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20.2.04
AddossoMi perdonerà Massimo Mantellini, ma non posso non osservare che anche i più entusiasti, come Proserpina, principessa delle Puglie, si sono stancati. Perché, più che parlare dei blog, si sta finendo col parlarne attorno, allontanandosi dalla materia, dal cuore pulsante, dalle viscere sanguinolente, dai pensieri reali, sinceri, onesti. Mozzi, segnalato appunto da Mantellini, si preoccupa di evidenziare le modalità narrative legate ai blog. Mafe e Vanz guardano oltre, al valore educativo e socializzante dei blog per le nuove generazioni. Tutto giusto, interessante. Poi, però, leggo i timori di Vittorio Zambardino, che considero un pioniere di riferimento per l'Italia internettiana:
e mi chiedo se non abbiamo parlato anche troppo attorno.
19.2.04
Io faccio come Amazon![]() Del resto, come può essere sgradevole la mia vita quotidiana? In Cielo manca, i riferimenti alla realtà della Gazzetta dello Sport sono numerosi, come i nomi e le situazioni. Siamo nel '97; Max, il protagonista, viene inviato da Candido Cannavò (il nostro ex direttore, ritornato spesso nei giorni scorsi in tv con il suo appassionato e commosso ricordo di Pantani) a intervistare Gianfranco Zola in occasione di un rapimento celebre, quello di Silvia Melis. Ma nella casa del grande calciatore viene a sua volta rapito, per uno scambio di persona, e questa circostanza avvia la parte prevalente del racconto: la prigionia di Max si svolge sotto il controllo di un muto che si serve delle "figu" per conversare con lui, per irriderlo, terrorizzarlo, perfino giocare a carte. A giocatore fotografato corrisponde lettera, parola o concetto, ma soprattutto ogni tipo di sentimento, in un'interminabile sfida enigmistica, fino all'happy end, che avrebbe forse meritato qualche attenzione in più. Quando cioè la Gazzetta parteciperà al pagamento del riscatto (Cannavò smetterà così di essere associato alla crasi fin troppo eloquente di Cannavaro) e Max, in omaggio all'attività realmente svolta dai genitori dell'autore, tornato a un amore più consono, conserverà con la Gazzetta solo un contratto di collaborazione e scriverà solo cronache di fantasia legate appunto alle associazioni di figurine, frasi e idee, per dedicarsi in prevalenza al commercio di vini. Beh, Luis è così. Sottile, anche fisicamente; raffinato, con un tocco dolce, diverso, originale: lo stesso che ha durante le sfide calcistiche all'interno della redazione. Un cultore del dribbling giusto, del passaggio luminoso, ma anche del bel gol. Insomma, di un calcio pieno di poesia. Come questo libro.
18.2.04
Feticci in tv![]()
17.2.04
Blog della memoriaGianpiero Lotito ha lanciato da poco su Kataweb un blog sulla sistematizzazione della memoria, sull'uso degli archivi moderni, digitalizzati, ecc. Il titolo è Alexandria 2020 e il tema è di grande interesse e originalità, non foss'altro per la scelta di un argomento preciso e tutt'affatto facile. Ma cade proprio su una delle chiavi della sistematizzazione dei blog: non esistono permalink ai suoi post, per arrivarci si clicca sui commenti.
La scuola del bucoNon è un gran momento per i media. Nemmeno per quelli tradizionalmente considerati affidabili, se non autorevoli, come la Bbc (inciampata nel caso Gilligan contro Blair) o alcuni importanti quotidiani americani. A molti osservatori italiani non è sembrato vero, in questi giorni, di poter riaffermare un piccolo primato o comunque riequilibrare certi giudizi non sempre lusinghieri nei confronti del nostro giornalismo. Mario Tedeschini Lalli ha avviato su Kataweb un blog-osservatorio molto interessante. Mentre Gianni Riotta, a proposito della scelta del NYTimes di non dare credito ai pettegolezzi sulla presunta amante di John F. Kerry, l'eroe del Vietnam in testa ai consensi democratici, o sul vecchio scoop del Boston Globe sul discusso passato militare di George W. Bush tornato d'attualità solo perché rilanciato dal regista premio Oscar Michael Moore, ha scritto domenica sul Corriere della sera:
Opinioni condivisibili, che però rischiano di essere ribaltate in un amen se, domani, anche le testate più grandi dovessero scovare e intervistare la stagista cara a Kerry o trovare in qualche discarica documenti polverosi relativi all'attuale presidente. Con gli americani, il nostro rischio è spesso quello di perdere l'equilibrio o di non trovarlo esattamente a metà fra il peana per la scuola di democrazia e la critica violenta contro la censura. Io provo a fermarmi a qualche dato di fatto. Penso alla funzione del public editor, una figura che in Italia non si conosce neanche da lontano. Il p.e. è un vero e proprio rappresentante dei lettori, una coscienza pubblica. Potere reale: zero. Valore simbolico: virtualmente infinito (a proposito, Cyberjournalist, segnala che il "p.e." dell'Oregonian ha anche aperto il primo weblog della categoria). Il public editor del NYTimes, Daniel Okrent, ha una rubrica che viene pubblicata almeno due volte al mese. Quella di domenica 31 gennaio, riferendosi al motto del giornale (All the news that's fit to print - Tutte le notizie che sono pronte per la stampa) aveva come titolo All the news that's fit to print? Or just our news?. In pratica, ra un cazziatone a tutta pagina nei confronti di capi e redattori che non avevano ripreso, approfondito o rielaborato ben tre "buchi" ricevuti da giornali concorrenti, alcuni anche a tiratura regionale. Scrive Okrent:
Ha ragione Riotta a parlare di elitismo e arroganza a proposito della stampa americana. Ma quanti, in Italia, avrebbero fatto pubblica ammenda in maniera così dura e, soprattutto, avrebbero fornito una lezione su alcuni fondamenti del giornalismo tanto importante?
15.2.04
14.2.04
Il rock, Starsky e Hutch![]() Mauro: Ho visto un film in anteprima: School of rock. La cosa che mi spingeva a vederlo era la regia di Richard Linklater, uno dei miei registi preferiti. Autore di un piccolo gioiello come Before sunrise (Prima dell'alba), che per anni ho amato alla follia. Linklater, texano di Austin, ha come attore-feticcio un altro dei miei preferiti: Ethan Hawke (della serie: quando i belli sono anche bravi!). Oltre a Prima dell'alba, assieme hanno fatto Tape e anche uno strano fumetto-filosofico intitolato Waking Life. Linklater ha debuttato con Slacker, un Sundancer, così come SubUrbia, altro film fatto dopo Prima dell'alba. Ma School of Rock è completamente diverso. E la cosa più bella (oltre alla colonna sonora in questo gigantesco omaggio al rock di 110') finisce per essere l'interpretazione di Jack Black che è veramente grandiosa. Lui aveva già fatto il commesso del negozio in Alta Fedeltà e tanto altro, ma qui è fantastico. Fa ridere. Ho visto anche i trailer del film su Starsky e Hutch. Sembra troppo bello. Starsky è Ben Stiller ed è identico. Mentre Huggy (l'informatore nero, te lo ricordi?) lo fa Snoop Doggy Dog, un rapper dalla reputazione alquanto particolare (ti basterà sapere che ha vinto anche un Oscar del Porno! evviva!...). E poi c'è Pomodoro a Strisce, l'auto per eccellenza, di cui conservo ancora il modellino che avevo da bambino!
10.2.04
La giungla italiana del Wi-FiSull'Herald Tribune del 3 febbraio, un punto aggiornato della situazione del wi-fi in Italia a firma di Elisabetta Povoledo. In sintesi:
Ma è questa frase, scritta a metà articolare, a colpirmi più di tutto:
E io mi chiedo: Perché? Why? P'cche'?
Non pressure![]() Enrico Rava, per esempio, mi aiuta a capire. Non solo con il suono meraviglioso della sua tromba, ma ora anche con le parole della sua autobiografia, Note necessarie. ![]() Rava così scrive nell'incipit che si può scaricare dal sito di minimum fax:
Quel suono scuro, l'ho sentito qualche sera fa al Blue Note, dalla tromba di Roy Hargrove. "Il suo e' un jazz senza aggettivi, purissimo e orgogliosamente tradizionale, una musica da club after hours, calda e trascinante", si legge nell'introduzione al concerto. Hargrove era pastoso, vivo, sensibile. Peccato che il gruppo che lo accompagnava fosse composto solo da buoni professionisti del jazz.
9.2.04
Tutto in un minuto e mezzoNaturalmente il servizio con la mia intervista è stato trasmesso oggi alle 12.45. Può essere visto ancora sul sito di La7 (cliccando sul Telegiornale) credo fino alle 19.30 di oggi. Il risultato? Direi discreto, considerato che in un minuto e mezzo c'era troppa roba da raccontare e da spiegare. Uno sforzo generoso, malgrado qualche forzatura e un paio di concetti mooolto sintetici.
7.2.04
Domani in tvA meno di cambiamenti dell'ultimo momento, la mia intervista sui weblog sarà trasmessa durante il telegiornale di La7 di domani, domenica 8 febbraio, alle 12.45. Per chi fosse interessato, questo è il blog che ho creato a titolo dimostrativo durante l'intervista.
6.2.04
Anti dopingSalon solleva il sospetto che George W. Bush possa aver lasciato l'Aviazione nel '72 dopo l'introduzione dei test anti-droga sui piloti e i dipendenti dell'Air Force. E se facessimo fare un bel sangue-urine incrociato anche al presidente, insieme a Zidane?
Audio unisexComprendo quanto sia utile prevedere per alcuni articoli anche dei file audio di lettura. Non capisco, però, a cosa serva, come fa Donga.com, un quotidiano online asiatico, che ci siano due file audio per lo stesso articolo: uno con voce maschile, un altro con voce femminile!
Non-chalance in esergo![]()
A proposito di Wu Ming, approfitto per segnalare la nascita di una nuova webzine letteraria, Inciquid, su iniziativa dei 15 "lettori residenti" del gruppo. Interessante assai.
Non per soldi ma per blogE così anche le grandi testate lanciano i primi blog. Lo ha fatto Newsweek, con il Matha Watch, dedicato al processo contro Martha Stewart, la donna d'affari accusata fra l'altro di frode e falso, per aver venduto in anticipo una quantità enorme ed enormemente costosa di azioni sfruttando un insider trading. E soprattutto lo ha creato il New York Times, chiedendo ai propri giornalisti (e non a uno solo) di mettere in rete, in sequenza cronologica, i post personali sulla campagna elettorale per le presidenziali: il Times on the Trail. Sull'argomento esiste già un sito dei siti, il Campaign desk, una directory di tutto ciò che è pubblicato online. E, naturalmente, sono stati avviati i primi esperimenti più o meno innovativi. Come quello di Joshua Micah Marshall, Talking Points Memo, indubbiamente riuscito. Marshall ha 34 anni e in un articolo di Daneil Weintraub sull'Online Journalism Review, viene definito (già a quell'età!) un veteran freelance writer. Il 26 ottobre scorso, Marshall ha fatto sapere ai circa 300mila lettori medi mensili del suo blog che avrebbe voluto seguire le Primarie nel New Hampshire, uno Stato da sempre considerato una sorta di test rappresentativo di quello che potrebbe verificarsi nelle elezioni vere e proprie. Per farlo, ha chiesto ai quei circa 300mila lettori medi mensili un contributo per le spese: in 24 ore, 190 sostenitori gli hanno messo a disposizione 4800 dollari, ben più di quello che Marshall s'aspettava di raccogliere. Che, peraltro, si sono aggiunti ai 2000 dollari mensili che ricava dalle pubblicità sul weblog e ad altri 1000 e più dollari frutto di altre "donazioni" occasionali. Andrew Sullivan, il primo blogger "professionista", impallidisce al confronto. Marshall avverte che:
In realtà, scorrendo i post, si scopre che sia Talking Points Memo sia Martha Watch raccontano più spesso ciò che accade dietro le quinte che le notizie dal vivo. Barney Gimbel, l'autore del blog sul processo, nei primi giorni si è soffermato volentieri sul guardaroba della Stewart e meno sui motivi economico-legali profondi della sua vicenda. Joshua Micah Marshall, al colmo della frustrazione, il 23 gennaio ha raccontato come lavora un giornalista al seguito delle Primarie: non incontra quasi mai di persona il candidato, ma sta nella sua camera d'albergo a seguire la convention su una tv locale. Un documento di indubbio interesse per chi voglia imparare a fare il giornalista o voglia studiarne le tecniche, forse un po' meno per chi ha coperto il suo fondo spese:
Dubito che in Italia potrà mai esistere un Marshall o un Sullivan. Ma i loro casi sono le puntine (arricchite) di un iceberg nel quale, nonostante le critiche di Metitieri (noto frequentatore dei commenti al Manteblog), io continuo a credere. Anche pagare diventa una forma di partecipazione; è, nel vero senso della parola, un'apertura di credito nei confronti di un giornalista svincolato da editori, direttori o redazioni, al quale vengono riconosciute etica e qualità tecniche. In questo modo, i lettori sono sempre meno dei soggetti passivi nel meccanismo della comunicazione. Condivido quello che scrive Weintraub:
5.2.04
Guardatemi su La7Sono appena stato intervistato da Raffaella Di Rosa per il telegiornale de La 7. Voi preparate i telecomandi, io vi farò sapere quando apparirò.
3.2.04
Io, la blogstar![]() Il titolo dell'articolo? "Noi e le nuove comunità che raccontano il mondo". Uno di quegli argomentini da affrontare davanti a una macchinetta per il caffé. Giuseppe ne ha ricavato un quadro di grande interesse.
Latinoamericana, il film![]() Il blog è solo l'ultima espressione di un mio innato desiderio di comunicare. Ma, anche questo, comincia a starmi stretto. Ho ridotto la frequenza degli interventi, non tanto perché abbia poco o meno da dire, quanto perché mi accorgo di aver bisogno di uno stimolo nuovo, una soluzione. Forse una formula nuova. Ho pensato di coinvolgere qualche amico su temi che mi interessano o mi appasionano e dei quali loro sono particolarmente esperti. Uno, Mauro Bevacqua, aveva già partecipato con un accorato commento a un mio post su Lost in translation. Ama il cinema indipendente americano e così gli ho proposto di avviare un dialogo o una rubrica, ancora non è chiaro, sul tema. Ma aspetto segnali anche da un altro amico e collega, uno dei maggiori esperti di fumetti in Italia. Mi piacerebbe, in questo modo, far diventare Fuoridalcoro qualcosa di simile a un giornale personale alternativo; un contenitore di passioni, mie e di altri; uno strumento di condivisione e di crescita. Vediamo come andrà. Intanto, come direbbe Dario Fo, cominciamo senz'altro... ![]() Mauro: Ah, Motorcycle Diaries... La Focus Features lo ha comprato al Sundance e da qualche parte ho letto che dovrebbe arrivare distribuito in Italia gi? attorno a marzo/aprile. Il regista è Walter Salles, quello di "Central do Brasil" che sono certo avrai visto. Che Guevara è interpretato da Gael Garcìa Bernal, già protagonista in un film spagnolo (spagnolo? credo di sì...) che avevo visto e mi era piaciuto, "Y Tu Mama Tambien". Alberto Granada oggi vive a Cuba, ma gli è stato negato un visto d'uscita per presenziare al Sundance durante la proiezione. Salles ha detto di aver fatto un film non-politico (posso aggiungere per fortuna?), basato invece sulla ricerca di un'identità, che è l'identità di un gruppo (latino-americani) e dei suoi due protagonisti, che alla fine del viaggio avranno trovato se stessi. Il viaggio è attraverso Cile, Perù e Venezuela. Se vuoi saperlo, quando uscirà andrò a vederlo. Fuoridalcoro: Naturalmente sì. Intanto, però, dimmi qualcosa sull'ultima edizione del Sundance. Ho trovato su Repubblica di qualche giorno fa un articolo di Silvia Bizio in cui parlava degli affari che Robert Redford ha creato attorno al Film Festival. Mauro: Ho letto anch'io un pezzo della Bizio sul Sundance, ma non credo sia quello cui fai riferimento tu. Il mio era il secondo/terzo giorno di concorso (16/17 gennaio, quindi), e il pezzo onestamente non mi era piaciuto. Parlava di un Redford assente, quando tutti i quotidiani americani dicevano esattamente il contrario (per la prima volta in 17 anni aveva addirittura un suo film in concorso! - in più era uscito in contemporanea al festival un libro che lo criticava anche duramente...). poi ancora box e boxini su Muccino (e qui scatta il pregiudizio antipatico), e ancora la favola che Muccino "ha vinto il Sundance". Buonanotte. Ci sono sezioni e sezioni, diciamo più o meno importanti. Certo, grande risultato l'aver vinto una di queste ultime, ma riprenderla per sparare titoloni "L'ultimo Bacio vince il Sundance" è forse un po' eccessivo... no? Dramatic Competition e Documentary Competition sono le uniche due sezioni a cui un titolo del genere può essere associato. Non vorrei sembrare pignolo, ma è come dire che Benigni con "La vita è bella" o Salvatores per "Mediterraneo" abbiano vinto l'Oscar per il miglior film. (ops, ci siamo dimenticati solo la parola "straniero"...). Comunque evviva, siamo tutti italiani, festeggiamo Muccino con una bella spaghettata! ;-)
A gentile richiestaOrizzontale, partecipativo. Ormai si sa come la penso sui blog. Proprio per questo, mi rivolgo a chi frequenta queste pagine con continuità: pensate che io possa rispondere a qualche domanda (cos'è un weblog, come si può aprirne uno, perché, insomma una o più delle tante faq a cui Granieri ha appena dato una risposta ultimativa) in un servizio che verrà mandato in onda in un tg di una tv nazionale? Aspetto risposte, possibilmente entro 48 ore da adesso. Grazie.
1.2.04
Il mondo fluttuante delle mostre![]()
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Scrivere per la rete
Leggere per se stessi Il weblog
di
Carlo Annese
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Luglio '02
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