Elaborazione grafica di Guido Nestola

24.10.02

Slowblog - Non sono solo

Sarà solo una coincidenza, ma proprio mentre io rallento e mi interrogo sulla natura del blog e sul mio rapporto con questa creatura, anche un altro paio di "amici" che frequento in rete hanno raggiunto un punto di vista vicino al mio.

Il primo è Michele Marziani. Che inventa lo Slow blog, una splendida definizione per dire che "scriverà di tanto. Con calma" perché "o racconto quello che vivo o vivo quello che racconto. Ho rallentato, scrivo meno sul blog eppure ogni giorno, ogni ora, avrei qualcosa da condividere, da raccontare, da mettere in rete".

Il secondo è Palomar: "i blogs sono in fondo un modo di rapportarsi ad una persona senza la mediazione della fisicità". Quello che è scritto io!

| Home | scrivi a Carlo Annese

Il silenzio di Fossati

Dal Corriere della sera di oggi:

”Sono quasi contento quando sfuggo con facilità alla tentazione dell’esserci. Non ho mai avuto opinioni in tasca, oggi poi meno di ieri. Viviamo assediati da un rumore di fondo, dall’inesausto chiacchiericcio di chi mette in vetrina la sua intimità. In questa svendita delle idee, il silenzio è diventato materiale prezioso”.

Le parole sono di Ivano Fossati e ho voluto citarle per due motivi.

Il primo: perché si avvicinano molto al significato dei miei ultimi interventi, al bisogno di silenzio, di riflessione profonda e al disagio di fronte all’intimità messa in vetrina che ho manifestato a proposito delle fatiche del blogger.

Il secondo: perché, a prescindere dal fatto che Fossati musicista mi piaccia moltissimo, danno l’idea di un silenzio molto rumoroso (Bohumir Hrabal). Un silenzio mediterraneo, comunque pieno, ricco e per niente snob. Su Io Donna della scorsa settimana, ho letto un’intervista con Keith Jarrett, altro musicista che amo. Era sconcertante il suo non voler rispondere, il rimanere fedele a un personaggio schivo, scontroso, solitario. Non penso che i musicisti, come gli attori o i registi, debbano essere degli oracoli, ma che diano un senso profondo, totale, anche letterario a ciò che suonano o creano, questo mi sembra necessario, oltre che rispettoso per chi li ascolta, acquista i loro dischi o assiste alle loro rappresentazioni.

Silenzio mediterraneo, dicevo. Esiste e va affermandosi una via molto italiana, fortemente mediterranea, alla musica contemporanea. Sto ascoltando innumerevoli volti le composizioni di Giovanni Sollima, violoncellista e autore, Aquilarco e Viaggio in Italia (che sono riuscito a trovare solo via internet). E ho visto a Torino la prima italiana dell’opera teatrale I cosmonauti russi, con le musiche di Battista Lena e le voci recitanti di Laura Betti e Gianmaria Testa. Definire tutto belliissimo, è semplicistico ma efficace. La complessità della ricerca musicale, l’abilità soprattutto di Lena di creare vere e proprie situazioni compositive, adeguandole a un percorso narrativo (i testi dei Cosmonauti erano di Marco Lodoli) sono rari a trovarsi. Entrambi dimostrano quanto sia possibile creare musica contemporanea vicina a chiunque, fruibile da chiunque.

| Home | scrivi a Carlo Annese


15.10.02

La solitudine del satiro

Il quinto commento alle mie fatiche del blogger è di Brodo primordiale. Non so se conosca quale sia il mio mestiere, né se ha un'idea di come sia fatto, di sicuro ha centrato una questione che nelle mie considerazioni sui commenti avevo evitato per mancanza di ... spazio e forse per non eccedere in autocompiacimenti.

Non applico tanto la citazione di Flaiano al mio essere lettore medio, quanto al mio essere giornalista medio, specie per una testata molto popolare. La superficialità, quel senso di eternità che viene attribuito ormai a ogni evento quotidiano, il compulsare decine di siti internet (oggi molto più che sfogliare i giornali) mi appartengono per costituzione. E da questo, forse, nel mio blog cercavo di fuggire: dandomi una regola, un tema più o meno unico, tentavo di evitare l'ennesima generalizzazione, il pensiero random che si trasforma in diario in pubblico, la medietà appunto.

Del resto, leggendo le note sul Chi sono di Brodo primordiale, mi colpisce proprio quel suo accatastare libri acquistati da Feltrinelli e da Amazon. Anch'io accatasto, in una casa che ho al contrario pensato prima per la libreria (in cui un giorno o l'altro sistemerò anche quelli di mio padre, alcune migliaia); anch'io, dunque, ho molto più spazio che tempo. Ma non mi rassegno all'idea che non verrà un giorno in cui sarò riuscito a domare anche quello.

Anni fa ho letto un'intervista con Umberto Orsini. Raccontava della scelta di Ronconi di ritirarsi dall'attività per tre anni per dedicarsi a leggere tutto lo scibile possibile. E' un sogno che coltivo da sempre e che a volte, riempiendo le notti di weblog, ho avuto l'impressione di tradire. Un sogno non di puro enciclopedismo (memorizzo poco, non sono un abile citazionista, ho bisogno di trascrivere), ma dettato esclusivamente dal piacere che può darmi la conoscenza o anche solo il contatto con l'intelletto illuminato di altri.

E sottolineo illuminato, intendendo superiore, abile, profondo. Qualche sera fa, mi sono imbattuto nell'incipit di un romanzo-blog in rete: tre frasi, con un uso molto originale della punteggiatura e la presenza evidente (quanto poco funzionale per lo sviluppo della narrazione) di un "eccheccazzo" e di un "affanculo" o cose del genere. La mattina dopo, ho cominciato a sfogliare Sabotaggio d'amore di Amelie Nothomb (edito da Voland): fulminante, senza inutili volgarità, brillante come si sarebbe rivelato poi il resto del racconto lungo. C'è modo e modo, ci sono capacità e qualità, tentativi e certezze. E selezionare, in rete, non è sempre facile come invece può accadere davanti a un banco della Feltrinelli. Perché? Non c'è tempo a sufficienza.

| Home | scrivi a Carlo Annese

I quattro commenti sulle fatiche del blogger

Quattro commenti, uno più interessante e soprattutto più confortante dell’altro. Se c’è un elemento che emerge dalle considerazioni sulla mia riflessione ad alta voce sul sacro fuoco spento del blogger, questo è la condivisione dei sentimenti, la stima reciproca che nasce all’improvviso, la disponibilità nei confronti di ciò che un altro pensa e scrive, pur non conoscendolo di persona. E’ questa, a mio avviso, la manifestazione più concreta e alta di socialità che si può affermare nella rete.

E di questo, mi sembra, parlava Quero: di scambi di mail, pensieri, sogni attraverso i blog. Ma con gente che non vedi in faccia e con la quale intrattieni rapporti mediati, in tutto e per tutto, da un computer e un modem. Contatti a distanza, sicuramente meno impegnativi e responsabilizzanti di quelli de visu che non hanno filtri virtuali: con una nuova ragazza appunto, un’entità fortemente fisica che richiede una partecipazione realmente attiva, costante.

Mantellini tocca tre argomenti molto importanti:
  • I blog sono comunicazione temporale. Sto verificando su di me ciò che ho scritto dalla nascita del mio blog: la lotta fra l’uso della tecnologia e il tempo. Vivendo in una grande città e facendo un lavoro da 10-12 ore al giorno, ho un tempo sempre più ristretto a mia disposizione. Ho bisogno quindi di un approccio molto rapido con tutto: i servizi, il divertimento, il piacere intellettuale. E spesso, come diceva Abatantuono in Mediterraneo, ho la sensazione che una vita sia troppo poco per fare tutto quello che vorrei fare.
  • Difficile scriverci domani quello che andava raccontato oggi. Concordo. Il vero motore di un blogger è la necessità, l’urgenza della comunicazione.
  • Ti obbliga all’aggiornamento. E’ proprio quella continuità che solo una nuova ragazza riesce a imporre, per la sua fisicità, per il significato umano che in essa risiede, e che si fa fatica a rintracciare in un rapporto con una macchina e una platea viva, ma virtuale.


Non vorrei sembrare troppo psicanalitico, tantomeno inutilmente filosofico. Ma mi sembra di aver raggiunto l’essenza del mio modo di intendere il blog, confrontandomi con quanto scrive Sauro. Giustamente Giulio Pianese dice: ti sei dato delle regole, ma sei libero di infrangerle. Ma io l’ho fatto appositamente. Non volevo scrivere il mio diario in rete, per diversi motivi:
  • Considero la memorialistica un’attività strettamente privata che solo a seguito di circostanze particolari merita di essere resa pubblica. Penso al premio dell'Associazione di Pieve Santo Stefano e al premio per i Diari, generalmente assegnato a racconti di valore storico.
  • Se non arrivano i clic, chi se ne importa: avrò un granello di sabbia sul web solo per me, afferma Sauro. Forse influenzato dal mestiere che faccio, il giornalista, io ho sempre pensato che il mio granello di sabbia dovesse avere un senso per qualcun altro che non fossi solo io.


Ed è questo il motivo per il quale scrivo da Istanbul, dove sono per lavoro, sento appunto l’urgenza di farlo. Perché quattro commenti, così profondi e interessanti, sono il segno di una piccola costruzione di sabbia: cercherò di fare in modo che le onde dei miei interessi e della mia inquietudine non la abbattano facilmente.

| Home | scrivi a Carlo Annese


12.10.02

A me mi piace

L'amico Davide Paolini non me ne voglia se utilizzo il titolo della sua rubrica sul Sole24ore. Ma, non sapendo con esattezza che fine possa fare questo blog, vorrei segnalarne alcuni che mi piace frequentare (che loro lo sappiano o no):
Mantellini
La Pizia
Palomar
Letture e riletture
Verbamanent

| Home | scrivi a Carlo Annese

Le fatiche del blogger

Ci sono ancora, ma non è più come una volta. Il sacro fuoco del blogger è stato spento (o quasi) dal tempo che manca, dagli altri interessi che premono, da quel senso di schiavitù (per quanto dolce o piacevole) che procura la necessità di aggiornare il sito. Sto vivendo quello che altri hanno descritto quando hanno tentato di comporre delle statistiche: una fuga da una sorta di autismo tecnologico dal quale per qualche mese ho avuto la sensazione d'essere affetto.

Ho conosciuto alcune persone attraverso il/i blog - se conoscere vuol dire scambiare opinioni, andare a verificare quello che scrivono altri, come crescono giorno dopo giorno i loro pensieri. Ma, in realtà, ho continuato a macinare idee per me e solo per me con l'unico intento di renderle pubblicabili. Quanto basta per chiedermi: ma perché quelli come me, con tante idee o tanti interessi o un interesse solo e poche idee ma buone, anziché metterle davanti a uno specchio virtuale non le condividono realmente con altri? Sì, insomma, le tre ore che dedicavo tutte le notti (insieme ad altre nel corso della giornata...) avrei potuto trascorrerle chiacchierando con le persone a cui voglio bene oppure con altre che potrei conoscere. Il principio del blog dovrebbe essere quello di condividere informazioni, articoli, scoperte, ecc. con altri: io mi sono ritrovato spesso da solo, rinchiuso nel mio rapporto silenzioso col pc, costretto a "mirare" le letture verso l'argomento che ho scelto di trattare (mentre ho sempre amato spaziare, cambiare generi, autori, stili, ecc.).

Nell'Autoanalisi dei blog, Leonardo Tondelli ammette che non immaginava ci fossero tanti italiani che scrivessero, e anche bene. Dalla mia esperienza di lettore dei blog, ho trovato piuttosto tanti italiani che leggono, e leggono con curiosità spesso onnivora, e che sanno impiegare ciò che imparano dalla lettura.Non mi riferisco soltanto ai blog dedicati ai libri (numerosi, accurati, interessanti, approfonditi), quanto alle segnalazioni che anche gli autori dei diari fanno dei libri che stanno leggendo in quel momento. Una sorpresa, che mi fa essere più ottimista.

| Home | scrivi a Carlo Annese


2.10.02

La Via della seta a Milano
Scrivo in uno stato di grazia assoluto, quasi tantrico. Sono appena uscito dal concerto di YoYo Ma e del suo Silk Road Project. Un'esperienza indimenticabile. Per la gioia di suonare che trasmette YoYo Ma, per la straordinaria capacità di tutti i suoi collaboratori di rendere affascinanti le mescolanze di suoni antichi e moderni che provengono da Paesi così lontani eppure estremamente vicini, proprio per quei suoni in sé.

Più che un concerto, s'è trattato di un percorso che YoYo Ma ha introdotto in italiano, passando il microfono ad altri suoi musicisti. Il concerto è finito con un'esecuzione strepitosa, coinvolgente, emozionante del Trio in la minore di Ravel, ma in realtà da quello si doveva partire: dalla ricerca di certe sonorità e atmosfere esotiche e dalla citazione dell'orchestrina del "gamelan" di Giava, per arrivare a una composizione contemporanea di un armeno, Vache Sharafyan, che mi ha fatto venire i brividi.

Ho assistito al concerto in quarta fila, ma purtroppo nei 40 euro del biglietto era anche compreso, non rischiesto tantomeno desiderato, un discorsetto del presidente della Regione Lombardia e perfino uno spettacolino con Formigoni in veste di suonatore di un paio di mini piatti giavanesi!!!

Non tutti, peraltro, hanno condiviso il mio entusiasmo per la serata. L'età media degli spettatori era di 70 anni: veri maratoneti delle serate musicali milanesi, ma purtroppo inchiodati al repertorio classico, non oltre Mahler per carità. Accanto a me, era seduta un'anziana signora che ha seguito Ravel sulla partitura ma ha sbuffato ad alta voce tutto il tempo delle altre esecuzioni. Per non dire del fatto che il concerto è cominciato con un quarto d'ora di ritardo perché la gente continuava ad affluire e che una buona percentuale di biglietti era a invito o di quella meravigliosa categoria che va sotto il nome di "autorità". Molti di loro, probabilmente, sono rimasti delusi: non s'aspettavano il duduk o la pip'a, ma YoYo Ma in tutto il suo fulgore. E lo hanno fatto capire, defluendo in massa già alla seconda uscita sul palco, dopo un meraviglioso bis, dei musicisti.

Purtroppo già altre volte (ricordo i sospiri spaventati per un Varése eseguito dall'Orchestra Verdi e spiegato magistralmente al colto e all'inclita da Chailly) mi era capitato di verificare questa sonnolenza milanese, questa scarsa attenzione a ciò che è nuovo, questa imbalsamatura. Il pubblico non si rinnova, specie quello dei concerti speciali come questo; in pochi hanno preparato il concerto (non voglio nemmeno pensare cosa sia stato detto nelle scuole secondarie della città); in pochissimi manifestano curiosità per il nuovo, l'originale, l'esotico. Anche se a decine erano in fila per occupare i posti non numerati della Sala grande del Conservatorio...

| Home | scrivi a Carlo Annese


Home

Il weblog di
Carlo Annese


. Le foto .


www.flickr.com
Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset

. Il libro .


Acquista

. L'archivio .


. I blog .


[Powered by Blogger]

Un solo click, tanti blog.

Blog Aggregator 3.0 - The Filter

BlogItalia.it - La directory italiana dei blog