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28.12.03
SottotracciaDelicati per i temi trattati, uno dei quali comune e molto intenso: l'amore silenzioso, sottotraccia, che non ha bisogno d'essere gridato, sbandierato, e per ciò svilito, poiché esiste e ha senso per questo; l'amore non detto ma pieno di intesa naturale, quasi ineluttabile, fra i due protagonisti del film di Sofia Coppola che si incontrano a Tokyo e quello caparbio e muto della madre di Otar (interpretata in maniera strepitosa) nella pellicola di Julie Bertuccelli. E delicati soprattutto per il tono, il modo, la forma. La scelta del silenzio, appunto, del volume basso dei sentimenti e del vivere quotidiano, dei sogni eterni e delle svolte improvvise. Per questo, mi ha stupito molto Lost in translation: abituato ai boati di tanto cinema americano, ho stentato a individuare subito la misura corta, accorta, contenuta di questo film; ho dovuto assorbirlo, farlo finire a mia volta sottopelle per accorgermi della diversità del suo linguaggio. Dell'altro, invece, mi ha colpito la somiglianza di un secondo tema di fondo con quello di un altro film che mi era piaciuto moltissimo: Goodbye Lenin. Il cinema dei nipotini dell'ex Urss è pieno di ironia nostalgica per uno ieri che evidentemente non è ancora stato rimosso dalle coscienze di molti: lo dimostra il fatto che la menzogna, prima politica e culturale, oggi persista alla base dei rapporti personali e incida su rapporti, affetti e sentimenti tanto profondi come quelli familiari.
26.12.03
Sponsor
Per chi vuol passare un Capodanno diverso, Radio France International sostiene il Festival Tuareg di Essauk, un'antica località del Mali.
Tim informaHo trascorso quasi tutto il pomeriggio del 25 spippolando sulla tastiera del cellulare: inviavo auguri e rispondevo a quelli ricevuti; abbracciavo virtualmente e sorridevo in silenzio. Non mi è sembrata una gran bella figura. Mi sono sentito uno di quei ragazzini che entrano nello scompartimento del metrò, si siedono, si rialzano alla fermata successiva tenendo lo sguardo fisso sull'apparecchietto, muovendo i ditini con una velocità impressionante e non badando a null'altro che a quello. Oggi l'Ansa scrive che sono stati scambiati 600 milioni di auguri via sms. Venti milioni gli mms, quadruplicati rispetto al 2002. La figura mi sembra sempre peggiore.
17.12.03
Il NYT sulle AliCominciano le classifiche di fine anno. Il New York Times si porta avanti e nomina i libri del 2003: 4 romanzi, un'autobiografia, due biografie, uno di storia e un volume di reportage. Tra questi, anche Brick Lane, tradotto in Italia come Sette mari Tredici fiumi, di Monica Ali. L'ho in lettura da un mese e confesso la mia fatica: testo impegnativo, pieno, tutt'affatto facile.
Solo MishaAdoro Mikhail Baryshnikov e il suo geniale basso profilo, lui che è stato una leggenda del balletto classico, nella ricerca di nuovi spazi, nuovi linguaggi, nuove frontiere per la danza contemporanea. Mi piacerebbe moltissimo essere a Londra, fra il 17 e il 22 febbraio, per assistere al suo nuovo spettacolo su musiche per pianoforte solo eseguite dal vivo. In attesa di sapere se mai ci riuscirò, mi consolo navigando nel sito del Barbican, dove lo spettacolo andrà in scena: semplice, colorato, di impatto per l'applicazione di alcuni concetti di vita ordinaria alla tecnologia (i link ai vari settori di attività si evidenziano come fossero cassetti, ecc.). Un esempio originale e interessante di usabilità.
16.12.03
Ma quello non era...?Ho sentito la notizia in tv, domenica mattina, e ho sentito l'impulso di telefonare. Non so bene perché, ma l'arresto di Saddam Hussein mi trasmetteva qualcosa a metà fra l'euforia e l'angoscia. E' successo, ho pensato, ma adesso che cosa succederà? La risposta, l'ho sentita alla radio nel pomeriggio. "Considerate le circostanze dell'arresto, l'intelligence americana è convinta che il raìs non fosse a capo della guerriglia irachena che negli ultimi mesi ha fatto circa 500 vittime militari". Ah beh, se lo dice l'intelligence...
Stimolatori d'esperienzeNon vorrei far diventare architetti e designer dei filosofi assoluti dei tempi moderni. Ma è indubbio che alcune affermazioni che arrivano da quell'ambito mi colpiscano molto. Stefan Sagmeister, leggo su "D" di Repubblica del 22 novembre, è uno dei più quotati art director/designer al mondo. A prescindere dal fatto che, dopo aver ideato le copertine dei cd di alcuni dei più importanti musiciti, "a un certo punto si è stufato, e si è preso un anno di vacanza" (uno dei sogni impossibili della mia vita), Sagmeister colpisce il bersaglio con questa risposta, in apparenza assai banale:
ShowmanIl Times è quel quotidiano di estrazione stalinista che, attirandole con rubriche frivole come quella per nulla popolare sul giardinaggio, obnubila le menti delle povere massaie britanniche. Leggete come ha approfittato sabato scorso della loro ottima Fede descrivendo il tentativo del luminoso premier italiano di trovare una mediazione sulla Costituzione europea:
Il titolo dell'articolo, firmato da Anthony Browne (in Brussels), è Lets talk about women, says joker Berlusconi. Una parola sola: comunisti!
13.12.03
La luna in tvA volte, le passioni si trasformano in ossessioni. Si può desiderare di cambiare città, Paese o continente per stare vicini alla donna che si ama; si può arrivare a vedere 14 volte un film e ripetere ogni volta i dialoghi con emozione invariata; si può sentire per anni un musicista solo in cd e, quando si riesce ad ascoltarlo dal vivo, perdersi perfino davanti ai suoi silenzi. Si può aver visto uno spettacolo già tre volte ed esultare all'idea di poterlo registrare in tv. Ecco, quest'ultimo è il caso di Guarda che luna, liberamente ispirato alle canzoni e alla storia di Fred Buscaglione, messo in scena da un'idea di Gianmaria Testa e Giorgio Gallione, con la partecipazione di alcuni dei nomi più importanti della scena jazz, come Enrico Rava, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo (con la Banda Osiris), che sarà proposto questa notte alle 0.45 su Rai 2 in Palcoscenico (la scorsa settimana è stata la volta di Fabbrica di Ascanio Celestini: strano che la televeisione alternativa alla mediocrità sia trasmessa a certe ore, vero?!). Bello, in una parola, con un paio di chicche straordinarie: l'imitazione di Johnny Dorelli da parte di uno scatenato Bollani e una meravigliosa rilettura "a cappella" della Mariagioàna, una canzone folk-popolare della tradizione piemontese.
10.12.03
Leggende globaliI pitbull, i fidanzatini di Novi Ligure, l'omicidio di Cogne, i fari accesi in autostrada. Adesso è la volta dell'acqua minerale manomessa. Avanti il prossimo. Carlo e Paolo ci riflettono sopra usando la metafora del file che si trasferisce nel cestino ma in realtà non viene cancellato. Il fatto è che andiamo a ondate (nella prima persona plurale ci metto tutti: la stampa, i lettori e chi ha bisogno di far scivolare quelle ondate sulla battigia delle vite comuni) e che tali ondate si sono sempre più brevi. C'è chi, a distanza di un ventennio, ha fatto una cultura del trash degli Anni 60 e poi dei Settanta (Labranca docet). Oggi per archiviare il caso dei pitbull nella nostra memoria ideale bastano solo venti giorni. O appena qualcosa in più. Per esempio, chi ricorda più la storia delle lastre di ghiaccio che piovevano dal cielo? Chi lo ricorda, risponda al seguente quiz:
Indicate la soluzione nei commenti. Se la conoscete.
La blogreview dei ristorantiL'idea, lanciata da Mantellini, rilanciata da Tribook e approvata da 5-6 blogger, c'è ma stenta ad andare avanti. Mi sono chiesto se fosse per pigrizia, per timidezza, per il fatto che il pentalogo di Mafe fosse troppo rigido. Poi mi sono imbattuto in queste affermazioni di Folco Portinari, ottuagenario critico letterario e gastronomico, sull'ultimo numero di Slow dedicato al mangiar male, e ho cominciato a capire:
Il gusto è troppo personale e, proprio per questo, la possibilità di condividerlo con altri contiene una quantità di rischio enorme. Il rischio di sbagliare, ma anche di appiattire la scelta, di rendere tutto inautentico, banale ma proprio per questo buono (come dal titolo di un altro articolo pubblicato sulla stessa rivista di Slow Food a firma di Antonio Attorre). La mia proposta è quella di diventare, noi blogger interessati, dei talent scout. La blogreview dei ristoranti potrebbe essere un luogo di scoperte e di letteratura della nuova enogastronomia italiana, nel quale non solo descrivere l'illuminazione, lo spazio e l'acustica ma anche le storie di chi in questi locali ha deciso di investire personalmente ed economicamente. Qualcosa di diverso, insomma, dalle ormai innumerevoli guide tutte identiche che si differenziano l'una dall'altra esclusivamente per il simbolo scelto (i bicchieri, i gamberi, le stelle, le bottiglie, i tappi, ecc.), trasformando la tavola in un immenso Villaggio Valtur nel quale si paga con le margheritine di plastica.
Reporter di paceLa notizia del giorno è che l'"Operazione valanga" di quei santiuomini degli americani in Afghanistan si sta trasformando in una carneficina di bambini: dopo i 9 uccisi "per sbaglio" sabato in un raid aereo, altri sei piccoli cadaveri sono stati trovati sotto le macerie di un palazzo bombardato dai caccia Usa nei pressi della città di Gardez.. Di spalla, fra le rubriche anche una che mi toglie il fiato: quella delle Guerre in corso. Considerati anche alcuni conflitti interni (nei Paesi Basco e in Irlanda del Nord), i teatri censiti da Warnews sono quaranta. Quando il giornalismo è costretto a diventare tragica contabilità.
9.12.03
Padri, madri e figli![]() Agli aspetti psicanalitici, ho ripensato leggendo un'intervista con Fabio Novembre, giovane architetto leccese considerato la nuova stella del design internazionale, su Carnet di novembre. Novembre si dichiara tra gli ultimi "paladini della tridimensionalità, in un mondo che si avvia verso una totale bidimensionalità. In un mondo che si smaterializza, gli architetti sono rimasti i crociati della terza dimensione". Poi spiega:
Fuori dal coroMi fa piacere che questo blog sia nato con lo stesso nome di questa compagnia di Teatro di strada:
4.12.03
PlinkDavide non ha bisogno che io segnali i suoi scritti. Ma lo faccio ugualmente, perché trovo questo post sulla Destra sociale, Mussolini e l'Agro Pontino strepitoso. Come L'Amaca, sullo stesso tema del fascismo permanente italiano (e sottolineo permanente, non di ritorno), di Michele Serra su Repubblica di martedì.
MilanoCaro Beppe, non avrei saputo descrivere meglio di quanto abbia fatto tu la desolazione di una città senza volto ma con tante false ambizioni, una Milano che già oltre l'ingresso del terzo millennio mi ricorda tanto una città del Sud nella quale sono nato agli sgoccioli del precedente. Ti racconto questa. La sera della paralisi dei trasporti rientravo a casa, non molto lontano dal centro asfissiato dai gas di scarico e illuminato a giorno dalle insegne natalizie. Alle 20.30, una trentina di strade erano al buio: accadeva lo stesso ogni settimana, all'inizio degli Anni 70, in un quartiere sul porto; i miei genitori telefonavano all'Enel per lamentarsene e solo dopo un paio di giorni la rete veniva ripristinata, avendo consentito nel frattempo ai ladri di far sparire macchine, motorini, autoradio, del tutto inosservati. Anch'io, per il solo fatto di aver partecipato, mi sono riconosciuto con piacere fra quei duecento ex di qualcosa che rumoreggiavano davanti alla sede Rai di Milano. Ma pure in questo caso, non avrei trovato modo migliore del tuo per descrivere il senso della mia cronaca semiseria della serata. Nei commenti alla tua lettera, scrivi:
Ecco, il problema è proprio questo. Anche di fronte alla partecipazione, si trova il modo di arenarsi, per mancanza di rappresentanza politica, a cui certo Agnoletto non può (e non deve, a mio avviso) rimediare. Leggevo l'altro giorno della candidatura di Penati per le elezioni del presidente della Provincia: m'è venuto il fiatone al cospetto della procedura che dovrà essere seguita perché la candidatura sia formalizzata presso la base; poi m'ha preso lo scoramento scorrendo le prime frasi di "cavalleria" del futuro candidato nei confronti dell'attuale presidente Colli che sarà il suo avversario alle urne. Sì, scoramento. E un po' di imbarazzo: lo stesso che ho provato di fronte alle affermazioni di Franco Debenedetti sul Corriere della sera a proposito della debolezza dell'opposizione contro la Gasparri, sull'errore strategico di voler difendere l'esistente (la Rai servizio pubblico inalienabile) per difendere logiche politiche (lottizzazione, serbatoio di consensi, ecc) antiche e per ciò stesso perdenti. E dopo l'imbarazzo, mi è sorto un dubbio: per chi e per che cosa io e quei duecento "ex" eravamo lì?
GirotondiEravamo in duecento, non di più. Bandiere della Cgil, di Di Pietro, dei Ds (una!). Età media 52, io alle soglie dei 40 ero tra i più giovani. In prevalenza donne. Avremmo dovuto portare ciascuno un lumino per vegliare la morte della libera informazione radiotelevisiva, ma l'abbiamo fatto in pochi. In tre volantinavano: per la Cgil, per un gruppo nipote dei marxisti-leninisti di una volta, un altro per non so chi. Non c'era un megafono, un microfono con amplificazione, qualcosa che desse il senso di una riflessione ad alta voce insomma. Lo slogan unico era: "Vergogna, vergogna". Un tizio con una chitarra provava a fare da sottofondo: una volta ha intonato "Bella ciao", ha provocato un fremito nella piccola folla da cui è partito un coro a bocca chiuso stile Madama Butterfly; altre due volte, non lo ha cagato più nessuno. Tra i manifestanti si aggirava una telecamera accompagnata da un lampada: l'ho vista accendersi davanti all'ingresso della sede Rai per inquadrare e intervistare Agnoletto, uno dei leader dei no global. Ora, cosa c'entri Agnoletto con la legge Gasparri, non l'ho ancora capito. Ma il problema non è tanto questo. Quanto la sensazione di sbando, di inconsistenza politica e strutturale, di artigianalità totale del girotondo organizzato ieri sera in quattro e quattr'otto a Milano. Quell'artigianato che fa taaanto casa e taaanto chic: che fa taaanto sinistra in questa Italia berluscona. Dopo trentacinque-quaranta minuti di quel "Vergogna, vergogna" sempre meno convinto, un po' di signore e qualche altro ex compagno hanno mollato il colpo. Meglio un aperitivo nel locale di fronte, quello di Vasco Rossi dove danno il pane carasau da inzuppare nella salsa rosa. Sì, meglio.
3.12.03
Tutti giù per terra per la GasparriHo assistito ieri sera a quel papocchio di trasmissione che è Ballarò sulla legge Gasparri appena approvata. Vi ho assistito con un crescendo di sentimenti: rabbia, costernazione, rassegnazione, amarezza. Mai che abbia ascoltato, nelle due ore di diretta, dagli uomini dell'opposizione non tanto qualcosa che fosse di sinistra ma che almeno replicasse con la verità semplice di fatti incontrovertibili alle spocchiose e arroganti affermazioni ad arte della maggioranza. Il solo professor Sartori ha provato ad argomentare qualcosa che fosse minimamente logico, salvo sentir dire l'onorevole Nania (CdL) al conduttore Floris quasi fuori onda: "Non insistere con Sartori, poveretto, che non conosce la legge". Per chi avesse ancora una dose sufficiente di indignazione, l'appuntamento è fra poche ore in molte città d'Italia (fra le 17.30 e le 19), con girotondi, presidi, manifestazioni contro la censura. Chissà che non si dica finalmente qualcosa di sinistra. Il sito di riferimento è questo. Per brevità, rilancio qui il calendario: Roma alle ore 14,30 a piazza San Macuto a vigilare sulla Commissione di vigilanza della RAI riunita per dirimere il caso RAIOT e alle ore 18,30 a piazza del Pantheon insieme a Sabina Guzzanti a protestare contro l’approvazione al Senato della legge Gasparri Bari NON CENSURE…RAI, MA NEMMENO GASPAR…RAI !! Presidio per la libertà d’informazione, contro ogni censura, contro la Legge Gasparri 18,30 dinanzi alla sede Rai di Bari in via Dalmazia A cura del Gruppo Oltre il girotondo Bologna GIROTONDI per la DEMOCRAZIA e MOVIMENTI EMILIA ROMAGNA Gruppo 2 Febbraio BO - Nuova Giustizia e libertà BO - Giustizia e Costituzione BO - ARCI BO - Il Pane e le Rose FE - Prendiamo la Parola Girotondi PR - Girotondi RA - Emergenza Legalità RA - Chi ci sta ci sta RE Invitano tutti a Palazzo Re Enzo (p.zza Maggiore) alle 17.30 nel momento in cui arriverà il Ministro Gasparri, con il telecomando in mano per tentare di SPEGNERLO!!! (dovevamo pensarci prima) Firenze GIORNATA NAZIONALE Per un'informazione libera e pluralista protestiamo CONTRO LA LEGGE GASPARRI contro la censura del programma Raiot PRESIDIO PER LA DEMOCRAZIA ORE 17 PIAZZA DELLA STAZIONE FERROVIARIA DI S. M. NOVELLA concentramento lato pensilina Toraldo di Francia Genova Per l’ “Avvento” della libertà d’informazione! alle ore 18.00 davanti alla Prefettura Largo Eros Lanfranco - Via Roma Comitato 16 Marzo Genovainpiazza, Forum Università-Salute, Movimento Università Opinione. Milano Presidio alla Rai di Corso Sempione, 27 ore 18.30, contro la Legge Gasparri e per la libertà di espressione ed il pluralismo dell'informazione Partecipiamo insieme al funerale dell'informazione portiamo un lumino alla sede RAI Girotondi e Movimenti della Lombardia Napoli GIROTONDI PER LA DEMOCRAZIA DI NAPOLI ore 19.00- Sede RAI di Napoli, Via Marconi 9 ADESSO BASTA Palermo Girotondi Palermo Per rispondere alle censure Rai ed alle leggi 'del padrone'. Mercoledì 3 saremo davanti alla sede della Rai di Palermo in viale Strasburgo alle 15,30. Pescara dalle ore 18 PRESIDIO DAVANTI ALLA RAI Via Cesare Battisti 196 Partecipiamo insieme al funerale dell'informazione portiamo un lumino di fronte alla sede della Rai Promuovono: "GIROTONDI PER LA DEMOCRAZIA" di Pescara Aderiscono: DS, Italia dei Valori, Margherita, PDCI, Rifondazione Comunista, SDI, UDEUR, Verdi. Torino I Girotondi a Torino organizzano Presidio alla sede RAI Via Verdi 16 - ore 19.30 Trieste Alle ore 17 i Girotondi FVG organizzano un presidio davanti alla sede RAI del Friuli Venezia Giulia a Trieste , via Fabio Severo 7 per esprimere la totale contrarietà alla censura e alla Legge Gasparri. Sono in preparazione iniziative anche a Cosenza, Ancona e Bolzano.
QuizUn sentito ringraziamento alle migliaia di persone che hanno partecipato al quiz lanciato lunedì notte. Purtroppo, sembrerà incredibile, nessuna di queste ha dato la risposta esatta. Il mensile che ha pubblicato il titolo più mortificante dell'anno è stato CAPITAL
1.12.03
Doctor SaxVibrafono e pianoforte, una combinazione molto originale ma proprio per questo molto piacevole. In particolare se, accanto al pianoforte di Mauro Grossi, al vibrafono c'è il genio di Andrea Dulbecco, che avevo sentito a Bologna in un concerto-brand con l'Orchestra d'archi italiana di Mario Brunello (per "brand" intendesi proprio, come nel marketing: Brunello ho la sensazione che abbia creato un proprio marchio, attraverso il quale vende quello che ha, non sempre di buona qualità): lo stesso che avevano eseguito la sera precedente a Milano e che sembrava un'idea unica sul rapporto tra musica e pittura!! Li ho ascoltati al Teatro Dal Verme di Milano, con un centinaio di altre persone, una sessantina delle quali piacevolmente "deportate" dalla Conferenza mondiale sul clima, in corso a Milano. Numero ridotto, come ridotte erano la Sala Piccola - raccolta ma con una buona acustica - e la serata, comunque magica. Grossi e Dulbecco hanno inciso un cd (Summer Suite) per la Splasc(h) Records, la casa discografica che aveva fatto conoscere Luca Flores, il pianista fiorentino protagonista della biografia scritta da Walter Veltroni.
Razze vincentiPer una volta, vado oltre i commenti. E propongo un quiz. Sì, un quiz! Chi mi sa dire quale magazine italiano ha pubblicato nel numero di novembre '03 questo titolo?
Cattivo gusto porno soft? Marketing redazionalmente corretto? Non so, io lo trovo semplicemente uno dei titoli più volgari e mortificanti degli ultimi tempi, considerato anche il tipo di pubblicazione. Come nei quiz veri, ho deciso di mettere in palio un premio. Chi avrà indovinato, vincerà un abbonamento annuale al magazine indicato. Le risposte devono arrivare via commento entro la mezzanotte di domani, martedì 2 dicembre. Affrettatevi!!
Combattenti e reduciDal Times del 22 novembre: il Giappone ha inviato un gruppo di veterani di guerra e di negoziatori nelle Filippine alla ricerca di alcuni membri della storica Armata Imperiale che sarebbero ancora lì, convinti di combattere, a 60 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Adesso potrebbero avere 80 anni o forse più e vivere tra le montagne. Già nel '74, una spedizione del governo giapponese trovò da quelle parti Michio Onoda, un ex luogotenente in seconda, che era sopravvissuto nella giungla. Onoda non aveva idea che la guerra fosse finita e, malgrado le richieste dei suoi familiari e degli emissari giapponesi, si rifiutò di arrendersi finché non gli fu ordinato dal suo ex ufficiale comandante, tornato a casa da tempo. Nel '72, Shoichi Yokota era stato trovato a Guam, armato di una pistola artigianale: indossava vestiti ricavati da fibre della pianta di ibisco e raccontò che otto anni prima due suoi ex compagni erano morti di stenti. Sarò fuori dal tempo, retorico o sentimentale, ma di queste storie mi impressiona la fedeltà eroica. Più che a un'ideale, all'adesione a un corpo, a un'istituzione, alla partecipazione a una missione. Ben diversa dalle nostalgie che riemergono in questi giorni (vedevo in tv, ad esempio, un servizio su Predappio e il commercio di memorabilia, tornati di attualità dopo le esternazioni israeliane di Fini) da parte di chi, nel frattempo, si è ripulito la coscienza (in apparenza), ha trovato la sua collocazione in società, si è adeguato al sistema e spolvera ogni tanto ricordi sgualciti se non inopportuni. Yokota o Onoda mi affascinano al punto che mi hanno fatto tornare in mente un brano che Giorgio Gaber e Sandro Luporini scrissero nel '76: I reduci, da Libertà obbligatoria. Ne cito il finale:
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Scrivere per la rete
Leggere per se stessi Il weblog
di
Carlo Annese
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Luglio '02
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