Elaborazione grafica di Guido Nestola

29.5.05

Più che un dovere


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22.5.05

Senza scampo

Sette del mattino, aeroporto di Linate. Il volo per Roma è in ritardo di un'ora. Ho gli occhi gonfi di sonno, non sono ancora pronto per leggere. Vorrei riposare, ma qualcosa me lo impedisce: il rumore di sottofondo, ben più di un brusio. Mi guardo attorno e mi rendo conto che sono circondato da video a circuito interno, impostati a volume non altissimo, ma tale da non riuscire a evitarli. Sono piazzati in maniera strategica, in modo che da qualunque punto della hall si sia costretti a sentire e, di conseguenza, a guardare. Non c'è una zona d'ombra. Non c'è scampo: o sei tv o niente.

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18.5.05

I santi del diario

Non so se sia solo autocelebrazione (e se così fosse, in fondo, ogni tanto non guasterebbe). Credo invece di aver trovato in questo momento nel blog uno strumento che mi garantisce di ritrovare un po' del mio vissuto tra qualche tempo: un ricordo sicuro, digitale, rintracciabile più facilmente di un pensiero o di un appunto vergato su un quadernetto che chissà dove, come e perché potrei perdere un giorno. Ha scritto Norma Rangeri qualche settimana sul Manifesto, a proposito di uno spettacolo di Celestini trasmesso in tv:
Come spiega Ascanio Celestini nel suo monologo romanesco, il diario è come il calendario, dove per uno stesso giorno ci sono tanti santi in concorrenza, ma solo uno alla fine avrà il nome stampato. Succede anche con i ricordi: devi scegliere. E la pagina scritta sotto l'impulso del momento ha la forza del fotogramma che ferma il dettaglio rendendolo per sempre contemporaneo.
Ecco, ho la presunzione di credere che questi miei dettagli contemporanei e particolari, individuali, di un'esperienza umana e professionale, quale è stata la realizzazione dell'autobiografia di Chechi possano essere anche universali, siano comunque testimonianza di una piccola grande storia che appartiene a tutti.

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Folla

Jury alla Fiera di TorinoLo ammetto, ho corso il serio rischio di montarmi la testa... di riflesso. Il bagno di folla che ho fatto con Jury Chechi alla Fiera del libro di Torino, come testimonia la foto qui accanto scattata mentre il ragazzo è preso d'assalto nello stand della Mondadori per gli autografi, è stato incredibile: almeno 400 persone inchiodate sulle sedie per cinquanta minuti al Caffé letterario a bersi (è il caso di dirlo) le sue risposte, le nostre gags, il piacere che continuiamo a condivire nel raccontare, adesso a voce fino qualche settimana fa attraverso le pagine dell'operina, la sua storia.
Italian Bookshop a LondraPoi è arrivata una foto via MMS, l'altra di questo post, dal mio amico Valerio Piccolo che, di passaggio davanti all'Italian Bookshop nel cuore di Londra (7 Cecil Court WC2N, Charing Cross), ha notato la copertina esposta in vetrina. E l'emozione è diventata un gongolìo costante!
In casa editrice ammettono che, tra la presentazione ufficiale di Milano e quella di Torino, raramente avevano ottenuto un successo di vendite dirette pari a questo. Sveva Casati Modignani, la loro autrice best-seller, sembra sia stata in passato al di sotto delle nostre cifre. Jury ha un seguito enorme, grazie alla sua simpatia naturale, al suo essere davvero un uomo normale dotato di una determinazione spaventosa. E' uno showman nato, ma nel frattempo è stato capace anche di dare uno spessore intellettuale e umano al personaggio mediatico che i suoi risultati hanno inevitabilmente costruito. Chi sarà a Firenze, per NU, e sabato riuscirà a staccarsi per qualche minuto dalle sue frequentazioni webloggistiche, potrà rendersene conto: Chechi sarà intervistato da Emanuela Audisio.

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14.5.05

Certi giorni

Ci sono giorni che è difficile spiegare. A meno che non trovi le parole di qualcun altro che illuminano la strada da far percorrere agli altri. Quelle di Eduardo Galeano, per esempio, che apre con questa epifania un libricino che sto amando pagina dopo pagina, Il libro degli abbracci - Sperling&Kupfer, come non mi accadeva da gran tempo:
Il mondo
A un uomo del villaggio di Neguà, sulle coste della Colombia, accadde di salire fino in cielo.
Al suo ritorno, raccontò. Disse che di lassù era stato a guardare la vita degli uomini. Disse che siamo un mare di fuocherelli.
"Il mondo è fatto così", rivedlò. "Un mucchio di gente, un mare di fuocherelli".
Ogni persona brilla di luce propria in mezzo a tutte le altre. Non esistono due fuochi uguali. Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi di tutti i colori. C'è gente di fuoco sereno, che non si cura del vento, e gente di fuoco pazzo, che riempie l'aria di faville. Certi fuochi, fuochi sciocchi, non fanno lume né bruciano. Ma altri ardono la vita con tanta passione che non si può guardarli senza strizzare gli occhi; e chi si avvicina va in fiamme.

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Acqua pe sta terra

acqua pe sta terraQuattro giorni in Toscana (e forse ne scriverò se/appena mi brucerà di nuovo il sacro fuoco per il blogging) per ricaricare le batterie. Paesaggi bellissimi, reali ben più che da cartolina, campagna fonda, greggi che attraversano la strada, un coniglio selvatico che al tramonto tenta il suicidio sotto le ruote dela mia macchina. Ritorno a Milano e ritorna l'inquietudine. Mi sfugge il tempo, ho la testa affollata di idee in un'ora di punta, piena di progetti che difficilmente riuscirò a realizzare, e mi accorgo che al vecchio sogno del buen retiro nel cuore interno dell'Italia oggi è venuta meno qualcosa. Non so se sia il buio delle otto di sera in cima a quelle colline, il fatto che lì non ci sia un cinema nel raggio di 25 chilometri, o l'esistenza di un interessante Teatropovero che però agisce semel in anno. Non so se sia l'angoscia di dover tornare al metrò quotidiano, ai clacson delle sette del mattino, all'incrocio pericoloso che ogni notte consuma almeno una vita.

acqua pe sta terra - backstageNon so, eppure manca qualcosa. L'acqua, ecco l'acqua. E le parole giuste per descriverne le suggestioni. Le hanno trovate i Sud Sound System, in una canzone, "Ciao mare", il cui video mi aveva entusiasmato prima di partire, per il ritmo reggae, per gli sfondi salentini in cui mi ritrovo, le strade sterrate, le case basse, le spiagge corrusche, gli ulivi, la luce. Fa parte di un cd nuovo, che ho assaggiato sul loro sito e che ho deciso di comprare, e a un certo punto dice:
Ci ha cresciutu annanti a mare la ndore mai se ne scerra
ci ene te la campagna sape li sapori bueni te la terra
ca quandu se ne llontana lu ricordu sempre li torna
perché lu postu te du ieni intra la vita toa te segna
cussi comu l'amore segna lu core te ci se ama
tantu forte quantu la luce te lu sule te la matina
ca nu ne pueti fare a menu perché ete iddrha sempre la prima
ca te tae la forza cu se camina
(Chi è cresciuto davanti al mare l'odore mai dimentica
chi viene dalla campagna conosce i sapori buoni della terra
che quando se ne allontana, il ricordo sempre gli torna
perché il posto da dove vieni dentro la vita ti segna
così come l'amore segna il cuore di chi si ama
tanto forte quanto la luce del sole del mattino
ce non ne puoi fare a meno: perché è lei sempre la prima
che ti dà la forza di camminare)
E il refrain, cantabilissimo e appassionato, aggiunge:
Salutame lu mare
tilli c'aggiu turnare
percè aggiu costruire
nu nidu pe nui doi
(Salutami il mare
digli che devo tornare
perché devo costruire
un nido per noi due)

Salutame lu ientu
tilli ca pe tie cantu
se passa te qua mera
me porta a basciu atie
(Salutami il vento
digli che per te canto
se passa da queste parti
mi porta giù da te)

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2.5.05

Omissis

Arrivo in ritardo, ma non trovo affatto inutile reiterare il valore eccezionale dell'operazione giornalistica di Gianluca Neri che ha rivelato il contenuto degli omissis della relazione da parte della commissione d'inchiesta statunitense sulla morte di Nicola Calipari. Lo faccio con orgoglio da blogger, da estimatore di Gianluca e condividendo il suo iniziale fastidio per le omissioni della stampa nei suoi confronti nel citare la fonte della rivelazione (diventata poi attenzione senza confini: ho appena visto l'intervista del Tg3).

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