Elaborazione grafica di Guido Nestola

31.1.04

Consigli per gli acquisti

E' prevista per fine febbraio l'uscita di Note necessarie, l'autobiografia di Enrico Rava, che sarà pubblicato da minimumfax. In realtà, si tratta di un cofanetto che contiene anche un cd antologia dei brani più belli selezionati dallo stesso Rava.

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Drawingblog

Le foto, gli audio e ora anche il disegno. Sul blog si può far tutto (o quasi...) e l'iniziativa di Drawingblog, segnalata da exibart, lo dimostra. Prima si poteva disegnare in rete. Adesso, a proposito di orizzontalità e condivisione, i disegni fanno parte di un grande arazzo creato in network: un esperimento che non per caso si chiama Share.

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29.1.04

Normalità

Anziani in spaggia al mattino; pranzo sotto il sole in mezzo ai ragazzi; il traffico caotico dei parcheggi in seconda fila. Tutto come sempre, a Tel Aviv, come le battute degli stranieri sui conducenti di autobus che dovranno guadagnare chissà quanto, mentre a qualche chilometro di distanza esplodono bombe, partono granate, i morti si raccolgono a decine.

"La cosa triste è che questa è diventata la nostra normalità", mi dice Avi, un giornalista sportivo che conosco da tempo. "Fino a tre anni fa, sapere di un'esplosione ci faceva rimanere chiusi in casa per giorni; oggi, ho sentito la notizia della bomba a Gerusalemme, e mezz'ora dopo ero in strada per continuare la mia vita normale".

La normalità di una guerra. Per la quale in cinquemila sono dentro un palazzo dello sport (da dove scrivo) per assistere a una partita di basket. Stavolta, però, il Maccabi non andrà in diretta tv: sul primo canale, fra poco comincerà la trasmissione della cerimonia per lo scambio di 400 prigionieri palestinesi con 3 corpi israeliani e un ex luogotenente dalla storia un po' controversa. Normalità sì, ma fino a un certo punto.

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28.1.04

Gli sradicati

Ha scritto Norberto Bobbio in occasione della sua nomina a cittadino onorario di Rivalta Bormida nel 1995:
Permettetemi di fare alcune considerazioni finali di carattere generale:
1. E' bene mantenere le proprie radici. Guai agli sradicati. Le radici si hanno solo nel paese d'origine, nella terra, non nel cemento delle citta'.
2. Solo nel paese esiste il prossimo. Tu non puoi amare tutti, se non molto in astratto. Puoi amare solo il prossimo. In una citta' non c'e' prossimo.


Parole sagge, vere, molto opportune. Ma cosa puo' fare uno sradicato se, nelle radici della propria terra, qualcuno gli ha messo del cemento?

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26.1.04

Il vino di famiglia

Sulla newsletter di Enoteche italiane, ho trovato questa notizia (i neretti all'interno sono miei):
La cantina dei boss entra nella legalità

Dopo anni di abbandono, il complesso aziendale della cantina sociale "Kaggio", confiscata ai boss Salvatore Riina e Bernardo Brusca, è stata assegnata al Comune di Monreale (Palermo), dove la struttura ha sede. L'aggiudicazione, avvenuta con bando di gara approvato dall'Unione Europea, porterà al ripristino dell'azienda, grazie a un progetto che prevede la collaborazione dell'Istituto Regionale per la Vite e il Vino, l'Università di Palermo e il Consorzio per i Vini Doc del Territorio di Monreale. I lavori cominceranno a fine febbraio e dureranno quattro mesi. I fondi disponibili, pari a 550 mila euro, provengono dall'Accordo di Programma Quadro tra fa Regione siciliana, Ministero delle Finanze e Unione Europea, attraverso il Patto per l'Agricoltura e la Pesca e serviranno per il recupero delle strutture murarie e degli ex uffici, della messa in sicurezza e per l'attivazione degli impianti di vinificazione e conservazione delle uve. Il complesso, che costituiva nei momenti di attività una delle cantine più grandi e moderne della provincia di Palermo, era stato realizzato in gran parte con i finanziamenti della Regione siciliana, gestiti indirettamente da Cosa nostra attraverso prestanomi apparentemente estranei al gruppo mafioso di Riina e Brusca.



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I nuovi noti

Comincio a essere preoccupato. Mezza pagina sul Corriere del 20 gennaio, con 4 box e le foto di Selvaggia, Sofri, Luisa Carrada e Tiziano Scarpa. Perfino alcune mie dichiarazioni (almeno così penso che sia) in un'articolessa di Giuseppe Granieri sul nuovo numero di Internet News accanto a opinioni enormemente più illustri delle mie di Michele Serra e Giuliano Ferrara. Il convegno-raduno organizzato da Galassia Gutenberg per il prossimo 14 febbraio a Napoli. Diffido sempre di ciò che diventa troppo noto, di cui si discute in maniera dotta e molto formale come di un fenomeno "nuovo", "straordinario" o "molto interessante". E soprattutto dei meccanismi che stanno dietro questi accreditamenti.

Prendiamo il pezzo di Enzo D'Errico sul Corriere, ad esempio, a proposito della giornata di studio alla Fiera d'Oltremare. Niente di nuovo, sia chiaro. La solita tiritera sulla "fiera delle piccole vanità", sull'"immenso campionario dell'echisenefrega squadernato insieme con un altrettanto vasto archivio del I care (me ne importa)", sull'"anarchia" che vi regna, "il grande ossimo del web". I weblog sono, appunto:
"il fenomeno più interessante che sia emerso negli ultimi anni, sia dal punto di vista narrativo che sociologico. Non a caso, di quest'universo fanno parte anche scrittori e giornalisti famosi come Giulio Mozzi, Tiziano Scarpa, Luca Sofri e Giovanni De Mauro, direttore della rivista Internazionale, che saranno presenti all'incontro -spiega Maria Liguori, curatrice della manifestazione".

Dunque, cercando di interpretare quel "non a caso" buttato lì non a caso: i blog diventano interessanti nel momento in cui esistono figure di ruolo, personaggi pubblici, simboli insomma, che li frequentino. Io credo che sia il contrario: il blog è interessante proprio perché consente a chi non ha ruoli di esprimere il proprio insieme alla propria personalità, di far parte di un fenomeno che ha nell'orizzontalità e nella partecipatività senza differenze di ceto, di casta o di appartenenza le sue caratteristiche distintive. L'accreditamento arriva dal basso, insomma, non dal fatto che uno scrittore o un giornalista famoso vi abbiano aderito.

Attraverso quella orizzontalità, uno dei primi blogger che ho letto da quando ho scoperto l'esistenza di questo strumento mi ha appena inviato un suo scritto da leggere e valutare. Non che io abbia esperienze o appoggi editoriali, tantomeno speciali qualità letterarie: credo che abbia sentito il piacere di condividere con me (oltre che con altre persone di cui però conosce la faccia, la voce e le opinioni dirette: diciamo pure reali, per quanto io sia virtuale) quello che, probabilmente, è il frutto cresciuto anche al fianco della sua esperienza di blogger.

E sempre grazie a quella orizzontalità, tra le fonti di informazioni consultate prima di partire per un'inchiesta sull'Olimpiade di Atene per il giornale sul quale scrivo ho inserito tra le prime un blog greco, scritto in perfetto inglese, utile più di alcune testate giornalistiche online, per comprendere, da un punto di vista ben dichiarato, alcune questioni politiche e sociali fondamentali per la Grecia.

Nessuno dei due blogger che ho citato mi sembra abbia particolare visibilità pubblica. Eppure entrambi sono per me importanti, attendibili, credibili, interessanti. Del resto, non credo che sia appannagio esclusivo dei weblog quella "fiera delle piccole vanità" di cui scrive D'Errico. Leggevo qualche giorno fa la rubrica di Barbara Palombelli sull'ultima pagina di Sette, il magazine del Corriere della Sera. Di fatto, è un blog settimanale, nel quale la signora Rutelli raccoglie riflessioni politiche e languide dissertazioni sul tiepido sole dicembrino di Roma che induce le mamme a condurre cani e bambini più spesso nei parchi della città. Un immenso echisenefrega, con una firma nobile. La differenza dov'è?

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25.1.04

Forza Italia: rifatti, non parole!

Voto per il miglior titolo del giorno sulla messa cant... pardon, sul decennale di Forza Italia al cartone di ElleKappa su Repubblica

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18.1.04

Il re della boxe

Aveva gli occhi acquosi e una pancia buona. Troppo grande per entrare in un divano letto. Ma era troppo felice, quella notte, per potersene lamentare: aveva finalmente visto la boxe dal vivo, la sua grande passione dopo le navi e gli yachts dei nababbi.
Era silenzioso, lento, paziente. Perché serviva pazienza con quelle due donne che lo prendevano in giro, dure eppure interiormente affettuose. Tutto gli dicevano, fuorché la grande verità: che gli volevano bene. Quella no, non glie la dicevano. Ma certe verità così grandi e importanti vanno dette, sempre o almeno più spesso di quanto la durezza, la paura o la semplice abitudine a giocare con i sentimenti, propri e degli altri, consentano. Ci si accorge di quanto siano grandi e importanti quando non c'è più modo di rivelarle, quando non c'è più chi le possa sentire. Quando può essere tardi, inutilmente tardi.

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12.1.04

Cifra tonda

Oggi questo blog ha superato i 20.000 utenti singoli passati a salutarlo. E sso' soddisfazzioni.

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8.1.04

Not to be lost in translation

Mauro mi ha accompagnato alla festa dei blogger a Milano. Mauro ama l'America e gli sport americani. Mauro ama anche il cinema americano. Per questo, mi ha scritto un'appassionata critica al post su Lost in translation che gli ho chiesto di pubblicare:
ho visto il film della coppola. l'ho trovato molto, molto bello. non la sua cosa migliore però. (certo, dirai tu: mauro ha preferito "il giardino delle vergini suicide". neanche per idea... sofia ha girato il penultimo video degli "white stripes" - il gruppo di seven nation army, se ti dice qualcosa. bene, nel video sofia dirige una kate moss da urlo avvinghiata a un palo, nella ridefinizione moderna e definitiva del termine "lap dance". wow!...). ma comunque, torniamo a lost in translation.
Ti prego, non cadere - come fanno tanti - nel solito errore di equiparare il cinema americano al cinema dei boati. premetto che adoro il cinema americano. premetto che (in maniera anche antipatica, pregiudiziale e ristretta) non vado mai, mai e poi mai a vedere i Terminator del caso, i Fast and Furious, gli inseguimenti, gli scoppi, le bombe e le storie d'amore del cazzo (ops). eppure adoro il cinema americano. quello di kevin smith,
quello di richard linklater, quello di quentin tarantino, quello di david lynch, quello di sofia coppola, quello di suo padre, quello di todd solondz, quello di... (giuro che potrei continuare). 15-25 gennaio, sta iniziando anche quest'anno: sundance film festival nello utah (per esempio), sono certo che lo conosci bene. sono certo che non sia difficile preferirlo a un festival dove la televisione di stato minaccia (senza poi aver le palle di mantenere) di non iscrivere più nessun film da lei prodotto alla luce della mancata vittoria del film presentato in concorso...



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6.1.04

Parole mancanti

Abbiamo fermato la macchina, accostato sul bordo della strada e spento il motore. Centinaia, forse migliaia di uccelli (ricordo di aver letto che fanno così i rondoni che migrano) disegnavano figure perfette nel cielo: scartavano, risalivano, si attorcigliavano componendo delle onde, viravano, scendevano in picchiata, con un'ordine e una precisione che solo la natura riesce a realizzare. Uno spettacolo incredibile, che abbiamo visto assieme.

Quando gli uccelli sono scomparsi dietro una fabbrica, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo ritrovati commossi entrambi. E' stato meraviglioso: in quel momento abbiamo capito che cosa ci unisca e quanto sia profondo, tanto importante e intenso che sono sicuro riuscirà a farci superare anche la più stupida delle incomprensioni. Quel... Quella... Quell... Ecco sì, quello stormo.

La parola non veniva, un po' per vecchiezza, un po' per stanchezza, ma soprattutto per l'abitudine persa con certe parole della natura, noi uomini e donne di città. Forse, dopo averla imparata durante le Elementari, non l'ho più ripetuta: di sicuro, non l'ho più vista nelle mie giornate piene di auto e di palazzi.

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Il mestiere di scrivere

Ho aperto una vecchia bottiglia di vino, ieri sera. O meglio, ho cercato di aprirla: il tappo era imbevuto di nettare e, a circa tre quarti della sua lunghezza, si è rotto aggrappandosi per una parte al cavatappi e per l'altra sbriciolandosi lentamente nel liquido a ogni mio goffo tentativo di estirparlo. Ho provato a filtrare il vino, travasandolo più volte. Inutilmente. Eppure ho voluto berlo ugualmente, sbuffando via i granelli di sughero. Non volevo perderne una goccia e questa caparbietà mi ha fatto tornare alla mente una frase di Dylan Thomas: "Un alcolizzato è qualcuno che non ti piace, che beve quanto te".

Scriveva Stephen Bailey sul Times del 27 dicembre, in un articolo intitolato Drinkmanship:
Esiste un'incidenza così alta nella relazione tra il bere e la creatività, da essere tentati di vedere una connessione diretta. Dei sette premi Nobel americani per la letteratura, cinque - Sinclair Lewis, Eugene O'Neill, William Faulkner, Ernest Hemingway e John Steinbeck - erano alcolizzati. O'Neill non poteva scendere dal letto prima di aver bevuto un quarto di gin. Faulkner diceva, probabilmente inconsapevole di una sorta di effetto automedicante dell'alcol, "Non c'è nulla di cui io soffra che il whiskey non possa curare".


C'è, insomma, chi frequenta corsi di scrittura creativa, come l'Officina di Sceneggiature tenuto da Garcia Marquez e Costa Gavras a L'Avana (di cui scriveva Repubblica, curiosamente lo stesso 27 dicembre), e chi lascia fermentare l'alcol e la vita. Si dice che le migliori performance nei test intellettivi si verifichino all'età di 16 anni; Isacco Newton compì tutte le principali scoperte quando ne aveva 24. Ma non sarà un caso se, come sottolinea Bayley, il meglio di molti grandi scrittori è arrivato quando avevano superato i 40 anni e, soprattutto, cominciato a bere. Tenera è la notte fu scritto quando Fitzgerald aveva 38 anni, l'ultimo vero capolavoro di Hemingway, Per chi suona la campana, fu pubblicato quando "Papa" aveva 41 anni.

Scriveva Tolstoi: "La causa del consumo mondiale di hashish, oppio, vino e tobacco non sta nel profumo, nel gusto o in altri piaceri che essi possono dare, quanto nel bisogno che l'uomo ha di nascondere a se stesso le domande che gli pone la coscienza".

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5.1.04

Concordanze

Letto (più volte negli ultimi mesi) su di un display della Tangenziale Ovest di Milano:

Con la cintura
protetta
vita e patente


Dico io: avete anche la fortuna di beccare due sostantivi femminili di fila, ma il plurale vi fa proprio schifo?

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Sotto l'albero

Per scelta, quest'anno, ho ricevuto pochissimi regali ma molto significativi (e belli). Malgrado l'abbia segnalato, però, non ho avuto quello che desideravo di più:

un alleggeritore di pensieri e di comportamenti.

Spero ancora nella Befana.

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