Elaborazione grafica di Guido Nestola

25.4.05

25 aprile

Dice quel brav'uomo del sindaco di Milano, Gabriele Albertini (dal Corriere della sera di oggi), luminoso esempio di politico e amministratore:
Il centrodestra ha in parte ragione a disertare la manifestazione del 25 aprile perché c'è un'altra dittatura che non è stata adeguatamente cancellata dal pensiero di molti: la dittatura comunista. Mi dispiacerà vedere le bandiere rosse, vorrei vedere tutti tricolori
Non potendo partecipare alla manifestazione di oggi pomeriggio, io mi adeguo quassù.

Per chi riesce a leggere in tempo questo post, invito a vedere un documentario che sarà trasmesso questa sera alle 23 da History Channel, dal titolo La sottile linea brasiliana, sulle truppe brasiliane che liberarono le colline modenesi.

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21.4.05

Api di quartiere

L'Ape MalandraIl giovedì mattina si ferma davanti al Parco Solari, sul lato di via Foppa, a pochi passi dalle strisce pedonali. E’ l’Ape Malandra, un’Ape nel senso del mini-furgoncino della Piaggio, abbigliato, è il caso di dirlo, come una bancarella elegante. Sul retro, sono appesi e piegati magliette, scarpe, pantaloni per bambini, camicette e gonne colorate per le donne. Insomma, è un negozio ambulante il cui target è rappresentato dalle signore bene milanesi (e la Zona Tortona è entrata da poco tra i quartieri che le ospita), ma non solo: è una sartoria su tre ruote che vende il "pronto" e raccoglie le richieste degli acquirenti per far modificare ogni oggetto a piacimento, eventualmente con visite a casa.

L’idea mi è sembrata originale (la foto da cellulare non le rende giustizia), ma ho scoperto che è vecchia di cinque anni ed è supportata da un cartoncino promozionale sul cui retro è stata fotografata una vera e propria rassegna stampa. Me lo ha mostrato Veronica, che, oltre a vendere per strada, fa da pierre di questa iniziativa lanciata da Valeria Ferlini, titolare di uno spazio di moda bimbi in via Montenapoleone. L’Ape Malandra ha alcune sorelle raffinate che girano tra Cortina, Forte dei Marmi, la Brianza e Salina, e affida parte dei lavori di sartoria al laboratorio creato all’interno del carcere di San Vittore.

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Milanesi

Semplicemente Jury - La presentazioneHo ringraziato un po’ di persone, lunedì sera, che hanno contribuito alla realizzazione dell’operina, come si fa con i titoli di coda (nella foto, gentilmente rubata all’agenzia Omega, gli autori del libro nel corso di una gag). L’editor, la p.r., i fratelli della Gazzetta, il maestro di Jury e poi un amico speciale che, durante la stesura, mi ha mandato una bellissima mail. «Sembra che Jury sia seduto accanto a me sul divano e mi racconti la sua storia a bassa voce», mi ha detto. L’ho riferita agli 800 spettatori del Teatro Dal Verme, aggiungendo: «Non è solo un complimento affettuoso, ma in un momento di sport urlato, violento, oltre i confini della civilità e dell’educazione, un meraviglioso riconoscimento alla carriera di Jury». A distanza di qualche ora, ho pensato di essere stato un po’ retorico, di aver parlato troppo forse. In fondo, non fosse stato per la pioggia di petardi a San Siro, uno dei quali aveva colpito il portiere del Milan in casa dell’Inter, Milano è riconosciuta come città civile, metropoli di un’Europa avanzata. Sì, ho concluso: ho parlato troppo.

Martedì sera ho accompagnato il mio splendido nipotino al Teatro Studio, per assistere alla prima di Michele Strogoff, con le marionette di Carlo Colla. Spettacolo stupendo, scene bellissime, costumi multicolori e di una perfezione che non si può più definire di alto artigianato, bensì di pura arte. Purtroppo, alle mie spalle, alcuni genitori che avevano scaricato i figli nelle prime file (peraltro, amici dei marionettisti!) hanno chiacchierato, riso, commentato i cavoli propri rumorosamente per tutto il tempo. Prima che cominciasse l’ultimo quadro, mi sono girato e ho detto a uno di loro, occhialuto e largo come Gerry Scotti: «I bambini sono un pochino più educati». Sul momento, ha taciuto; pochi istanti dopo, ripresosi dallo stupore, mi ha gentilmente dato del deficiente. Poi, naturalmente, guadagnando l’uscita, ha preso a insultarmi («Sei un idiota» e io «Grazie, va bene». «E ti fa dare dell’idiota davanti al bambino?» e io «Sì, va bene». «Chiamami quando vuoi, così ti dò dell’idiota perché sei un idiota» e io «Buonasera, grazie) e ha continuato, dicendomi: «La prossima volta, te li dò io i soldi per andare da un’altra parte». Ho avuto l’infelice idea di mettere mano al portafogli e dirgli che, se aveva bisogno, glieli avrei dati io i soldi. Lui, sempre più simpaticamente, mi ha risposto: «Cosa prendi il portafogli, da lì puoi tirar fuori solo la tessera di povertà». Milanese nell’indole e nella profonda, ignorante, interiore, pezzente inciviltà. Lunedì sera ho parlato troppo poco.

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17.4.05

E.reporter

Arte giapponese per la LexusSenza saperlo, con le foto scattate dal cellulare durante il Fuorisalone, come quella qui a fianco tratta da un'incredibile esposizione dentro il Teatro dell'Arte riempito di nebbia per presentare il legame fra arte giapponese e "automotive" (insomma, la ditta automobilistica Lexus), ho fatto l'e.reporter, un'iniziativa organizzata dall'Unità di Ricerca D.com della Facoltà del Design e il master in Photodesign di Poli.design. Questa è la galleria degli studenti.

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16.4.05

Parola d'ordine: eventi

Foto 1 - Parco della TriennaleGiovedì notte a San Siro, ieri sera in giro per la Zona Tortona. Mi sono immerso anch'io nella folla degli eventi del FuoriSalone, andando a scoprire tra l'altro le sculture realizzate da alcune grandi firme (foto 1 - 3) per la riapertura del Parco della Triennale. Prima con entusiasmo, poi con crescente scetticismo, infine con il desiderio di trovare una... cucina vera, tra tanti mobili, che preparasse due spaghi al dente.

Foto 2 - I sassi di SottsassEntusiasmo per quella sensazione di apertura, di democrazia glamour che provi attraversando indenne porte d'accesso, sbarramenti stampa e parrucconismi tipici di altri ambienti. Nei cinque giorni del design milanese, entri dovunque, visiti tutto, non senti differenza tra alto e basso, tra chi studia il dettaglio e chi va a curiosare. E' proprio a questo punto, però, che lo scetticismo comincia a montare. Più vai in giro, più ti rendi conto che chi va a curiosare lo fa essenzialmente per esserci, per occupare uno spazio, per soddisfare un'esigenza di svago, una necessità di socializzazione in una città che offre poco e fa pagare tutto. Insomma, per uscire, punto e basta.

La zona attorno a San Siro, giovedì a mezzanotte, era un tappeto di bottiglie di birra vuote, un immondezzaio, con una bella aria da fumo... passivo. Attorno all'una, andando via, sono passato davanti a una sala nella quale si era appena concluso un evento. L'unico oggetto superstite era un enorme vaso dal quale spuntavano dei fiori finti (probabilmente parte dell'arredamento dello stadio): in fila, ordinatamente, decine di ragazze e ragazzi aspettavano il loro turno per sfilare un fiore a testa e portarlo a casa come souvenir. Altri commentavano, urlando sopra la musica di Arto Lindsay e di un gruppo di percussionisti brasiliani: "Non c'è niente da mangiare, per bere si deve pagare. Ma che cazzo siamo venuti a fare?"

Foto 3 - Skybaby di Fabio NovembreAppunto, perché? Che cosa muove tutta questa gente, che cosa si legge sotto lo spartito del sound accattivante degli eventi sparsi, quale Milano viene fuori dalle opinioni dei visitatori, ma anche di chi a vario titolo partecipa direttamente alle manifestazioni?

Mesi fa, quando sembrava che ci fosse la possibilità di trasferirmi e lavorare per un quotidiano bolognese di nuova pubblicazione (poi mai più avvenuta), discussi con un collega di un giornale concorrente dell'enorme fermento artistico underground di quella città. "Aigi" mi disse: "E' vero, qui accade tanto. Ma nessuno riesce a spiegare che cosa". Sfogliando il dorso milanese del Corriere della Sera, giovedì, ho pensato che chiedere a Camila Raznovich, emergente personaggio televisivo, di tenere una rubrica sulle notti milanesi fosse un'ottima idea per capire dall'interno tendenze, linguaggi, orientamenti. Ho letto fiducioso l'esordio (tutto minuscolo):
A fine giornata, intorno alla mezzanotte, trovo rifugio nella solitudine della mia macchina, i Coldplay come colonna sonora, passo per via savona, centro nevralgico del "coolness milanese" e mi viene in mente che è iniziato il salone del mobile, che c'è la maratona dei dj: ohmiodio, la città è già un delirio, per tutta la settimana non si trovano taxi, i commessi sono più stressati del solito, c'è la consueta invasione di giap col loro passo corto ma spedito, ci sono feste, vernissage, eventi, mostre, concerti, happening... ogni stagione ci si inventa anche un termine nuovo per stupire e assicurarsi la milanodabere. Che bellezza circolare col finestrino abbassato, godere della primavera che nonostante tutto già aleggia nell'aria, vedere i locali che si aprono e i ragazzi che invadono i marciapiedi, gli alberi fiori della circonvallazione che riescono a colorare una città altrimenti grigia.
Che bellezza sapere che tutto ciò esiste e che io me ne vado a letto!
No, dico, ma sei scema? Fossi stato in Giangiacomo Schiavi, il capo delle cronache milanesi del Corriere, avrei alzato il telefono e avrei chiamato Camila venerdì, di prima mattina, visto che è andata a dormire presto. L'avrei ribaltata seduta stante e le avrei detto una frase sola per chiudere la conversazione e la collaborazione: "Abbiamo perso un'altra splendida occasione". Camila, per tacere; Milano, per capire.

Servono interpreti credibili, attendibili, vicini a ciò che accade, molto vicini. Non necessariamente sociologi o antropologi, musicologi o critici d'arte. Basterebbero semplici decrittatori di linguaggi, gente comune semplicemente curiosa delle trasformazioni in atto, che usa quei linguaggi o cerca di capirli, stando dentro i fenomeni. Che possano essere i blogger?

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14.4.05

Non è un reality

Chi può (e non ha nient'altro da fare...), si sintonizzi su Sky Sport 1 o domani (venerdì 15) a mezzanotte oppure sabato alle 18. Si parla dell'operina con gli autori: sì, insomma, sarò in video e reciterò me stesso.

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La città degli eventi

Foto 1 - Wear a plantLa tribù del design si muove in piccoli branchi, assemblati per appartenenza etnica (in prevalenza giapponesi, of course), affinità estetica della montatura degli occhiali o per gradazione alcolica. Ha imparato a servirsi del metrò e dei mezzi pubblici milanesi, malgrado siano quanto di più inospitali un cittadino occidentale medio possa immaginare. Regola le proprie esigenze alimentari in funzione dei cocktail e dei party disseminati in città. Ma soprattutto fa tutto questo di sera. Al mattino, dorme.

Foto 2 - Riva-Calzoni: Triennale, Entrez lentementEd è quello il momento per scovare, in assoluta solitudine e circondato dalla disponibilità quasi adorante di hostess e addetti stampa alla ricerca di qualcuno con cui parlare nel deserto milanese, idee e oggetti bizzarri (come la T-shirt intitolata "Wear a plant" con pianta, terra inaffiata e vaso in plastica reali e realmente applicati della Foto 1). Ma soprattutto per andare a scoprire scorci nuovi di Milano, i segni tangibili della trasformazione della città, dal di dentro: i cortili generalmente chiusi agli sguardi della quotidiana normalità, le facciate nascoste di vecchie costruzioni rigenerate come fossero cattedrali moderne di una vivibilità moderna generalmente destinata a uso di uffici.

Foto 3 - Riva-Calzoni: Interno Savona - WallpaperE' il caso della Riva-Calzoni, una fabbrica di turbine chiusa e inattiva da tempo, suddivisa in lacerti alcuni dei quali sono stati abbattuti e ricostruiti oppure direttamente riadattati. Nella Foto 2, il lato che affaccia su via Solari contiene oggi un enorme padiglione della Triennale nel quale è ospitata la mostra Entrez lentement. La Foto 3 è stata ripresa invece dal lato interno della palazzina che si espone su via Savona e in questi giorni è occupata dall'ospitalità della rivista Wallpaper.

Foto 4 - Riva-Calzoni: Antichi InterniNella foto 4 (scattata infilandomi da una porta esattamente di fronte alla palazzina di quella precedente), invece, quello che resta della vecchia struttura che attende progetti e interventi. Sul lato destro della foto, da ingrandire cliccando sopra per ottenere la dimensione reale ottenuta in qualche modo dalla fotocamera del telefono cellulare, si nota un cumulo di macerie nel quale c'è ancora qualche mattone di legno spesso, circa 10 centimetri e lungo alto il triplo, di cui si componeva, così mi racconta un'amica che in quell'azienda ha lavorato per 7 anni, la pavimentazione della struttura centrale nella quale avveniva il montaggio delle turbine e arrivava a un'altezza massima di 17 metri.

Se non fosse stato per la Fiera del Mobile e i tanti eventi collaterali forse non sarei mai riuscito a penetrare così in profondità dentro un pezzetto, non lontano da casa mia della città. Né credo che ne avrei facilmente letto (tanto meno credo che riuscirò a farlo) sui giornali che si occupano della cronaca locale. E' più facile occuparsi della superficie, trascrivendo in bella copia qualche comunicato stampa inzeppato di termini specialistici inglesi oppure raccontando l'atmosfera glamour dei parties più frequentati e dei loro frequentati che martedì si imbarcheranno su qualche volo per la Scandinavia o la Corea e torneranno, chissà, tra un anno o forse più, che descrivere come Milano stia comunque muovendosi, trasformandosi, ricomponendosi e ridestinandosi, anche se la sua vetrina - l'Amministrazione comunale, i grandi marchi, la Scala, ecc. - sembra sempre più imbalsamata e immobile.

Ecco, questo potrebbe essere un tema interessante e di stringente attualità a cui dedicare uno di quei blog locali di cui si discuteva poco più di un anno fa ma di cui mi sembra si sia nel frattempo persa traccia: informazione sul campo, architettura da neofiti, sociologia semplice ma sincera, ma il tutto basato su dati di fatto e sulla storia, passata e presente, di luoghi e persone.

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13.4.05

Aperitivi e design


Si riconoscono (foto 1) dalle borse a tracolla, dagli occhiali trendy, dai pantaloni dal taglio molto morbido. Si identificano dalla quantità industriale di vino e di cocktail che sorseggiano amabilmente dalle 18 in su, davanti a locali di ogni genere, facilmente riconoscibili per un segnale rosso davanti all'ingresso.

E, soprattutto, per gli innumerevoli bicchierini di carta (foto 2, entrambe scattate martedì sera alle prime oopening night, rigorosamente in english) che adoperano a vario titolo (per bere, per depositare cenere e mozziconi oppure candele a effetto fusion). E' il popolo del design che ha occupato silenziosamente, elegantemente, Milano, su un soffuso tappeto musicale "ambient".

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E sono soddisfazioni


Vetrina della Libreria Hoepli, a pochi passi dalla Scala di Milano (foto scattata con il cellulare). L’operina appare in tutto il suo splendore in ottima compagnia, in mezzo a:
  • Come cominciare a surfare

  • L’arte dell’Aikido

  • Il grande Golf

  • Il meraviglioso mondo delle Harley-Davison.
Sarà presentato lunedì 18 al Teatro Dal Verme di Milano da Candido Cannavò (che a sua volta sta scrivendo un altro libro su alcune storie di disabili, mentre suo figlio è in cammino lungo la Via Francigena e ogni giorno si collega con RadioTre) e Lella Costa che ne leggerà alcuni brani (oltre a essere una straordinaria attrice, ha anche un gran fegato!). Jury, Matteo Morandi e le ragazze della ritmica si esibiranno nella serata che sarà presentata da Andrea Fusco.

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