Elaborazione grafica di Guido Nestola

29.3.03

Il giochino della guerra

E' un videogioco, ma certe previsioni che vi sono contenute non sono essere così campate in aria. Divertente, per quanto sia possibile di questi tempi.

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Stanno tutti bene

Francesco Battistini ha telefonato alla redazione del Corriere della Sera attorno alle 13. A nome degli altri 6 colleghi, ha garantito che sono tutti in buone condizioni. Sono stati trasferiti da Basra a Baghdad e sistemati, liberi ma sotto sorveglianza, all'Hotel Palestine.

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28.3.03

Giornalisti in guerra

Proverò più avanti e con più serenità a commentare l'intervento di Granieri sulla cattiva informazione in questi tempi di guerra. La scarsa serenità deriva da questo lancio di agenzia:

Roma, 28 mar. (Adnkronos) - Sono 7 i giornalisti italiani che sarebbero stati fermati ad un «posto di blocco» degli iracheni dopo un ponte alla periferia di Bassora. Si tratta di Lorenzo Bianchi del Resto del Carlino, Francesco Battistini del Corriere della Sera, Toni Fontana dell'Unitá, Ezio Pasero del Messaggero, Luciano Gulli del Giornale, Leonardo Maisano del Sole 24Ore, Vittorio dell'Uva del Mattino. L'allarme è stato lanciato nel pomeriggio, quando gli inviati non hanno più fatto avere ai giornali loro notizie.

Conosco personalmente Battistini. Ho scoperto che abbiamo fatto il CAR insieme, che è una persona deliziosa, ma soprattutto che è un grandissimo giornalista. In questo momento, non voglio immaginare quale sguardo avrà la sua dolcissima compagna, un'altra giornalista, madre affettuosa della loro bimba. Spero solo che questo lancio sia presto seguito da un altro, positivo, tranquillizzante. Animo, Paola!

Scrivo e contemporaneamente guardo alla Cnn il briefing di Rumsfield al Pentagono. Per due volte, il coordinatore dei servizi da Kuwait City ha deciso di interromperlo, per attaccare pesantemente le affermazioni del Ministro della Difesa.
"Rumsfield dice che sono stati colpiti solo obiettivi militari? E cosa pensa che sia l'area centrata da un bombardamento a 200 metri da un ospedale, che ha ucciso almeno 50 civili, soprattutto bambini?"
E poi:
"Rumsfield ha rivelato che la Siria starebbe trasferendo in Iraq armi e soldati. Si rifà a fonti di intelligence, ma quando qualcuno gli ha chiesto di dare ulteriori dettagli, non lo ha fatto. Vogliamo creare attriti anche con la Siria, dopo aver sovrastimato il desiderio degli iracheni di farsi liberare da chi bombarda mercati e ospedali?"

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22.3.03

Voci da Baghdad, ancora accese

Oggi Salam Pax (uno psuedonimo mix di arabo e latino non certo casuale) non ha scritto nulla sul suo blog. Ieri ha raccontato di essere andato a comprare carne e pane al mercato di Baghdad e di aver pagato il quadruplo del prezzo normale.

Dovrebbe trattarsi di un giovane iracheno, ma molti sospettano che sia un blog creato ad arte per disinformare a opera della Cia o del Mossad. Paul Boutin spiega che si collega a Uruklink, il Service Provider ufficiale controllato dal governo iracheno, usando una mail basata in Inghilterra e che è capace di bypassare il blocco degli accessi a Blogspot imposto a gennaio da Saddam.

Ma proprio su questo si sofferma un pezzo di Salon nel quale si spiega che Uruklink (che ha avuto 14.200 visite il 20 marzo, giorno dell'inizio della guerra) si appoggia via satellite a un Teleport americano (in Georgia) e a un Media Service inglese. E si chiede:
Se gli Usa sono così in condizione di isolare l'Iraq dalla rete, perché non lo hanno ancora fatto?

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La prima vittima

Sui giornali italiani, la guerra ha fatto già una vittima: la H di Baghdad. Sul Corriere della sera e su Repubblica, la capitale irachena è diventata Bagdad. E' probabile che ci sia una precisa motivazione lessicale, ma non è stata offerta ai redattori ai quali è invece arrivato solo un ordine di servizio via mail interna. Quanto a Basra, diventata Bassora, nemmeno quello.

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Warblog, basta così

Non è la guerra della diretta tv, ma la guerra dei videotelefoni. Potrebbe essere la guerra di Internet, ma i grandi siti hanno scoperto che non solo non è il caso di lucrare sui drammi iracheni (una risposta indiretta agli interrogativi di Mantellini sulla scelta di Repubblica di eliminare i banner dalla prima pagina), ma anche l'informazione a pagamento non trova grande pubblico. Dovrebbe quindi essere la guerra dei weblog, ma i primi cominciano a chiudere.

E' il caso del sito multimediale di Kevin Sites, inviato della Cnn che annuncia:
Mi è stato chiesto di sospendere il mio sito per un po'. Ma continuerò a tenere un diario della mia esperienza e spero di trovare un accordo con la Cnn in breve tempo per renderlo disponibile in qualche forma.
Sites non spiega, però, i motivi della chiusura, generando sospetti tra chi ha lasciato qualche messaggio sul suo forum (la Cnn gli ha chiesto di dedicare tutto il tempo ai reportage per la tv? le forze armate americane non gradiscono? giornalisti embedded o in bed?).

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La frutta di Giorgio Bocca

Mi rendo conto che, in momenti come questi, fare il cavilloso è un'attitudine oziosa e odiosa. Ma come ci si può esimere quando, sulla prima pagina della Repubblica di oggi, non richiesto, Giorgio Bocca scrive:

Quella sera, sul terrazzo del Metropol di Saigon, i camerieri in giacca bianca versavano lo Chablis ghiacciato nel mio bicchiere in attesa che fosse pronto il tournedos e di improvviso il ronzio degli elicotteri si mutò in rombo straziante...

Lo Chablis non si beve ghiacciato, tantomeno (essendo un vino bianco dolce) con il tournedos che dev'essere invece accompagnato da un rosso. Sono le basi della cucina francese che in Vietnam, tanto più al Metropol, conoscevano purtroppo molto bene. O Bocca fu preso in giro oppure non ricorda più. Non era meglio evitare?

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Maschere antigas
Proteggetevi, in fretta

Mi è appena arrivata una mail, inviatami da Lena965 dal titolo Protect your family before its too late! code: GHu. Conteneva questo link. Cinquanta dollari, una maschera antigas. La guerra di tutti.

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21.3.03

Le armi delle lettere

C'è modo e modo per intervenire con il proprio potere nella vita dei popoli. C'è quello dei bombardamenti e dell'invasione di Bassora, dei 30 Paesi alleati raccattati in giro per il mondo anche tra gli ex nemici rossi e le nazioni più affamate e contraddittorie. E c'è quello dell'educazione, della cultura, della lettura e della letteratura.

In una recensione del terzo volume (sulla geografia) de Il romanzo, la monumentale opera a cura di F. Moretti, pubblicata da Einaudi, ho letto:

L'India è un popolo di tradizionali e affamati lettori. Nel 1835 fu approvato in Gran Bretagna l'Education Act che affidava alla Compagnia delle Indie Orientali diecimila sterline per l'insegnamento dell'inglese agli indiani e sanciva parallelamente che il tramite principe sarebbe stato la letteratura. Nel 1850 le importazioni di libri inglesi in India ammontavano già a 148.563 sterline. Gli autori più gettonati, quelli cioé che avrebbero meglio saldato il nesso tra Impero e Romanzo, erano Scott e Dickens, Thackeray e Bulwer-Lytton. Centocinquant'anni dopo, da quel popolo di lettori affamati sarebbe nato il popolo di scrittori prolifici di oggi.

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Satire italiane

Cambiano i secoli, ma non le abitudini. Noi siamo travolti dalle veline, dai grandi fratelli, dalle eterne lacerazioni ai vertici dell'Ulivo: meglio un Fassino intero o un Cofferati dimezzato? All'inizio degli Anni Trenta, Giovanni Comisso, nelle Satire italiane (che ho trovato in una vecchia e forse unica edizione di Longanesi del 1961), scriveva:

Nel leggere alcuni vecchi giornali italiani impressionava vedere quanta parte umana in rapporto al tempo è destinata a cadere nel ridicolo.
Erano giornali di pochi anni prima della fine del secolo passato. Il Corriere della Sera segnalava con orgoglio: "Tiratura 85.000 copie, tre macchine rotative". I titoli su due colonne si usavano, ma non per l'articolo politico di fondo che stava quasi seminascosto come un fucile in agguato tra il fogliame di una siepe. La Tribuna stampava i suoi articoli politici di fondo addirittura senza titolo.

(...) La cronaca delle sedute alla Camera riferisce quasi sempre come la maggior parte del tempo fosse stata impiegata per fare sorgere, avvampare e concludere questioni personali tra Cavallotti, Imbriani e Bovio. Il primo, almeno, con le sue questioni personali finì col dimostrare di essere stato capace di lasciarvi la pelle, il secondo invece, riferisce La Nazione, dopo vari discorsi e banchetti fatti perla Toscana, finì a Siena per cadere ammalato agli intestini, con fenomeni paralitici.

(...) Le corruzioni amministrative erano a getto continuo, l'esercito era sobillato dai sovversivi, il governo non sapeva su quali partiti reggersi.


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Scoop veri, falsi complimenti

Attorno alle 21.15, nelle redazioni dei giornali è arrivato il seguente comunicato della Rai:

I vertici aziendali della Rai si congratulano con il Tg3 per l'eccezionale scoop dell'inviata Giovanna Botteri e dei telecineoperatori Guido Cravero ed Enrico Bellano, che hanno documentato questa sera, in esclusiva mondiale, il bombardamento di Baghdad. Il direttore generale Agostino Saccà, in una lettera inviata al direttore del Tg3 Antonio Di Bella, ha voluto esprimere ai tre colleghi le più vive congratulazioni da parte del presidente Lucia Annunziata, del Cda, di tutta l'azienda e le sue personali, pregandolo di trasmettere loro l'orgoglio e la riconoscenza di tutta la Rai per la professionalità e il
coraggio dimostrati.


Saccà a nome del presidente Annunziata! Leggo sulla Repubblica di giovedì 26 marzo, a pagina 22, una dichiarazione del direttore generale, che tenta di succedere a se stesso:
Se proprio dovrò lasciare, potrò farlo con onore. Lascio i conti in ordine

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Emozioni da giornalisti-blogger di guerra

Sono numerosi, alcuni accompagnati dai fotografi. Sono i giornalisti al seguito delle truppe americane, sulle portaerei o scortati fino al confine dalla milizia irachena. Il punto di vista è solo apparentemente periferico, in realtà sono accanto al cuore vero della guerra, da dove partono i caccia e dove vengono esplosi i missili con destinazione Baghdad. E proprio per questo, oltre alle notizie, sui loro giornali-weblog comunicano soprattutto emozioni e attimi di vita "normale" in una situazione terribilmente straordinaria.

Come M.L. Lyke, inviata del Seattle Post Intelligencer, che dalla portaerei Lincoln scrive:

The war call came at 4 a.m. Fell out of bed, wishing I hadn't stayed up ‘til 2 a.m. reading "Scoop," Evelyn Waugh's wicked send-up of war correspondents inclined to make up news in the dearth of it.
But as the day proceeded, the book seemed all too appropriate. People talk about the ‘fog of war.' We're in the thick of it, knowing precious little. Were the Tomahawk strikes this a.m. the beginning of The War? Were they a taste for Saddam of what's to come?

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20.3.03

La F.1 sul web

Che noia se Schumacher vince sempre. La F.1 ha bisogno di creare nuovo interesse e, oltre a cambiare le regole delle gare, ha deciso di rinnovare anche il sito web che per il momento usa caratteri così piccoli da essere quasi illegibili.

Il patron Bernie Ecclestone dice che navigarlo sarà come vivere le corse da bordo pista. Io che mi annoio già a guardarle in tv, cosa farei se dovessi andare in rete...?

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Parla global, il futuro sarà tuo

E' il titolo di un articolo pubblicato sulle pagine della Cultura del Corriere della sera di mercoledì 19 marzo a proposito del libro di Steven Roger Fischer, Breve storia del linguaggio, edizioni Utet. Fischer afferma che l'avvento di Internet ha portato alla ribalta un International Standard English in progressiva evoluzione che accetta e ingloba con disinvoltura prestiti da qualsiasi altra lingua, di cui avevo già scritto in un post di qualche giorno fa. Ma proprio questo crea un rischio.
Nuove tecnologie (...) stanno elaborando delle estensioni innovative dell'espressione umana che perde la sua qualità "naturale". Ma il gap tra chi conosce il nuovo strumento conoscitivo e chi non lo conosce può destabilizzare la possibile armonia del mondo e diventare un reale strumento di potere e di effettiva discriminazione.

Il digital divide, anche nella lingua.

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L'ultima civiltà contro la prima

Sul Corriere della sera di mercoledì 19 marzo, segnale una splendida rubrica sulla guerra in Iraq di Sandro Modeo dal titolo "C'è un'oscura eco simbolica: l'utlima civiltà contro la prima".

Scrive Modeo, che cita tra l'altro I datteri di Babilonia, già citato inserito in un mio post in cui giravo alcune segnalazioni letterarie di Zoom:
L'Iraq è l'alba di tutto quello che siamo e pensiamo. E' l'alba dell'idea di città, perché è proprio sulle rive dell'Eufrate, a Uruk, che intorno al 3000 a.C. emergono i templi (le ziqqurat) e gli edifici del primo centro urbano. E' l'alba dell'economia di scambio e insieme della scrittura, perché i popoli sumerici - per computare le coltivazioni d'orzo e l'allevamento della pecora - inventano i segni cuneiformi. E' l'alba della letteratura, perché quegli stessi segni vengono modulati per la pirma volta in un testo non amministrativo nell'epos di Gilgamesh, il poeta sul re che governa Urul all'inizio del III millennio. E' l'alba della sapienza biblica, perché proprio nell'epos di Gilgamesh appare il primo racconto del Diluvio. Ed è l'alba del diritto, perché è un altro sovrano (hammurapi, 1800 a.C. circa) a stilare il primo Codice della convivenza civile.

E conclude:
No, l'esercito americano non può avere coscienza del tipo di dolore che infliggerà. Un dolore simile a quello del lamento di Gilgamesh alla morte dell'amico-fratello Enkidu, in cui gli animali piangono, i sentieri amati "mormorano giorno e notte" e "per il paese c'è un'eco,/ come di madre in lutto".

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Blogger in carne, ossa e barba

Qualche mese fa pensavo di poter incontrare casualmente Massimo Mantellini. Ero al Piccolo Teatro e ho sentito citare il suo cognome (forse solo di un omonimo) da due signori che lo aspettavano. In cerca del mio posto, ho perso di vista i due e non ho più avuto traccia del suddetto. Che strano effetto, ho pensato allora, poter dare un volto a un compagno di avventura che seguo solo virtualmente.

L'esperienza l'ho fatta per davvero ieri. Su mia sollecitazione, ho incontrato Antonio Tombolini. E l'effetto non è stato soltanto strano. La possibilità di incontrarci è derivata proprio dal fatto di esserci dichiarati affini virtualmente, di essere blogger, di credere nelle potenzialità della rete e considerarla come un'estensione di una reale opportunità di scambio. Antonio si è rivelato, oltre che gentilissimo, persona di grande valore. Il mio ringraziamento è un invito a frequentare le sue bancarelle virtuali, a sostenere i suoi esperimenti che (chissà) un giorno potrebbe anche condividere con me e con altri amici che hanno avuto il piacere e la fortuna di incontrarlo.

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19.3.03

Demoni in metrò con il bookcrossing

Per lanciare Demoni, romanzo scritto a sei mani da Giuseppe Genna, Michele Monina e Ferruccio Parazzoli, la casa editrice Pequod ha scelto la tecnica del bookcrossing. Ieri mattina, in alcune fermate della linea rossa del metrò di Milano ne sono state lasciate alcune copie.

Io viaggio sulla linea verde.

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La convergenza prima di tutto

Tutto preso dal Wi-Fi, avevo lasciato per un secondo momento il tentativo di capire con esattezza il significato pratica del termine convergenza. Bene, in questo articolo sulla conferenza annuale della Cellular and Internet Association, ho avuto un quadro molto chiaro.

Il concetto fondamentale è il seguente: Le grandi compagnie stanno facendo il primo passo per far funzionare insieme tutti gli standard: accendi il tuo cellulare o il tuo palmare e questi funzionano dovunque.

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18.3.03

Cnn, NYTimes e Boston Globe partner in guerra

Dedicato ai numerosi (miei colleghi) giornalisti della carta stampata che ancora storcono il naso se gli viene chiesto di collaborare con il sito internet della propria testata. La Cnn ha raggiunto un accordo con il New York Times e il Boston Globe per rendere gli inviati dei due giornali disponibili a fornire storie e interventi in video sulla guerra in Iraq. MSNBC sta facendo lo stesso con Washington Post, Wall Street Journal e Newsweek.

Andando, peraltro, verso un conflitto molto rapido, è possibile che i reporter dei giornali si trovino nella condizione di dare informazioni alla televisione più velocemente di quanto abbiano modo di fare con le proprie testate. Ma Toby Usnik, a nome del NYTimes, ha chiarito che i giornalisti, i quali già dovranno fornire contenuti a tamburo battente per i propri siti web, dovranno servire per primi i giornali.

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Calligrafia araba tra arte e tecnologia

PenIl mondo arabo no è solo Bin Laden, Saddam Hussein o Al Quaeda. E' anche una cultura vasta e con radici profonde, di cui ad esempio la calligrafia è una parte fondamentale, un simbolo sospeso fra arte, religione e comunicazione. Scrive Francesca Quaratino su Cultur-e:

Le nuove tecnologie pongono da tempo agli esperti di calligrafia il problema di come formalizzare in caratteri tipografici la lingua del Profeta.

Ho aperto il link suggerito ad arabic typography, un sito sul quale si trova traccia delle numerose sperimentazioni grafiche sviluppate in questi anni. E, sia pure con una lettura rapida, ho scoperto un mondo affascinante. Per esempio, ho imparato che:
  • l'alfabeto arabo consiste di 28 lettere, ma ce ne sono moltissime altre che dipendono dalla loro posizione all'interno di una parola

  • Non tutti gli stili possono essere riprodotti su un supporto digitale: nel Diwani e il Jeli Diwani, ad esempio, la forma di una lettera dipende da quella che la precede e la segue

  • Nell'Arabo antico non esistono lettere maiuscole

  • I calligrafi continuano a essere impiegati per scrivere i titoli dei libri a stampa, i titoli dei giornali o i manifesti



Le sperimentazioni fatte finora dimostrano che la riproduzione della calligrafia araba è comunque praticabile, ma non raggiunge gli stessi livelli estetici e artistici di quella tradizionale, manuale appunto. In un articolo si dice che il risultato è "molto ordinario e monotono".

I remain fascinated by the intrinsic beauty of the Arabic letters and by their tremendous graphical value and their visual impact, dice un ingegnere-artista che ha creato uno stile moderno (visibile nell'immagine accanto) e introduce a una vera e propria filosofia di vita che sta alla base della calligrafia araba. In my designs, I attempt to resolve a contemporary issue: the fact that our lives have become very hectic and full of very boring details. I think we lost tranquility. Therefore, my designs offer a breeze of simplicity. As a philosophy, I avoid clutter in my art and in my life.

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Un giorno di poesia contro la guerra

Se sono i pacifisti di professione a dire che stiamo per andare verso una guerra ingiusta che viola le leggi internazionali, è lecito non non essere d'accordo. Ma se lo dicono i poeti, perdipiù sotto l'egida dell'Unesco?

Beh, loro lo diranno, venerdì 21 durante il World Poetry Day, che ha preso il nome di A day of Poetry Against the War. Sul sito di Poets Against the War si trova il manifesto della giornata:

Poets Against the War calls upon poets everywhere to (...) organize readings of poetry against the war in cities, towns, villages, and homes, and to present the 13,000 poems that have been published on the poetsagainstthewar.org web site to governments everywhere.

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15.3.03

La Bbc taglia l'online

Meglio la tv interattiva. La Bbc ha deciso di tagliare investimenti (quasi 10 milioni di dollari in un anno) e personale (almeno 100 persone) del suo portale internet.

Spiega il nuovo media director, Ashley Highfield:
"We have strategically positioned the move towards interactive TV because we've seen how popular it can be and it reaches people that don't necessarily spend a lot of time on the Web".

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Lettori editori

Duemilasettecentosettantaseivirgolaottanta dollari. E' quello che ha tirato su finora Christopher Albritton, ex giornalista di AP e New York Daily News, tornato in Iraq per raccontare la guerra sempre più probabile dal suo blog. Per farlo, ha chiesto ai lettori di sostenerlo, utilizzando PayPal, e ha spiegato:

The dividends aren’t checks for your bank account, but the creation of something new, a journalism that owes its sole allegiance to the readers.

Discutibile? Forse. Intanto Chris è in Iraq e ci resterà anche quando gli Usa decideranno di attaccare.

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14.3.03

Big Mac Wi-Fi e un blogger per la pubblicità

Un Big Mac, un cartoccio di patatine fritte e un'ora di collegamento wi-fi gratis. E' l'ultima idea di McDonald's che negli Usa entro fine anno doterà 300 suoi "ristoranti" di collegamenti wireless, cominciando subito da 3 città e una decina di negozi di Manhattan.

E' la nuova frontiera, già varcata da Starbucks, alla quale negli Usa si stanno dedicando investimenti ingenti. Ma non è ancora la fine del mondo. C'è dell'altro.

Dr. Pepper, produttore di Raging Cow, una bevanda a base di latte, ha puntato sui blog e, soprattutto sui blogger per promuovere il nuovo prodotto. Ai detentori di un sito al di sotto di 20 anni ha inviato materiale pubblicitario e ne ha perfino individuati sei "di sucesso" che ha invitato (accompagnati dai genitori) a una sorta di corso, nella speranza che facciano adeguata propaganda.

Ho immaginato per un attimo Mantellini o Granieri che scrivono nei loro post delle proprietà favolose di una nuova crema per la pelle destinata agli over30, a base di bucce di prugna. Vabbè, solo un attimo!

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13.3.03

Jazz e Barolo

Faccio un po' di pubblicità gratuita. L'iniziativa (eccezionale) e le persone che la realizzano la meritano.

Jazz di vino
Ad Alba, il grande jazz italiano ed internazionale incontra i grandi produttori del Piemonte

Concerti jazz e storie di vino raccontate da Vittorio Manganelli.
Tre appuntamenti da non perdere.

  • Venerdì 28 marzo 2003, ore 21 - Sala Marianna Torta Morolin, Alba (Cn)
    MIRABASSI TRIO
    Gabriele Mirabassi, clarinetto; Luciano Biondini, fisarmonica; Michel Godard, batteria.
    A seguire “Storie di vino” con Bartolo Mascarello e Vittorio Manganelli.

  • Venerdì 4 aprile 2003, ore 21 - Sala Marianna Torta Morolin, Akba (Cn)
    MARCOTULLI TRIO
    Rita Marcotulli, pianoforte; Palle Danielsson, contrabbasso; Adam Nussbaum, batteria.
    A seguire “Storie di vino” con Marchese Cisa Asinari de Gresy e Vittorio Manganelli.

  • Venerdì 11 aprile 2003, ore 21 - Sala Marianna Torta Morolin, Alba (Cn)
    PAOLO FRESU TRIO
    Paolo Fresu, tromba e flicorno; Dhafer Youssef, oud e voce; Aivind Aarset, chitarra
    A seguire “storie di vino” con Franco Martinetti e Vittorio Manganelli.



Per Informazioni e prenotazioni: Teatro Sociale "G. Busca" di Alba. Orario botteghino: dal martedì al sabato, dalle 17.30 alle 19.30. Tel. 0173/35189-363326.

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Una proposta per la Rai

La commedia è finita. Paolo Mieli ha rinunciato all'incarico di presidente del CdA della Rai, dimostrandosi molto più di una persona seria. Doveva essere un presidente di garanzia, ma appena ne ha chiesta qualcuna, legittima e per giunta a favore della Rai (come interpretare se no l'idea di far tornare in video Biagi e Santoro, i due volti di maggiore audience giornalistica?), la maggioranza gli si è rivoltata contro. Ora, viste le difficoltà tecnico-politiche che Mieli ha sottolineato senza fumose ipocrisie linguistiche per motivare la sua decisione, avrei pensato a una soluzione buona per questa temperie.

Non uno ma due presidenti, che andrebbero in carica a turno, a seconda delle oscillazioni della Casa delle libertà. Scelti nel mondo della stessa Rai, esperti di spettacolo, giornalismo e audience: Max e Tux.

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Siti ottimizzati senza banda larga

Dall'usabilità all'ottimizzazione. Per riprendere un po' il discorso di base di questo weblog, segnalo questa intervista con Andy King, esperto in ottimizzazione di siti internet. Dopo sette anni, dice in sostanza, gli errori commessi nella costruzione dei siti di informazione sono sempre gli stessi:
  • Formattazione vecchio stile
  • Sommari troppo lunghi
  • Uso eccessivo di grafici e di pubblicità.

Secondo lui, una pagina con prevalenza di testo dovrebbe essere caricata fra gli 8.5 e i 10 secondi (contenendo non più di 30-34K) considerato che il 67.5% degli utenti americani (figurarsi quelli non americani!) ha ancora una connessione a 56kbps o inferiore.

Una home page dovrebbe pesare meno di quella che è invece la media di 10 siti testati: tra i 145K e i 200K. "C'è un'eccezione significativa - dice King - ed è quella Wired, la cui pagina da 26K si carica molto rapidamente". Poi aggiunge: "Preferisco i siti di news aggregation e i blogs. In generale, si caricano più velocemente con notizie più fresche e con maggiore personalità".

Secondo King, i banner non dovrebbero essere più di due, per un totale di 20K, per evitare forme di rifiuto da parte degli utenti. Poi sommari più brevi per illustrare il contenuto degli articoli; testi lunghi suddivisi in più mini-pagine (alcuni test hanno dimostrato che le informazioni cercate in un testo si trovano più rapidamente in questo modo) e testi corti contenuti in una sola pagina. E soprattutto un invito chiaro ai giornalisti o a chi voglia diventarlo in proprio: in rete esiste uno spazio virtualmente illimitato, ma questo non significa che debba essere interamente riempito.

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12.3.03

Giornalisti intruppati

Sono circa 600 i giornalisti che "accompagnano" (il verbo tecnico è to embed) le truppe americane in Iraq. Nei giorni scorsi, il Pentagono ha aggiunto 100 posti per le piccole testate, ma di quelle grandi non tutte le firme accettano questa situazione. Jeffrey Fleishman, del Los Angeles Times, spiega perché è "fiero di non essere embedded".

Most of them savor the freedom to move independently and cover stories beyond those related to U.S. armed forces. Despite not being connected with specific units, many believe they will be able to provide good combat coverage. "I think we will have opportunities to hook up with forward units," said Karl Vick, a correspondent for The Washington Post, using a satellite phone outside his hotel in Sulaymaniyah in northern Iraq, while grilling fish with a few other reporters. "The downside is that the American military shoots a lot of people. You might want to be on their side of the line when that happens."

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La guerra dei giornali online

Lo so, non dico niente di nuovo. Ma è ormai acquisito che quella che sta per scoppiare sarà la guerra di Internet. Cyberjournalist segnala alcuni articoli apparsi in questi giorni sull'argomento. Tra questi, un articolo di Mary Anne Ostrom, nel quale, oltre all'affermazione di Colin Hunter ("Blogging is an online equivalent of going to a demonstration" ), ci sono alcuni dati generali di notevole interesse:


  • Nell'ultimo anno, i visitatori dei siti giornalistici online sono aumentati da 67.5 milioni a 82 milioni: ovvero due utenti di Internet su 3

  • A settembre, Google ha lanciato una funzione di ricerca sulle notizie riguardanti le crisi ricorrenti in Iraq e Afghanistan che comprende circa 4500 fonti. I visitatori del sito, in quattro mesi, sono cresciuti da 400mila a 1.4 miloni

  • Le page views del sito di AlJazeera, la Cnn araba, dall'11 settembre sono passate da 700mila a 3 milioni. il 40% dei visitatori è composto da statunitensi


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Nella terra fra i due fiumi

Giro una segnalazione ricevuta da Zoom che mi sembra interessante per aver un quadro informativo e storico più ampio sulla guerra che potrebbe scoppiare in Iraq. Pubblicato anche su Blogger di guerra.

Giorni fa, presentando il loro documentario Sotto il cielo di Baghdad, i registi Mario Balsamo e Stefano Scialotti hanno detto scherzando - ma non troppo - che erano andati in Iraq "per verificare se gli iracheni esistevano o erano un'invenzione dei media occidentali" e che erano tornati in Italia "per testimoniare che esistono e hanno facce, occhi, sorrisi esattamente come noi". Una battuta, certo. Ma anche la constatazione di quanto paradossalmente la massa di immagini e di informazioni che riceviamo ogni giorno finisca per appiattire, quasi annullare, la percezione della realtà, la possibilità di conoscere e di capire.
Per questo, scegliendo fra i moltissimi titoli che in un modo o nell'altro hanno a che fare con questa guerra che incombe, abbiamo preferito concentrarci non solo sul presente, ma anche sul passato, dell'Iraq, di quella Mesopotamia che ha avuto un ruolo determinante nella storia del mondo, se non altro perché - come scrive Giovanni Bergamini nel volume I datteri di Babilonia - in essa "si sviluppò il più rivoluzionario strumento di gestione sistematica delle risorse: la scrittura".
E a tutti quelli che desiderano sapere cosa si pensa, e come si vive, "dall'altra parte dello specchio", giriamo la segnalazione di Farid Adly, direttore dell'agenzia Anbamed, che ogni giorno cura sul sito del Corriere della Sera una rassegna stampa dai giornali arabi.


Bibliografia:
Il passato non muore mai di Giovanni Bergamini
In attesa del diluvio di Younis Tawfik
La madre di tutte le religioni di Gilles Munier
Ero padre e madre di me stesso di Magdi Allam
Saddam romanziere di Paolo Barbieri e Maurizio Musolino.

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Librerie da blogger
Palomar ha avviato una sorta di censimento delle librerie care ai blogger in viaggio. Qui ne segnalo tre, non prima però di aver spiegato un paio di criteri fondamentali per la scelta. Amo le librerie con mescita di vino o caffé letterari che dir si voglia: il mio vero sogno è aprirne una nel Pesarese, luogo (e gente) delizioso: la prima libreria segnalata è il primo caffé letterario che ho visitato, nel 1991; la seconda è l'ultimo che mi ha entusiasmato in Italia; la terza è la libreria di Pesaro con la quale vorrei associarmi per ampliare spazi e settore merceologico.

  • Clasica y moderna - Di fronte alla facoltà di Letteratura spagnola, Buenos Aires (Argentina). Non so se esista ancora, ma 12 anni fa mi apparve come un sogno. Ricavata in un vecchio magazzino del centro, con i muri tirati a rustico e alcuni massi sporgenti. La libreria vera e propria era ricavata in una nicchia di pietra, con le finestrine chiuse da una rete metallica a maglie largge. Il bar-caffé era lievemente sopraelevato rispetto all'esposizione. Su un lato, un vecchio pianoforte verticale. Ai muri, oltre ad altri volumi in vendita, foto di Borges, Sabato, ecc. Mi innamorai (non solo della libreria...), al punto che mi feci rubare il portafogli dalla tasca interna di una giacca che avevo appoggiato sulla spalliera della mia sedia!

  • Mood (Moment out of duty) / Libri e caffè - Via Cesare Battisti 3/e, Torino. L'integrazione fra bar a vins e libreria è perfetta. L'ingresso è dominato da un bancone dove si mesce prevalentemente vino di Langa; alle pareti, in muratura bianca, sollevati rispetto ai tavolini che vi sogno appoggiati, delle nicchie d'esposizione, e poi giornali consultabili a stecca. Dentro, la libreria, con una attenza selezione di piccole case editrici nel disimpegno d'accesso. Un salotto nel salotto di piazza Carignano. Atmosfera molto mood.

  • Il Catalogo (di Giovanni Trengia) - Non ricordo l'indirizzo, Pesaro. Ma a Pesaro non è difficile trovarla, basta chiedere della strada che porta al mare. Giovanni è un libraio vero, capace di ottenere risultati straordinari da una superficie espositiva davvero limitata. Ogni giorno una vetrina a tema e poi una catalogazione facile e perfettamente intellegibile degli scaffali sui quali si possono trovare molte chicche di editori locali (ma non necessariamente di storia patria). Sul bigliettino da visita scrive: Guardare, toccare, annusare, guardar le figure, sfogliare con calma, pensare di fare un regalo a un amico, sognare di andare lontano o restare nel solito posto di mare, conoscere gente curiosa, comprare se hai voglia, magari pagare... Quante cose coi libri puoi fare. Credo che non serva altro


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11.3.03

Il blog di guerra

Michele Marziani mi ha invitato a partecipare al Blogger di guerra. Se sentirò di avere qualcosa di importante da dire/scrivere, lo farò. Intanto ne segnalo l'esistenza e vi invito a frequentarlo.

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Lezioni di inglese in rete

Frasi brevi, senza inutili subordinate che ne complichino il significato. Costruzione semplice e rinuncia all'uso delle forme passive. Sono alcuni dei suggerimenti di Bryan Eisenberg su Clickz a proposito dell'importanza dei contenuti nella rete. Il suggerimento vale anche per l'italiano (e gli italiani), ma in questo caso riguarda gli inglesi e l'inglese, che è usato nell'80% dei siti al mondo.

Il concetto è semplice:

So what do you do if your business has a global reach and you have to make sense to nonnative readers of English? You write simply!

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9.3.03

Wi-Fi, un'altra rivoluzione

Su Apogeonline, un articolo molto chiaro sulle ultime predizioni di Nicholas Negroponte. Tanto per cambiare, siamo di fronte a una nuova rivoluzione tecnologica, basata sull'uso del Wi-fi. E stavolta ci credo.

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8.3.03

Alla ricerca del Maestro

Essere e avere (voto 7), un documentario su una classe di scolari nell'Auvergne, mi ha colpito molto. Sincero, dolce, tenero, più che dalla parte dei bambini, da quella diun maestro commosso e commovente, così paziente da sembrare quasi eccessivo, eppure molto reale.

Sono andato a vederlo anche dopo aver letto i dati pubblicati da Tuttoscuola:
  • Nelle scuole materne gli uomini sono solo 5 su mille insegnanti

  • Nelle scuole elementari sono 48 su mille

  • Nelle medie inferiori i docenti di sesso maschile raggiungono il 25%

  • Già nell'anno scolastico 84/85 le insegnanti erano il 69% del corpo docente

  • Nel 2000 erano salite al 75.5%



Alcune cause di questo fenomeno sono facilmente enumerabili:
  • La matriarcalizzazione della società italiana

  • La progressiva assenza del modello educativo paterno nelle famiglie italiane

  • La preferenza da parte degli uomini verso lavori maggiormente retribuiti che richiedono uno studio prevalentemente tecnico

  • La considerazione dell'insegnamento come professione di secondo piano, di ripiego: socialmente poco gratificante, economicamente mal retribuita eppure molto impegnativa

  • La prevalenza di modelli non propriamente intellettuali (veline, showgirl, ecc.) tra quelli di maggiore successo.


Mi chiedevo invece quali fossero gli effetti e ho trovato una risposta indiretta in una rubrica tenuta dallo psicanalista Carlo Risé su un magazine femminile (!):

Sul rapporto con il padre è fondata buona parte dell'autostima che una figlia avrà verso se stessa nella vita. E una parte decisiva della sua capacità di iniziativa nei confronti del resto del mondo. La madre, la nonna o la zia insegna a una bambina come rendersi accettabile e gradevole agli altri: si tratta di aspetti importanti dell'iniziazione al femminile, che solo una donna può trasmettere. Un padre è chiamato a dare un insegnamento diverso e per questo deve essere una figura che rimanda al senso, al significato dell'esistenza, al suo scopo, alle domande più impegnative circa la vita.

Aggiunge Tilde Giani Gallino sulla Repubblica del 18 febbraio:
Il rischio è che uno scolaro avrà uno scarso amore per la cultura; tenderà a darle meno significato, meno valore, proprio perché sa che gli viene offerta solo per mano femminile: dunque, ai suoi occhi, sarà un sapere privo di quella capacità seduttiva, di quell'appeal, di quel richiamo che pure potrebbe avere se a insegnare fosse un uomo che ci crede e ama davvero quello che fa.

La finestra di fronteDi questo argomento si occupa sia pure in maniera trasversale anche La finestra di fronte (voto 7.5), un film bellissimo e convincente di Ferzan Ozpetek, che tocca soprattutto altri temi, come la memoria, la passione, la ricerca di sé. Nella lettera che Giovanna scrive nel finale a Simone/Davide sottolinea il rammarico per non potergli più parlare ma nello stesso tempo manifesta la sua felicità per averlo conosciuto e per aver ricevuto così tanto da lui, al solo contatto peraltro fortuito e inizialmente non desiderato. Perché, dice Giovanna, le persone e i sentimenti più importanti entrano dentro di noi e si sedimentano anche senza sforzo, diventando memoria.

La ricerca di un Maestro, qui con la maiuscola, di una persona di riferimento che insegni i grandi valori della vita, è una sfida che molti di noi, scolari ancora a cinquant'anni, difficilmente hanno la fortuna di completare.

Sono gocce di memoria
queste lacrime nuove
Siamo anime in una storia
incancellabile


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Andreessen, magri alla meta

Ricordate Marc Andreessen (nella foto), dieci anni fa creatore di Mosaic, il co-fondatore di Netscape Communications, la faccia pulita e cicciona della grande rete? Bene, non sembra se la passi benissimo. In questa intervista racconta di lavorare con Opsware, una casa di software di data-automation, di essere notevolmente dimagrito e di non sopportare granché quelli che nel frattempo hanno fatto esplodere la bolla della net.economy e della sua creatura.

Senza peli sulla lingua, dice che la famosa Silicon Valley (che pure avrà le risorse per rinascere) è piena di gente arrogante e senza scrupoli ma vuota di idee, e alla domanda:

Do you blog?

risponde sdegnato

No. I have a day job. I don't have the time or ego need.

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La miniera del FantaTutto

Ho cercato di resistere per anni, ma alla fine ho ceduto anch'io. Mi sono lasciato prendere dalla tentazione di prevedere l'assegnazione degli Oscar e ho partecipato a un FantaOscar mondiale, aderendo a un gruppo già creato da amici e colleghi.

Sono arrivato per ultimo, ma la mania è diffusissima. C'è un Fanta per tutto: calcio, Nba, Nfl, Major League, Nhl, campionati di ogni genere. E naturalmente la cosa ha assunto le fattezze di un business. In un articolo del NY Times, il vice presidente di Sporting News dichiara che questi giochi hanno generato introiti per "several million dollars" lo scorso anno, dopo che nel 2001 non si era andati oltre i 250.000 dollari.

Per partecipare a una Fantasy lega, ogni giocatore paga circa 11 dollari. Chi fa il fantamanager su Sporting News è autorizzato a effettuare un numero limitato di scambi di giocatori a settimana, ma può acquistarne alcuni in più pagando 1 dollaro a operazione. Il sito ha guadagnato 500.000 dollari solo dal Fantafootball.

SportsLine ha dichiarato entrate per 11 milioni in questo settore e sta ottenendo ritorni significativi nella vendita di pubblicità legata alle Fanta Leghe: almeno per un milione di dollari. Alla faccia di chi si preoccupa di come far sopravvivere le testate giornalistiche online.

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7.3.03

Weblog? E' sottogiornalismo

Detta così, sembra in effetti una sintesi un po' forte del pensiero di Dave Green che sul Guardian Online scrive:

if you're going to write a weblog, why don't you (...) try to expand the field of human knowledge in some particular area? Or maybe make some attempt to indicate what each news story/ opinion piece/ rambling recollection is supposed to be before the reader is halfway through it? Otherwise, you're producing a form of subjective sub-journalism.

Ma più avanti, Green riconosce ai blogs un vantaggio, che il Blog Aggregator di Granieri ad esempio starebbe adeguatamente sfruttando:

Bloggers, you already have a moderately sophisticated semantic web right there in your pretty little heads. Why don't you use that to categorise what you're writing, at the time you're writing it, and save the rest of us the trouble?

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6.3.03

Iran senza veli

Molto interessante il dossier di Cultur-e sulla diffusione (soprattutto fra le donne) dei weblog in Iran. Tra questi, segnalo il contenuto di un paio di post tratti dal sito di Hossein Derakhshan:

Good old days of working
Staff of Arts and Entertainment section of now-banned newspapaer, Hayat-e No, are eating Sangac bread and Iranian cheese in the afternoon

Film critic arrested
Kambiz Kaheh and 4 other film crtics have been arrested according to the local media. I know Kambiz by person and I am sure he has no political agenda whatsoever, let alone acting as an opposition memebr. New reports suggest that he is under pressure to say that he was the head of a group "deceiving" young women.

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5.3.03

Piccola psicologia del Blog Aggregator

Giorni fa ho inserito sul Blog Aggregator l'"annuncio" di un post pubblicato su Fuori dal coro, duplicandolo. L'ho cioé promosso in due sezioni distinte, LibriCinemaGiornali e Tecnichedelweb-noblog (è possibile che da una sia stato tolto "d'autorità"?) poiché mi sembrava che afferisse a entrambe o quanto meno che l'una fosse complementare l'altra. Ho sperimentato così uno dei rischi/limiti della catalogazione, di cui si è discusso nei giorni scorsi. Tanto più grandi, se si vuole riproporre la suddivisione di un supergiornale, senza potersi permettere la flessibilità e il numero di sezioni o categorie di un giornale vero.

Qualche giorno prima ne avevo sperimentato un altro: la difficoltà di sintetizzare il senso di un post e di catalogarlo, visto che i miei sono raramente "informativi" ma nella maggior parte dei casi "argomentivi" (o di tessitura). Con settanta caratteri, talvolta capita di snaturare la forma molto spesso estemporanea e istintiva dei contenuti di alcuni weblog.

Leggo su Alertbox, a proposito di un libro sulla Captologia (sottotitolo: "I computer come tecnologia di persuasione"):
Persuasion in itself is obviously not new. What's different is that websites and other computerized designs are going beyond one-way rhetoric and becoming interactive. For most people, doing something is much more engaging and thus potentially more compelling and persuasive than passively receiving messages

Ho provato ad applicare queste considerazioni ai weblog e al Blog Aggregator in particolare e mi sono ritrovato di fronte a un paradosso. Molti di noi hanno scelto di dedicarsi a un blog perché lo hanno trovato uno strumento alternativo, a contenuto diretto, e proprio per questo apprezzabile. Hanno cioé pensato che fosse sufficiente occupare uno spazio in rete con le proprie idee e le proprie ricerche personali per dare un valore a questa esperienza. Ora, invece, si scopre che per ottenere un "ritorno" l'esistenza di un weblog non basta più, sono necessari dei meta strumenti: cataloghi, vetrine, amplificatori. Era proprio quello che volevamo?

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L'Evangelista dei Blog

Ho seguito con molto interesse dal primo giorno l'esperienza avviata ad Harvard con la creazione di un server per ospitare i weblogs della popolazione universitaria (chiunque abbia una e-mail del college). Per avviarlo, Dave Winer (che ho provato a contattare via e-mail per chiedere alcune informazioni, ma non mi ha mai risposto), fondatore di Userland, ha lasciato tutto ed è partito per Boston dove seguirà da vicino l'evoluzione del progetto.

In questa intervista a Newsweek, molto utile anche per chi voglia scoprire il suo percorso dal primo blog nel '96 alla collaborazione con Wired ecc., dice un paio di cose interessanti:

There's an interesting thing going on in North Carolina. All the political candidates running for Congress last year all had Weblogs. I think politics is going to be revolutionized by this. People are going to have to learn how to communicate with their constituents as people with minds.

(...)

I'm not teaching class at Harvard. My only purpose there is to evangelize, to help people get their blogs going.


Aggiornamento: Tao segnala che anche Stanford ha avviato un progetto simile.

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Espn, la tv nella tv

Musica lounge, immagini perfette. Peccato che non le voglia sentire né vedere nessuno e che, per visualizzarle, la memoria del PC sia costretta, volente o nolente, a salvare un'applicazione che le immagazina via via che vengono messe in rete. Tanto più perché sono spot commerciali! E' l'ultima trovata del sito di Espn.com, la principale tv sportiva americana.

Il sistema si chiama Espn Motion e dovrebbe consentire all'emittente (di cui la Walt Disney Company detiene una quota di maggioranza) di ridurre i costi del servizio gratuito di informazioni, attirando inserzionisti finora tiepidi sull'online ma molto interessati alla tv. Ma proprio questo mi lascia perplesso. Come scrive il New York Times:

Other ad buyers cautioned Espn to remember that peole go online to find information, not to view video passively.

I dati sono comunque interessanti:
  • Oltre 600 mila utenti hanno scaricato Espn Motion

  • Più di 1.5 milioni si prevede che lo facciano entro la fine di maggio

  • Espn ha avuto 16.5 milioni di utenti unici in gennaio, secondo ComScore Media Metrix

  • Sportsline.com ha avuto 8.3 milioni di utenti unici in gennaio

  • Sports Illustrated.com ha avuto 5.5 milioni di utenti unici in gennaio

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I blog dalla radio?

Leggo sull'Unità del 22 febbraio nella rubrica Onda su Onda di Alberto Gedda:

(...) Soprattutto dopo la diffusione della notizia dell'evoluzione del sistema delle "Ham radio", emittenti molto diffuse negli Usa (soprattutto negli anni Ottanta) e costruite a uso e consumo di piccole comunità che danno vita al proprio forum (detti oggi blog o weblog) in una circolarità del confronto e dell'informazione. Le vecchie "Ham" hanno ora a disposizione Hinterne (sic!), sistema multimediale a due vie, grazie al quale - ci informa Pier Andrea Canei sull'Espresso - "è possibile creare reti ad alta velocità che permetterebbero agli appassionati di esercitare questo hobby da protagonisti o da spettatori, ma anche di sviluppare applicazioni di pubblica utilità". In pratica, "si potrebbero allestire collegamenti in diretta da qualsiasi punto della rete a qualsiasi altro; non ci si limita a scrivere testi associandoli a link e, talvolta, a immagini, ma si diventa conduttori virtuali di programmi online a base di musica, immagini, audioclip e altro".

Nell'articolo è anche linkato il sito dell'Associazione americana dei radioamatori. Ma siamo proprio sicuri che, dal blog a Hinternet, le cose stiano proprio così?

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3.3.03

Vita da giornalista multimediale

Gianluca Pasini è una delle migliori firme del giornalismo sportivo in Italia e un personaggio straordinario. Da oltre un anno segue come inviato della Gazzetta dello Sport la Coppa America di vela e fra un’edizione e l’altra ha trovato il modo di partire come volontario per Kabul, lo scorso anno, poco dopo la fine della guerra.

Ad Auckland, anche favorito dalla differenza di fuso orario, Gianluca non ha lavorato soltanto per il giornale cartaceo, ma anche per il sito internet. Un’esperienza di integrazione che già alcuni anni fa era stato fra i primi ad avviare sul volley. Per i lettori di Fuori dal coro, gli ho chiesto di raccontare una sua giornata tipo, di spiegare come deve organizzarsi un giornalista moderno e multimediale, quali strumenti usa e in che modo. Questa è la mail che mi ha spedito ieri sera attorno alle 19, prima di cominciare la sua ultima giornata di lavoro neozelandese a seguito della vittoria di Alinghi. Credo sia molto interessante anche per i bloggers che, non essendo giornalisti, abbiano l'ambizione in qualche modo di diventarlo usando tutti gli strumenti della Rete.

Una volta c’era il blocco e la penna (o la matita) e, tornando in sala stampa, ci si avventava sulla macchina da scrivere (dalla Lettera 22 della Olivetti in su) e poi su un telefono (per dettare l’articolo in redazione) o, in tempi più recenti, sul fax per evitare le lunghe conversazioni con il dimafonista (la persona che registra gli articoli dettati e poi li tastierizza). Adesso il giorno (o la notte, a seconda del fuso orario) del giornalista è decisamente cambiato, di più se il suddetto, è questo il mio caso, lavora anche per il sito della testata che lo ha assunto.

Per il sito della Gazzetta il pezzo (termine gergale per definire l’articolo) è solo una parte della “produzione” e forse neppure la più importante, mentre per La Gazetta dello Sport, o per gli altri giornali tradizionali, è l’elemento centrale. Qui l’articolo è solo un supporto (notizie, racconti o interviste, in forma succinta) di quello che ci sta attorno: un audio, un video, o una fotografia particolare, oltre a ciò che arricchisce normalmente la pagina di un giornale cartaceo, come tabelle o infografiche.

Ecco che la giornata del giornalista, quindi, assume uno svolgimento diverso. Mentre prima sapevi di avere un solo tempo limite (la chiusura del giornale da mandare in stampa, fra le 22 e le 23.30 a seconda dei casi) qui hai almeno due sbarramenti. Oltre al quotidiano, anche un mezzo d’informazione che cambia costantemente e che costantemente va aggiornato, come è il sito. E per farlo, oltre al computer per scrivere e inviare gli articoli, servono: una telecamera digitale, un registratore (più o meno digitale) e una macchina fotografica sempre digitale.

Anche la fase di raccolta del materiale cambia. Se prima, appunto, bastavano una penna e un blocco per intervistare un personaggio, adesso devi sempre muoverti con telecamera e registratore, perché oltre a raccogliere le tue impressioni devi testimoniare quello che gli interpreti della tua storia hanno detto o fatto. Fermandoli su un pezzo di nastro (o altro) hai la possibilità quasi immediata di trasferire la loro faccia, le loro parole o i loro gesti, al lettore telematico.

Terminata la raccolta si passa alla fase della lavorazione (che per me in Nuova Zelanda arrivava nel tardo pomeriggio: ci sono 12 ore in più di fuso), prima la decodifica dei video (il programma usato è Abdobe 6.0) e poi quella degli audio (Goldwave e Real Producer), infine le foto. Poi c’è la fase di trasmissione che, a seconda dell’ampiezza del file (ma parliamo al massimo di qualche centinaio di kb), può essere effettuata via email o con un sistema interno al giornale (definito Tecnavia, simile all’Ftp).

Quanto tempo porta via tutto questo? Un paio d’ore tra raccolta, decodifica e trasmissione, ma il tempo è variabile a seconda della lunghezza dei file, del numero degli audio, eccetera. E poi, naturalmente, si comincia a scrivere…


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Musei: tutto il mondo è Paese

Analogie musicaliSempre a Madrid ho visitato una esposizione al Museo Thyssen-Bornemisza, dal titolo Analogie Musicali: Kandinsky e i suoi contemporanei. Bella e molto interessante, ma affollata da visitatori (non solo scolaresche e gruppi organizzati) vocianti ben oltre la soglia di sopportazione, da bidelle che si scambiavano rumorose opinioni sui turni di guardia appena resi noti e da radio gracchianti comunicazioni forse insignificanti. Non sono un fanatico elitario dei luoghi di raccoglimento dell’arte, ma ritengo sia comunque indispensabile osservare un minimo di rispetto per gli altri.

M. Sironi - Sintesi di Paesaggio UrbanoAvevo pensato la stessa cosa una settimana prima, quando ero andato a visitare un’altra mostra straordinaria sul Novecento Milanese, presso lo Spazio Oberdan di Milano. Mentre mi entusiasmavo per il verde plumbeo dei cieli dei Paesaggi urbani di Sironi, un telefono squillava ininterrottamente a un metro e mezzo dalla sala principale, gli inservienti al piano inferiore si urlavano improperi sulle ultime vicissitudini delle squadre di calcio, mentre una guida dava indicazioni a un gruppo di anziani convinta che fossero tutti sordi. Allora avevo creduto di essere capitato in uno dei luoghi meno indicati per la cultura. Mi sbagliavo, purtroppo.

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Noi, uomini del Ventesimo secolo

La scorsa settimana sono stato a Madrid per lavoro e sono passato un paio di volte davanti a Starbucks, la catena americana di bar-emporii del caffè dove per avere un cappuccino è necessario rispondere a un test sul Quoziente Intellettivo, resistendo alla tentazione di entrarci. Errore! Oltre al profumo di torrefazione e al ricordo piacevole di qualche scena di C’è posta per te, avrei potuto sperimentare l’angoscia così sinceramente e perfettamente descritta da William Gibson, il celebre scrittore creatore del cyberspazio e autore di Neuromante, nel suo blog.

Gibson racconta di come cerchi di tenere aggiornato il proprio sito durante i tour internazionali di presentazione dei suoi libri attraverso le stazioni Internet di Starbucks. E di quanto questo, malgrado l’entusiastica rappresentazione dei negozi della catena visitati nelle principali città del mondo, sia difficile.

In generale, mi ha colpito il disagio di Gibson nel tenere il passo con la necessità di garantire continuità alla propria presenza in rete. Quello che spesso avverto anch’io, quando non aggiorno i post di Fuori dal coro e vedo precipitare gli istogrammi dei contatti. Il 7 febbraio egli ha scritto qualcosa che può essere tradotta così:
Mi dispiace di non poter postare più spesso, ma mi sembra di essere un uomo troppo radicato nel Ventesimo secolo per riuscire a mantenere una presenza virtuale e nello stesso tempo viaggiare e incontrare gente in carne e ossa.

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1.3.03

Montalcino? No, grazie

La notizia rattrista la rumorosa mattinata del centro attraversato dal Rally Tutta Terra Siena. Silvio Berlusconi non acquista più il Castello medievale di Velona, con annessa una trentina di ettari tra boschi e vigne. Naturalmente, considerato il protagonista, la vicenda diventa leggenda. Perché non è accettabile che il venditore abbia ricevuto un'offerta migliore dei 18 milioni di euro proposti dal presidente del Consiglio. Né che a Berlusconi sia stata offerta una tenuta più economica. No. Scrive il Sole24ore di oggi:

Si sussurra di un insulto che "giovani no-global non identificati" hanno rivolto sabato scorso al presidente, arrivato in visita privata a Montalcino. (... Un gesto che il sindaco diessino Massimo Ferretti definisce..) "inqualificabile, di estranei alla città di Montalcino". Che invece "è pronta a ricevere Berlusconi a braccia aperte".

Orrore!

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Biblioteca di Alessandria: di tutto di più

Nella moderna Biblioteca di Alessandria ci sarà posto per tutti i libri stampati finora nel mondo, raggiungibili virtualmente con il click di un mouse. E' il progetto, intitolato Alexandria Library Scholars Collective, nel quale sono coinvolti ingegneri informatici e un artista americano.

Secondo il New York Times, (laddove si riuscissero a superare le difficoltà legali, tecniche e tecnologiche) questo progetto potrebbe rivoluzionare l'istruzione nei Paesi in via di sviluppo, dove le biblioteche spesso non esistono e l'accesso ai materiali è difficile da realizzare. Il software include aule virtuali, con sedie sulle quali sono scritte le iniziali degli studenti e luoghi dove è possibile scambiare informazioni.

Finora la Biblioteca ha scannerizzato solo 100.000 pagine a sua disposizione, in prevalenza testi medioevali arabi. Ma avrà accesso in futuro a un milione di libri della Carnegie Mellon University, partner dell'istituzione che rientra sotto il patrocinio dell'Unesco.

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L'arte del blog

Data DiariesRandom, rivista online sulla net.art, segnala il progetto di Cory Arcangel denominato Data Diaries. E' un diario di un mese di vita digitale dell’artista, realizzato archiviando i dati passati per il suo computer nel mese di gennaio che qui spiega:

Every so often an artist makes a work of art by doing almost nothing. No hours of torturous labor, no deep emotional expression, just a simple discovery and out it pops. What did Cory Arcangel do in this piece? Next to nothing. The computer did the work, and he just gave it a form. His discovery was this: take a huge data file--in this case his computer's memory file--and fool Quicktime into thinking it's a video file. Then press play. Your computer's memory is now video art. Quicktime plays right through, not knowing that the squiggles and shards on the screen are actually the bits and bytes of the computer's own brain. The data was always right in front of your nose. Now you can watch it.

Sono astratte e rumorose combinazioni di pixel in movimento. Un blog artistico, affidato a un computer.

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