Indicate la soluzione nei commenti. Se la conoscete.

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La blogreview dei ristoranti

L'idea, lanciata da Mantellini, rilanciata da Tribook e approvata da 5-6 blogger, c'è ma stenta ad andare avanti. Mi sono chiesto se fosse per pigrizia, per timidezza, per il fatto che il pentalogo di Mafe fosse troppo rigido. Poi mi sono imbattuto in queste affermazioni di Folco Portinari, ottuagenario critico letterario e gastronomico, sull'ultimo numero di Slow dedicato al mangiar male, e ho cominciato a capire:
Mi è accaduto di mangiar male? Certamente sì, però nei ristoranti più che in casa mia, e con un dettaglio non trascurabile: ho mangiato male soprattutto in ristoranti di gran fama, stando almeno alle stelle e ai ventesimi, tant'è che spesso dubito che i guidaroli amino mangiar bene.


Il gusto è troppo personale e, proprio per questo, la possibilità di condividerlo con altri contiene una quantità di rischio enorme. Il rischio di sbagliare, ma anche di appiattire la scelta, di rendere tutto inautentico, banale ma proprio per questo buono (come dal titolo di un altro articolo pubblicato sulla stessa rivista di Slow Food a firma di Antonio Attorre).

La mia proposta è quella di diventare, noi blogger interessati, dei talent scout. La blogreview dei ristoranti potrebbe essere un luogo di scoperte e di letteratura della nuova enogastronomia italiana, nel quale non solo descrivere l'illuminazione, lo spazio e l'acustica ma anche le storie di chi in questi locali ha deciso di investire personalmente ed economicamente. Qualcosa di diverso, insomma, dalle ormai innumerevoli guide tutte identiche che si differenziano l'una dall'altra esclusivamente per il simbolo scelto (i bicchieri, i gamberi, le stelle, le bottiglie, i tappi, ecc.), trasformando la tavola in un immenso Villaggio Valtur nel quale si paga con le margheritine di plastica.

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Reporter di pace

Vignetta di Vauro, tratta da peacereporter.netEmergency e Misna (l'agenzia dei missionari fondata nel 1997) ha avviato da qualche giorno Peacereporter, un quotidiano online (dalla testata volutamente speranzosa) che fa anche da agenzia di stampa internazionale sulle zone di guerra, in prevalenza dal Sud del mondo.

La notizia del giorno è che l'"Operazione valanga" di quei santiuomini degli americani in Afghanistan si sta trasformando in una carneficina di bambini: dopo i 9 uccisi "per sbaglio" sabato in un raid aereo, altri sei piccoli cadaveri sono stati trovati sotto le macerie di un palazzo bombardato dai caccia Usa nei pressi della città di Gardez..

Di spalla, fra le rubriche anche una che mi toglie il fiato: quella delle Guerre in corso. Considerati anche alcuni conflitti interni (nei Paesi Basco e in Irlanda del Nord), i teatri censiti da Warnews sono quaranta. Quando il giornalismo è costretto a diventare tragica contabilità.

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9.12.03

Padri, madri e figli

C'è tutto nel Ritorno, il film che ha vinto il Leone d'oro alla Biennale di quest'anno. Il rapporto tra padri e figli; la ricerca eterna spesso inutile e la sua "sublimazione" mediante la morte; il sogno; il viaggio; il thriller; una Russia sconosciuta di struggente bellezza; perfino l'illusione che la storia non sia altro che un pretesto psicanalitico, al pari dell'ambientazione in paesaggi marini (il mare è madre, il padre è fiume). Il tutto condito da alcune citazioni dotte, fra le quali l'inquadratura del sonno del padre appena tornato a casa (dopo 12 anni di assenza) presa dai piedi, come il Cristo morto di Mantegna. Sono tifoso del cinema italiano, ma di fronte a un film capace di un messaggio così profondo e universale, non ho dubbi nel dire che Buongiorno notte di Bellocchio non avrebbe meritato di stare sullo stesso piano di questa opera prima di Zvyagintsev.

Agli aspetti psicanalitici, ho ripensato leggendo un'intervista con Fabio Novembre, giovane architetto leccese considerato la nuova stella del design internazionale, su Carnet di novembre. Novembre si dichiara tra gli ultimi "paladini della tridimensionalità, in un mondo che si avvia verso una totale bidimensionalità. In un mondo che si smaterializza, gli architetti sono rimasti i crociati della terza dimensione". Poi spiega:
Per me l'ispirazione in architettura viene dal corpo di una donna, che rappresenta il mistero dell'infinito. Per me, l'architettura è femmina: quando progetto mi immagino di seguirne le forme, di addentrarmi nelle anse. Forse mi vedo ancora nel ventre materno, mi immagino a esplorare il corpo della mia ragazza. Per me, l'architettura è veramente addentrarsi in uno spazio sconosciuto. E' scoperta, meraviglia, gioia e amore.

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Fuori dal coro

Mi fa piacere che questo blog sia nato con lo stesso nome di questa compagnia di Teatro di strada:
"Fuori dal Coro Teatro cabaret - Milano
'Fuori dal Coro' è un'associazione culturale di Milano con un proprio spazio di produzione ' Spazio TeaTrio', a cui collabora anche l'associazione culturale La Locomotiva. Da novembre a giugno vi si esibiscono compagnie teatrali e comici provenienti da tutta Italia e vi ha sede una scuola di recitazione triennale.In questi ultimi anni di attività l'attenzione di ' Fuori dal Coro' si è rivolta verso un teatro contemporaneo e di impegno sociale. Ne sono esempio le ultime due produzioni ' ITAVIA 876', dedicato alla strage di Ustica, ed 'EMIGRANTI', di S. Mrozek, ma anche lo spettacolo di strada 'INGRESSO NEL VUOTO' , ispirato a un gioco scenico di Peter Handke. Direttore artistico e regista è Cesare Gallarini."

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4.12.03

Plink

Davide non ha bisogno che io segnali i suoi scritti. Ma lo faccio ugualmente, perché trovo questo post sulla Destra sociale, Mussolini e l'Agro Pontino strepitoso. Come L'Amaca, sullo stesso tema del fascismo permanente italiano (e sottolineo permanente, non di ritorno), di Michele Serra su Repubblica di martedì.

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Milano

Caro Beppe,

non avrei saputo descrivere meglio di quanto abbia fatto tu la desolazione di una città senza volto ma con tante false ambizioni, una Milano che già oltre l'ingresso del terzo millennio mi ricorda tanto una città del Sud nella quale sono nato agli sgoccioli del precedente.
Ti racconto questa. La sera della paralisi dei trasporti rientravo a casa, non molto lontano dal centro asfissiato dai gas di scarico e illuminato a giorno dalle insegne natalizie. Alle 20.30, una trentina di strade erano al buio: accadeva lo stesso ogni settimana, all'inizio degli Anni 70, in un quartiere sul porto; i miei genitori telefonavano all'Enel per lamentarsene e solo dopo un paio di giorni la rete veniva ripristinata, avendo consentito nel frattempo ai ladri di far sparire macchine, motorini, autoradio, del tutto inosservati.

Anch'io, per il solo fatto di aver partecipato, mi sono riconosciuto con piacere fra quei duecento ex di qualcosa che rumoreggiavano davanti alla sede Rai di Milano. Ma pure in questo caso, non avrei trovato modo migliore del tuo per descrivere il senso della mia cronaca semiseria della serata. Nei commenti alla tua lettera, scrivi:
Non abbiamo ancora trovato un timoniere, putroppo. Siamo in "tanti,senza"

Ecco, il problema è proprio questo. Anche di fronte alla partecipazione, si trova il modo di arenarsi, per mancanza di rappresentanza politica, a cui certo Agnoletto non può (e non deve, a mio avviso) rimediare. Leggevo l'altro giorno della candidatura di Penati per le elezioni del presidente della Provincia: m'è venuto il fiatone al cospetto della procedura che dovrà essere seguita perché la candidatura sia formalizzata presso la base; poi m'ha preso lo scoramento scorrendo le prime frasi di "cavalleria" del futuro candidato nei confronti dell'attuale presidente Colli che sarà il suo avversario alle urne.

Sì, scoramento. E un po' di imbarazzo: lo stesso che ho provato di fronte alle affermazioni di Franco Debenedetti sul Corriere della sera a proposito della debolezza dell'opposizione contro la Gasparri, sull'errore strategico di voler difendere l'esistente (la Rai servizio pubblico inalienabile) per difendere logiche politiche (lottizzazione, serbatoio di consensi, ecc) antiche e per ciò stesso perdenti. E dopo l'imbarazzo, mi è sorto un dubbio: per chi e per che cosa io e quei duecento "ex" eravamo lì?

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Girotondi

Eravamo in duecento, non di più. Bandiere della Cgil, di Di Pietro, dei Ds (una!). Età media 52, io alle soglie dei 40 ero tra i più giovani. In prevalenza donne. Avremmo dovuto portare ciascuno un lumino per vegliare la morte della libera informazione radiotelevisiva, ma l'abbiamo fatto in pochi. In tre volantinavano: per la Cgil, per un gruppo nipote dei marxisti-leninisti di una volta, un altro per non so chi. Non c'era un megafono, un microfono con amplificazione, qualcosa che desse il senso di una riflessione ad alta voce insomma. Lo slogan unico era: "Vergogna, vergogna". Un tizio con una chitarra provava a fare da sottofondo: una volta ha intonato "Bella ciao", ha provocato un fremito nella piccola folla da cui è partito un coro a bocca chiuso stile Madama Butterfly; altre due volte, non lo ha cagato più nessuno. Tra i manifestanti si aggirava una telecamera accompagnata da un lampada: l'ho vista accendersi davanti all'ingresso della sede Rai per inquadrare e intervistare Agnoletto, uno dei leader dei no global.

Ora, cosa c'entri Agnoletto con la legge Gasparri, non l'ho ancora capito. Ma il problema non è tanto questo. Quanto la sensazione di sbando, di inconsistenza politica e strutturale, di artigianalità totale del girotondo organizzato ieri sera in quattro e quattr'otto a Milano. Quell'artigianato che fa taaanto casa e taaanto chic: che fa taaanto sinistra in questa Italia berluscona. Dopo trentacinque-quaranta minuti di quel "Vergogna, vergogna" sempre meno convinto, un po' di signore e qualche altro ex compagno hanno mollato il colpo. Meglio un aperitivo nel locale di fronte, quello di Vasco Rossi dove danno il pane carasau da inzuppare nella salsa rosa. Sì, meglio.

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3.12.03

Tutti giù per terra per la Gasparri

Ho assistito ieri sera a quel papocchio di trasmissione che è Ballarò sulla legge Gasparri appena approvata. Vi ho assistito con un crescendo di sentimenti: rabbia, costernazione, rassegnazione, amarezza. Mai che abbia ascoltato, nelle due ore di diretta, dagli uomini dell'opposizione non tanto qualcosa che fosse di sinistra ma che almeno replicasse con la verità semplice di fatti incontrovertibili alle spocchiose e arroganti affermazioni ad arte della maggioranza. Il solo professor Sartori ha provato ad argomentare qualcosa che fosse minimamente logico, salvo sentir dire l'onorevole Nania (CdL) al conduttore Floris quasi fuori onda: "Non insistere con Sartori, poveretto, che non conosce la legge".

Per chi avesse ancora una dose sufficiente di indignazione, l'appuntamento è fra poche ore in molte città d'Italia (fra le 17.30 e le 19), con girotondi, presidi, manifestazioni contro la censura. Chissà che non si dica finalmente qualcosa di sinistra.
Il sito di riferimento è questo. Per brevità, rilancio qui il calendario:

Roma
alle ore 14,30 a piazza San Macuto
a vigilare sulla Commissione di vigilanza della RAI riunita per dirimere il caso RAIOT
e alle ore 18,30 a piazza del Pantheon insieme a Sabina Guzzanti a protestare contro l’approvazione al Senato della legge Gasparri

Bari
NON CENSURE…RAI, MA NEMMENO GASPAR…RAI !!
Presidio per la libertà d’informazione, contro ogni censura,
contro la Legge Gasparri
18,30 dinanzi alla sede Rai di Bari in via Dalmazia
A cura del Gruppo Oltre il girotondo

Bologna
GIROTONDI per la DEMOCRAZIA e MOVIMENTI EMILIA ROMAGNA Gruppo 2 Febbraio BO - Nuova Giustizia e libertà BO - Giustizia e Costituzione BO - ARCI BO - Il Pane e le Rose FE - Prendiamo la Parola Girotondi PR - Girotondi RA - Emergenza Legalità RA - Chi ci sta ci sta RE
Invitano tutti a Palazzo Re Enzo (p.zza Maggiore) alle 17.30 nel momento in cui arriverà il Ministro Gasparri, con il telecomando in mano per tentare di SPEGNERLO!!! (dovevamo pensarci prima)

Firenze
GIORNATA NAZIONALE
Per un'informazione libera e pluralista protestiamo
CONTRO LA LEGGE GASPARRI
contro la censura del programma Raiot
PRESIDIO PER LA DEMOCRAZIA
ORE 17 PIAZZA DELLA STAZIONE FERROVIARIA DI S. M. NOVELLA
concentramento lato pensilina Toraldo di Francia

Genova
Per l’ “Avvento” della libertà d’informazione!
alle ore 18.00 davanti alla Prefettura
Largo Eros Lanfranco - Via Roma
Comitato 16 Marzo Genovainpiazza, Forum Università-Salute,
Movimento Università Opinione.

Milano
Presidio alla Rai di Corso Sempione, 27
ore 18.30, contro la Legge Gasparri e per la libertà
di espressione ed il pluralismo dell'informazione
Partecipiamo insieme al funerale dell'informazione
portiamo un lumino alla sede RAI
Girotondi e Movimenti della Lombardia

Napoli
GIROTONDI PER LA DEMOCRAZIA DI NAPOLI
ore 19.00- Sede RAI di Napoli, Via Marconi 9
ADESSO BASTA

Palermo
Girotondi Palermo
Per rispondere alle censure Rai ed alle leggi 'del padrone'.
Mercoledì 3 saremo davanti alla sede della Rai di Palermo
in viale Strasburgo alle 15,30.

Pescara
dalle ore 18 PRESIDIO DAVANTI ALLA RAI Via Cesare Battisti 196
Partecipiamo insieme al funerale dell'informazione
portiamo un lumino di fronte alla sede della Rai
Promuovono: "GIROTONDI PER LA DEMOCRAZIA" di Pescara
Aderiscono: DS, Italia dei Valori, Margherita, PDCI, Rifondazione Comunista, SDI, UDEUR, Verdi.

Torino
I Girotondi a Torino organizzano
Presidio alla sede RAI
Via Verdi 16 - ore 19.30

Trieste
Alle ore 17 i Girotondi FVG organizzano un presidio davanti alla sede
RAI del Friuli Venezia Giulia a Trieste , via Fabio Severo 7
per esprimere la totale contrarietà alla censura e alla Legge Gasparri.

Sono in preparazione iniziative anche a Cosenza, Ancona e Bolzano.


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Quiz

Un sentito ringraziamento alle migliaia di persone che hanno partecipato al quiz lanciato lunedì notte. Purtroppo, sembrerà incredibile, nessuna di queste ha dato la risposta esatta. Il mensile che ha pubblicato il titolo più mortificante dell'anno è stato
CAPITAL

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1.12.03

Doctor Sax

Vibrafono e pianoforte, una combinazione molto originale ma proprio per questo molto piacevole. In particolare se, accanto al pianoforte di Mauro Grossi, al vibrafono c'è il genio di Andrea Dulbecco, che avevo sentito a Bologna in un concerto-brand con l'Orchestra d'archi italiana di Mario Brunello (per "brand" intendesi proprio, come nel marketing: Brunello ho la sensazione che abbia creato un proprio marchio, attraverso il quale vende quello che ha, non sempre di buona qualità): lo stesso che avevano eseguito la sera precedente a Milano e che sembrava un'idea unica sul rapporto tra musica e pittura!!

Li ho ascoltati al Teatro Dal Verme di Milano, con un centinaio di altre persone, una sessantina delle quali piacevolmente "deportate" dalla Conferenza mondiale sul clima, in corso a Milano. Numero ridotto, come ridotte erano la Sala Piccola - raccolta ma con una buona acustica - e la serata, comunque magica.

Grossi e Dulbecco hanno inciso un cd (Summer Suite) per la Splasc(h) Records, la casa discografica che aveva fatto conoscere Luca Flores, il pianista fiorentino protagonista della biografia scritta da Walter Veltroni.

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Razze vincenti

Per una volta, vado oltre i commenti. E propongo un quiz. Sì, un quiz! Chi mi sa dire quale magazine italiano ha pubblicato nel numero di novembre '03 questo titolo?
Quella puledra di Sabrina Ferilli
Perché? I suoi potenti pettorali ricordano Ribot. Come gli abiti attillati di Alba Parrietti i garretti di una giumenta francese. E l'incedere di Anna Falchi quello di Roquepine. Sono i risultati dell'analisi comparata di un chirurgo estetico. Che conosce molto bene le donne. E ama i cavalli

Cattivo gusto porno soft? Marketing redazionalmente corretto? Non so, io lo trovo semplicemente uno dei titoli più volgari e mortificanti degli ultimi tempi, considerato anche il tipo di pubblicazione.
Come nei quiz veri, ho deciso di mettere in palio un premio. Chi avrà indovinato, vincerà un abbonamento annuale al magazine indicato. Le risposte devono arrivare via commento entro la mezzanotte di domani, martedì 2 dicembre. Affrettatevi!!

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Combattenti e reduci

Dal Times del 22 novembre: il Giappone ha inviato un gruppo di veterani di guerra e di negoziatori nelle Filippine alla ricerca di alcuni membri della storica Armata Imperiale che sarebbero ancora lì, convinti di combattere, a 60 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Adesso potrebbero avere 80 anni o forse più e vivere tra le montagne.

Già nel '74, una spedizione del governo giapponese trovò da quelle parti Michio Onoda, un ex luogotenente in seconda, che era sopravvissuto nella giungla. Onoda non aveva idea che la guerra fosse finita e, malgrado le richieste dei suoi familiari e degli emissari giapponesi, si rifiutò di arrendersi finché non gli fu ordinato dal suo ex ufficiale comandante, tornato a casa da tempo.

Nel '72, Shoichi Yokota era stato trovato a Guam, armato di una pistola artigianale: indossava vestiti ricavati da fibre della pianta di ibisco e raccontò che otto anni prima due suoi ex compagni erano morti di stenti.

Sarò fuori dal tempo, retorico o sentimentale, ma di queste storie mi impressiona la fedeltà eroica. Più che a un'ideale, all'adesione a un corpo, a un'istituzione, alla partecipazione a una missione. Ben diversa dalle nostalgie che riemergono in questi giorni (vedevo in tv, ad esempio, un servizio su Predappio e il commercio di memorabilia, tornati di attualità dopo le esternazioni israeliane di Fini) da parte di chi, nel frattempo, si è ripulito la coscienza (in apparenza), ha trovato la sua collocazione in società, si è adeguato al sistema e spolvera ogni tanto ricordi sgualciti se non inopportuni. Yokota o Onoda mi affascinano al punto che mi hanno fatto tornare in mente un brano che Giorgio Gaber e Sandro Luporini scrissero nel '76: I reduci, da Libertà obbligatoria. Ne cito il finale:
Ma il fatto di avere la coscienza che sei
nella merda più totale
è l'unica sostanziale differenza da un borghese normale.

E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti
come reduci laceri e stanchi, come inutili eroi
con le bende perdute per strada e le fasce sui volti
già a vent'anni siam qui a raccontare ai nipoti che noi...

Noi buttavamo tutto in aria e c'era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio, la Storia.

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