Elaborazione grafica di Guido Nestola

29.8.03

Il tempo dello Stato

Le centinaia di morti anziane dell'estate ha fatto riflettere i francesi e ha spinto il primo ministro Raffarin a proporre a chi lavora di dedicare il salario di una giornata di ferie a chi è vecchio, abbandonato e povero. L'idea è sufficientemente demagogica perché oltralpe ci si interroghi per ora soltanto su quale sia il giorno giusto da scegliere tra le festività nazionali e religiose. E fa dire a Krzystof Pomian, uno storico che ha studiato la rappresentazione del tempo nell'Occidente, in un'intervista a Liberation:
Lo Stato è il proprietario del tempo, almeno in Europa, al punto che può istituire e modificare a suo piacere il calendario delle feste. Inoltre, beneficia di un forte attaccamento sociale: il ritmo del tempo è essenziale per la coesione sociale, e il consenso si stabilisce su queste feste. Questo tipo di calendario divide l'Europa in due "civilizzazioni", pur in presenza di feste comuni: una cattolica, con una predominanza di feste religiose, con un gran numero di giorni improduttivi; e una protestante, in cui i giorni festivi sono minori, poiché la Riforma, dal XVI secolo, ha abolito il culto dei santi e i riti mariani (...) e l'etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber hanno affermato una cultura del lavoro e del denaro che limita di fatto i giorni di festa.

| Home | scrivi a Carlo Annese


28.8.03

Coincidenze

Dopo New York, ora anche Londra è nel blackout.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Attraverso

Gianmaria Testa è uno dei pochi artisti della canzone che ami le collaborazioni con le altre arti, le cerchi addirittura, in una contaminazione continua. Per il Festivaletteratura di Mantova, è uno dei cinque protagonisti di Attraverso (Produzioni Fuorivia), tutti insieme per far diventare spettacolo le pagine di Erri De Luca. Che parlano d'amore, ma anche dell'Italia malata di oggi.

In scena il 5 e 6 settembre al Teatro Ariston. Gli altri? Il violoncellista classico Mario Brunello, il clarinettista jazz Gabriele Mirabassi, l'attore-autore Marco Paolini e lo stesso Erri De Luca.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Un lavoro da donne

Due domeniche fa, quando ero negli Usa, ho visto su Hbo la puntata numero 83 del 6° anno di Sex and the City. Il titolo era "Il diritto di una donna per le scarpe". La serie mi è sempre piaciuta, anche se contiene smaccati riferimenti pubblicitari. Questo episodio, ad esempio, è interamente dedicato ai sandali di Manolo Blahnik, quegli strumenti di tortura sottili e delicatissimi, celebrati da Guia Soncini in vari articoli sui settimanali femminili. E, andando sul sito, cliccando su Scrapbook, non immaginavo di trovare persino i riferimenti ai locali citati o nei quali addirittura sono state girate alcune scene.

In Italia, credo che non sia stata ancora superata la seconda serie. Ma sin dall'inizio ho pensato che il personaggio di Carrie, che ha una rubrica su un giornale di New York su che cosa significhi essere donna single nella capitale, potesse influenzare gli spettatori e soprattutto le spettatrici sulla scelta di diventare giornalista. In realtà, non credo che dipendano da questo i risultati di un'indagine statistica condotta dall'University of Georgia, secondo la quale negli Stati Uniti il 64% degli studenti universitari di giornalismo e comunicazioni di massa nel 2002 era composto da donne.

In realtà, anche negli Usa, il giornalismo rimane un mestiere prevalentemente maschile: rispetto al 64% di studentesse, in redazione solo il 34% è costituito da donne che trovano impiego in prevalenza in magazine (settimanali o mensili) che consentano loro di seguire la famiglia e mantenere una parvenza di vita "normale".

In un'altra indagine dello scorso anno, circa la metà delle donne giornaliste in quotidiani erano in attesa di cambiare giornale o di lasciare il settore, rispetto al 33% della controparte maschile. Le donne, in generale, sono meno soddisfatte di quello che fanno e delle loro mansioni nei giornali di quanto non siano gli uomini.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Calzini classici

La storia era raccontata sulla prima pagina del Times di martedì (a pagamento sul web). Scavando a Southwark, nei pressi dell'area dove un tempo si sarebbe trovato un tempio, gli archeologi hanno scoperto una statua romana fatta risalire al 200 d.C.. Il personaggio raffigurato, Marzio Camulo, indossava dei calzini sotto i sandali. Quello che oggi sarebbe considerato un obbrobio, una classica cafonata degna di qualche tedesco senza il benché minimo gusto.

Camulo operava fra l'attuale Nord della Francia e la Gran Bretagna e probabilmente usava i calzini per ripararsi dal freddo. Ma il fatto stesso che ne conoscesse l'esistenza può voler dire che nell'antica Roma era considerato normale produrli e indossarli. Questa scoperta ha delle ripercussioni notevoli sul modo in cui finora abbiamo guardato alla civiltà romana o ai miti di cui la letteratura latina e greca hanno narrato. Provate a immaginare gli eroi omerici, scrive un opinionista del Times, i piedi alati di Ermes Mercurio o il tallone di Achille avvolti in un paio di calzerotti di lana. Quanto basta per distuggere un mito.

| Home | scrivi a Carlo Annese


27.8.03

Christian Rocca mi conosce

Nel ReNoSubject (segnalato anche da Leibniz) fra Luca Sofri e Christian Rocca, che sarà pubblicato su Max di settembre, il secondo discetta sulla corrispondenza dei numeri di maglia nel basket. Scrive:
Il 5, spesso un mancino, era uno serio, quadrato e con i piedi per terra. Ti potevi fidare del numero 5.


Io non sono un mancino, ma per il resto ho avuto, sono sempre stato e mi sento un numero 5. Nel basket e nella vita. Difendevo forte come un cretino, su qualsiasi tipo di avversario dalla guardia al pivot, mentre gli altri facevano fatica a piegare di due gradi e mezzo le ginocchia; andavo sempre a rimbalzo; cercavo l'assist o comunque, se potevo tirare, passavo agli altri; salvo poi, quando il numero 7, un mancino di straordinario talento e pure con i capelli rossi, si faceva buttar fuori per 5 falli nelle partite che ci avrebbe dovuto far vincere, tenere la baracca negli ultimi minuti anche in attacco.

Piccola proposta: organizziamo il prossimo raduno dei blogger in un playground.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Gente di Serie B

Venti, ventidue, ventiquattro squadre. L'Italia si sta spaccando sulla serie B di calcio. Ma perché è così importante farne parte? Lo spiega incidentalmente Marco Maugeri nella recensione apparsa ieri sulla prima pagina culturale de l'Unità di una raccolta di racconti: Bambini daun (nel senso di foggiani), di Dino Mimmo, pubblicata dalla Palomar:
I bambini daun della serie B girano a vuoto dalla mattina alla sera: non gli è concesso un solo grande momento, non hanno una sola speranza di vivere una giornata di quelle che meritano di essere ricordate, non hanno diritto a un posto da favola, o a una donna come si deve. Ma così facendo rischiano, loro malgrado, la perfezione. La serie A infatti è uno strano mondo. E' fatta di parole complicate, di fallimenti minimi, di quotidiani accordi con il proprio destino. Nella serie B tutto è invece più chiaro: lì la perfezione, il fallimento e il destino sono la stessa identica cosa.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Pastasciutta norvegese

Credo sia una delle regole fondamentali per fidelizzare la clientela: realizzare lo stesso format di negozio in qualunque posto, in due metri quadrati come in cento. Waterstone's, grande catena di librerie americana, è riconoscibile ovunque, in un centro commerciale di periferia come in un angolo di un aeroporto. Ha gli scaffali di legno scuro nei quali i libri sono disposti nello stesso identico ordine, la moquette è color smeraldo, i banconi sono alla stessa altezza e con l'esposizione perfettamente visibile. Ogni volta è come entrare in casa, nella propria casa, dove si sa sempre dove trovare l'interruttore della luce appena si chiude la porta alle spalle.

Pensavo alla Feltrinelli, la nostra catena libraria monopolista. L'idea è comune, ma la disposizione (il format appunto) varia a seconda dei luoghi, degli spazi e dei direttori dei singoli negozi. In generale, con un disordine abbastanza diffuso, senza precisi punti di riferimento. Insomma, quando entro nello store di piazza Piemonte o in quello in Galleria, a Milano, non saprei mai dovrei trovare l'interruttore per la luce con sicurezza.

E anche se i libri spesso illuminano di luce propria, c'è bisogno di un interruttore o una fonte di luce indotta. La Repubblica di ieri, nelle pagine milanesi, pubblica un'intervista con Roberto Denti, titolare della Libreria dei ragazzi, in via Tadino 53, che domani riaprirà con un format rinnovato: un po' di luce in più (appunto) ottenuta da un paio di nuove vetrate ed esposizioni più ampie.
- E quando si dice che i bambini di oggi non leggono?
"Io rispondo che i bambini norvegesi non mangiano gli spaghetti".
- E che c'entra, scusi?
"C'entra eccome. I bambini norvegesi non mangiano spaghetti perché non li mangiano neanche i loro genitori. Quindi non sono abituati a farlo, né hanno l'idea di imitare gli adulti come fanno sempre i bambini. Allo stesso modo i bambini italiani, non vedendo i genitori leggere non sono abituati a farlo: quindi perché dovrebbero?"


| Home | scrivi a Carlo Annese

Goleador di Coppa

L'altra mattina, alle 7 o poco più, aeroporto di Los Angeles. Supero i controlli di polizia con Jury Chechi, entriamo nel terminal della Delta: lui partirà per New York, io per Atlanta, alla stessa ora. Ci sediamo a un bar per far colazione, siamo cari amici da anni, diciamo almeno 10, dal suo primo oro mondiale agli anelli. Poco lontano da noi, attira il mio sguardo un signore baffuto con un enorme, altissimo cappellone avana da cow-boy. E' in attesa di un volo, s'alza, s'agita, si risiede, cerca qualcosa in una borsa. Finalmente la trova, si alza di nuovo e si accosta a un altro signore con una camicia hawaiiana molto sobria, sfondo azzurro e disegni floreali. Anche questo ha i baffi, ma non un cappello così buffo. I baffi sono...

"Ehi, Jury, ma quello è ... ma sì è lui..."
"Ma figurati".
"No, no. E' proprio Phil Jackson, l'allenatore dei Lakers".


L'allenatore stravincente della Nba, l'uomo che ha fatto prevalere la filosofia Zen alle bizze di Shaquille O'Neal e Scottie Pippen (ma non ha evitato che Kobe Bryant si mettesse nei guai), il tecnico che ha trasformato il talento planetario di Michael Jordan in una macchina da vittorie è lì davanti a noi e legge Usa Today. O meglio, era davanti a noi. Perché il cappellone adesso copre la visuale: gli ha messo sotto il naso un foglio di carta e gli tende una penna. Un autografo non si nega a nessuno, nemmeno alle 7 del mattino.

"Ti immagini se andiamo lì e gli dico: Scusi, mister Jackson, sa chi è questo omino con i capelli rossi? Il campione olimpico degli anelli. Lei avrà vinto tutti i titoli Nba che vuole, ma ce l'ha un oro alle Olimpiadi? Se vuole, le faccio fare un autografo", dico a Chechi. Appena finisco la frase, sento una voce, parla italiano. Alzo lo sguardo. E' un ragazzo con una maglietta blu con una scritta sulla Amerigo Vespucci, che chiede: "Jury, me lo fai un autografo?"

Jury sorride ed entrambi ci giriamo verso Phil Jackson che intanto si è alzato ed è vicino alla porta di imbarco di un volo per Salt Lake City.
"Uno a uno", sibilo, mentre il ragazzo mi guarda senza capire.
"Eh, no! Due a uno per me", ribatte Chechi. "Qui io sono in trasferta e gli autografi valgono doppio, come i gol in Coppa". Campioni.

| Home | scrivi a Carlo Annese


22.8.03

Tessiture e incontri

B. George mi ha inserito tempo fa fra i weblog tessitori di discorsi. Una definizione nella quale mi riconosco: questo tipo di tessitura è sinonimo di multidisciplinarietà, di approccio ipertestuale alle cose. Adesso, per esempio, andando a cercare i link per il post precedente sull'ultimo libro della Lahiri, mi sono imbattuto in un paio di cose che mi diverte mettere insieme.

Trovo che l'immagine qui a fianco sia stupenda. Per il tratto, per i colori caldi e avvolgenti, ma anche per il fatto che la casa editrice Marcos y Marcos abbia puntato su questo tipo di illustrazioni per decorare le copertine dei propri libri.

Su Amazon, invece, mi sono imbattuto in una nuova promozione. Per un mese, l'ex prima grande libreria virtuale al mondo vende in offerta speciale il nuovo reggiseno sportivo di Anna Kournikova, straordinario caso di icona ricavata da una tennista che non ha ancora vinto un solo torneo. Lo slogan dell'iniziativa è: Only the ball should bounce, ovvero Solo la pallina dovrebbe rimbalzare.. La classe non è acqua

| Home | scrivi a Carlo Annese

Altrove

Questa bellissima signora è Jhumpa Lahiri, scrittrice americana di origini indiane. Ha vinto il Pulitzer per la letteratura, due anni fa, con L'interprete dei malanni, una raccolta di racconti pubblicata in Italia da Marcos y Marcos che mi aveva emozionato.

Da qualche giorno è stato pubblicato negli Usa il primo romanzo della Lahiri, The namesake, L'omonimo Il tema di fondo è lo stesso delle short stories, la non appartenenza di uno straniero ai nuovi luoghi in cui vive, lo spaesamento, la lontananza culturale prima ancora che fisica di chi vive altrove. E' la storia di un ragazzo figlio di immigrati che si chiama Gogol, come lo scrittore russo (la Lahiri spiega che ogni bambino indiano ha un nome "ufficiale" e un nomignolo: Jhumpa, per esempio, è il suo nomignolo, mentre Nilanjana Sudeshna sono i nomi con i quali è stata registrata, ma che non usa mai). La madre di Gogol, Ashima, soffre dello spaesamento, come si soffre per una gravidanza perenne, si legge in questo estratto molto significativo pubblicato in un'intervista da Usa Today:
For Ashima, being a foreigner is "a sort of lifelon pregnancy, a perpetual wait, a constant burden, a continuous feeling out of sorts. It is an ongoing responsibility, a parenthesis in what had once been ordinary life, only to discover that that previous life has vanished, replaced by something more complicated and demanding. Like pregnancy, being a foreigner, Ashima believes, is someting that elicits the same curiosity from strangers, the same combinations of pity and respect.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Tenore di grazia

Nell'intervista a tutta pagina che la Gazzetta dello sport di ieri ha dedicato a Juan Diego Florez, grande tenore e grande interista, c'è il mio zampino: insomma, l'ho proposta io. Lo dico con piacere, perché amo Florez, la sua voce e il suo sentimento. E ho sempre pensato non solo che l'opera, in passato popolare come oggi è lo sport in Italia, sia splendida, ma (soprattutto quella di Rossini nella quale Juan Diego è il numero uno assoluto) contenga anche molti elementi sportivi.

Il rischio, raccontando qualcosa del genere, poteva essere quello di cadere nella retorica. E un po' è inevitabilmente accaduto. Ma durante l'intervista, a cui ho assistito e partecipato all'Auditorium dell'Orchestra Verdi di Milano, Florez ha detto esattamente quello che io avrei voluto venisse fuori:

In Donizetti o Bellini, tutto è più legato rispetto alle acrobazie di Rossini, che sembrano salti nel vuoto da un trampolino, esercizi quasi sportivi a cui si sottopone la voce. Ecco, se devo definirlo, Rossini ha un carattere molto improvvisativo: mentre lo si canta, si deve creare. Chi non canta Rossini con fantasia, suona noioso. L'opera è fantasia.

| Home | scrivi a Carlo Annese


21.8.03

Matinée

da De-lovely, Mgm"Per le sole province di Bari, Brindisi e Lecce, in occasione della Fiera del Levante, trasmettiamo ora Sette spose per sette fratelli". Era così ogni anno, a settembre, prima dei vari Uno, Due o Tre Mattina. I film mattutini della Fiera erano il segnale che a giorni l'anno scolastico si sarebbe aperto e ci sarebbe stato subito il modo di fare una gitarella con i compagni di classe fra i trattori e gli stand della Regione.

Sono cresciuto con quei film, con i musical del mattino, con Ginger e Fred che danzavano in maniera così perfetta da sembrare finti, ancora più lontani nel tempo e nello spazio di quanto non fossero già realmente all'inizio degli Anni 70. Credo di aver visto Un americano a Parigi almeno quattro volte soltanto durante i giorni della Fiera. E quando, dopo anni di buio, nel cinema sono arrivati Moulin Rouge e Chicago, per me è stato come tornare ragazzino, davanti al televisore che doveva riscaldarsi prima di fare sentire le voci e poi mostrare le immagini oppure di fronte a quello con i primi colori.

Adesso il musical, come vintage, ritorna di moda. Usa Today annuncia che Kevin Kline e Ashley Judd hanno finito di girare a Londra De-lovely, la biografia di Cole Porter musicata e contemporaneizzata con le interpretazioni di Sheryl Crowe, Diana Krall, Elvis Costello, Natalie Cole e Alanis Morisette, che sarà distribuito l'anno prossimo, come Straight Up con Morgan Freeman. Per fortuna, non saranno i soli.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Rapidi ed invisibili

La MessageLabs Inc. ha stabilito che Sobig F., il nuovo virus che si trasmette via e-mail, ha battuto i record di velocità nella diffusione. L'AP scrive che in 24 ore, sono state state trovate 1 milione di copie: il primato precedente apparteneva a Klez, con 250mila.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Archivi in cornice

A proposito di New York Times, la ricerca dell'articolo sugli Steinway di cui ho parlato nel post precedente mi ha fatto scoprire una cosa che non avevo notato prima e mi sembra un'idea notevole per qualche nostro editore più illuminato.

Il giornale, che è diventato un marchio mondiale, ha creato uno Store digitale dei suoi prodotti, nel quale vende gli articoli a vario prezzo, comprese le grandi fotografie del passato che mette in una cornice elegante. Come quella qui a fianco, dal titolo Lower Manhattan, di Meyer Leibowitz, del 1963. Business e giornalismo a tutto tondo.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Piano forte

Un mese fa, sul New York Times avevo letto un articolo sulla storia della famosa casa di produzione di pianoforti Steinway. Oggi si può leggere solo a pagamento, se non le prime 50 parole:
The mechanism that will make the keys on Steinway concert grand piano No. K0862 responsive to the pianist's touch was perfected by Henry Steinway Jr. in the 19th century. He is also responsible for the nearly nine-foot length of No. K0862, which is governed by the layout of the strings...

Ne ricordavo i concetti fondamentali e stamattina mi è quasi spuntata una lacrima assistendo a uno spettacolino tipicamente americano. All'ingresso della Fiera del Giardinaggio e della Casa, a pochi metri da quello della Fiera degli articoli per cani e gatti, nel Convention Center di Anaheim (California), un meraviglioso Steinway intratteneva i visitatori in attesa dell'apertura delle porte. Accanto allo strumento, un cartellone recitava: Steinway International Artist - Henry Hall now playing.

Ho sofferto per quelle corde, per quella meravigliosa figura nera che si stagliava nobile in mezzo al grande corridoio di moquette colorata, per la sua dignità violata. Henry, in fondo, non era neanche male: eseguiva, in scarpe da tennis e camicia hawaiiana, una melodia Anni 60, con discreta passione. "Non sono cose che si fanno a uno Steinway!", ho pensato. E dal capannello di visitatori in coda si è levato un applauso.

| Home | scrivi a Carlo Annese


20.8.03

Regalo di compleanno

Sono tempestato da un paio di giorni da mail provenienti da un pc chiaramente infettato dal virus Sobig.F. Per cercare di eliminarlo, ho ricevuto alcune informazioni sulle sue caratteristiche. E ho scoperto che Sobig.F è un worm a scadenza. La sua attività, infatti, cessera' alla data del 10 settembre 2003. Questo vuol dire che la sua diffusione si interrompera' il 9 settembre.

Il 10 settembre è il giorno del mio compleanno. E poi dicono che non sono buono!

| Home | scrivi a Carlo Annese

Net & Food Economy

Fallimenti a catena, migliaia di disoccupati del terziario illuminato, la grande illusione della tecnologia finita in coriandoli. Sono gli effetti della bolla della new economy di qualche anno fa, che secondo il Los Angeles Times ha avuto conseguenze ancora più drammatiche... sull'alimentazione.

L'articolo di apertura della prima pagina di ieri era dedicato alla chiusura di decine di ristoranti dell'area di San Francisco, destinazione favorita dai gourmet americani ma anche dai turisti stranieri in cerca di sensazioni speciali nel gusto, una vera e propria industria dell'alimentazione da 5 miliardi di dollari l'anno. John M. Glionna spiega che:
Since 2001, San Francisco has lost 7% of its more than 3,000 eateries. In the last two years, 168 more restaurants closed than opened — 50 shutting down in January and February of this year alone.

The dining decline began with the 2000 dot.com fallout and the sudden vanishing act of hungry tech-industry high rollers. In all, the city lost 70,000 jobs; about 50,000 of those were held by commuters who no longer eat out for lunch or grab late-night dinners on the company. For restaurateurs, vacant offices mean empty dining tables.

Then came the Sept. 11 terrorist attacks, a gut punch to the city's tourist economy. It has yet to recover: In May of this year, 24% fewer travelers passed through San Francisco International Airport than in May 2000.

(...) One night during the high-tech bubble, when the entire restaurant was booked, the owner of a start-up paid $10,000, just to rent the restaurant's bar area to throw a party for his employees.

That first year, in 1993, the 150-seat restaurant did an astounding $8 million in sales. Eventually, though, the city's dot.com economy imploded and thousands of jobs disappeared. The layoffs, which began in 2000, changed the way San Francisco dined out.

Gone were $2,500 expense account dinners and midnight seatings for 12. Vintage bottles of Cabernet costing $500 stayed corked. And those lines that snaked outside many restaurants? Also a thing of the past.


La prossima volta che qualcuno vorrà puntare su un settore nuovo per rilanciare l'economia, farà bene prima a prendere accordi con l'associazione delle pizzerie.

| Home | scrivi a Carlo Annese


19.8.03

Book sense

Anaheim è un'enorme Disneyland con una città piatta intorno. E dentro Disney Downton (si chiama proprio così, esiste anche un Disney Bvd., ma i poliziotti non assomigliano al commissario Basettoni) c'è di tutto. Negozi, mega ristoranti, piccoli ristoranti, bar, giochi di ogni genere. E una piccola libreria tenuta da due donne.

Piccola nel senso che è prevalentemente per i più lettori più piccoli, che prelevano i libri dagli scaffali e si siedono per terra a sfogliarli, rimanendo per ore senza che nessuno dica loro niente, tantomeno che dovrebbero pagare quei libri anziché riporli dopo aver finito di leggerli. Esattamente come accade nella maggior parte delle librerie italiane

Piccola anche nel senso che vende pochi libri e molto selezionati (ci sono anche quelli sulle presunte attività illegali del signor Walt Disney o sulle manie dell'attuale CEO Eisner), con i cartoncini scritti a mano per promuovere alcune pubblicazioni: insomma una libreria indipendente nel bel mezzo del più grande divertimentificio di proprietà di una delle più grandi multinazionali delle concentrazioni multimediali. Non ho comprato ancora niente, ma ci tornerò di sicuro nei prossimi giorni. Per ora ho portato via una copia di un giornalino gratuito realizzato da alcuni di loro: 76 consigli di lettura, suggeriti da altrettante librerie indipendenti di tutto il Paese. Esattamente come accade nella maggior parte delle librerie italiane.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Bombe e rigori

Ha gli occhi spiritati, i capelli elettrici e quando è al volante parla, canta, sbuffa, bofonchia. E' l'autista di uno degli shuttle bus che fanno la spola fra l'hotel dei media e il palasport di Anaheim, in California, dove si disputano le gare. Ieri sera si lamentava che le radio private mandassero una canzone e dieci minuti di pubblicità: "So che in questo modo si pagano la libertà di trasmettere, ma così non si sente la musica". Finché la musica è arrivata e lui ha urlato "Yesssssssss! This is it!". Ha alzato il volume a manetta (sto parlando di un bus pieno di atleti, tecnici e dirigenti provenienti da tutto il mondo) e ha detto: "Questa sì che mi piace".

Il testo diceva all'incirca: tenetevi lontani da me e date un goccio di whisky agli uomini che stanno portando i miei cavalli. E da qui lui ha attaccato un discorso sull'essere americani e patriottici; su Al Qaeda e i musulmani che vogliono ammazzarci; sul fatto che sia giusto andare a sparare, ma adesso i nostri ragazzi rischiano un bel po' e non so sia più tanto giusto.

L'ho incontrato di nuovo stamattina. Occhio sempre spiritato, ma basso. La radio era spenta. Mi ha riconosciuto e mi ha detto: "Ehi, have you seen in Baghdad? What do you think about that? I was not wrong, ah?! What gonna do, you italians?" Avrei voluto spiegargli che "us italians" avevamo qualcos'altro di più importante di cui occuparci: il decreto anti-Tar per il calcio, altro che Baghdad; Berlusconi che salva Carraro, che salva Gaucci, che salva Della Valle... Ho pensato che non avrebbe capito o che forse io non avrei trovato le parole adatte. E allora gli ho solo detto: "I'm sorry".

| Home | scrivi a Carlo Annese


18.8.03

Contrasto

Milano 1996 - Enrico Rava , trombettista. © Giuseppe Pino. Foto ContrastoLa tromba di Enrico Rava mi ha fatto scoprire e amare la miniera infinita delle emozioni del jazz, i suoni e i suonatori, da Fresu a Bollani. Credo di aver comprato tutti i suoi ultimi cd, con maniacale puntualità.

L'ultimo contiene il concerto dal vivo di Rava-Bollani al Festival di Montreal dell'anno scorso (dal quale era già stato tratto un live con il quintetto comprendente anche Fresu). Ho commesso, però, l'errore di acquistarlo contemporaneamente a Up for it, di Jarrett - Peacock - DeJohnette. E' stato facile e quasi violento avvertire la differenza di stile, di classe, di profondità sonora e intellettuale, sebbene le ultime fatiche discografiche di Keith Jarrett non siano state mosse da un forte desiderio di sperimentazione, ma abbiano puntato a rileggere un po' di standard anche con un'intenzione commerciale.

Il contrasto è stato netto. Ci ho ripensato, andando a curiosare sul sito dei fotografi di Contrasto dove ho trovato questa foto "classica" di Giuseppe Pino.

| Home | scrivi a Carlo Annese


17.8.03

Blackout

Non so quanto consoli i cittadini di New York il fatto di sapere che il blackout di tre giorni fa sia derivato da un guasto nelle centrali dell'Ohio e dai colli di bottiglia delle autostrade elettriche del Nord Est. La realtà è che la città più avanzata e importante del mondo è dovuta scendere in strada (con calma e grande senso civico, sottolineano tutti) perché è stata tradita dagli uomini e dalle tecnologie. Insomma, ha scoperto di essere un gigante con i piedi di argilla.

Io non amo gli americani, si è notato?, e ora anche a ragion veduta. Perché sto vedendo, appunto, verificando di persona la disorganizzazione delle loro organizzazioni; la maniacale attenzione per la superficie oltre la quale però non esiste niente, e se esiste è tirata su al risparmio; il tentativo di trasformare qualsiasi cosa in un business, sia pure per pochi centesimi.

Faccio due esempi. Sono in California per seguire i Mondiali di ginnastica artistica. Bene, gli organizzatori hanno inventato una radio interna invitando a fare da speaker (che vorrebbero anche essere simpatici: gli devono aver parlato della Gialappa's) tre ex campioni del mondo. Gli è che per ascoltare la radio, devi avere un apparecchio: lo compri a 10 dollari in uno stand davanti alle tribune, ti infili un auricolare ed entri nel palazzo dello sport. Per seguire le gare dal vivo...

I servizi per i media sono carenti. Gli shuttle bus per gli hotel sono oggetto di assalti da parte di qualsiasi tipo di spettatori; in sala stampa (un sottoscala illuminati dai neon tipici dei sottoscala) non c'è un pc che sia uno dal quale collegarsi "complimentary" a internet o sul quale far lavorare chi non dovesse averlo in dotazione; c'è un servizio di ristoro con caffé e fornello per popcorn. Il primo giorno, qualcuno dei miei colleghi dev'essersi lamentato con il capo ufficio stampa della mancanza di leccornie. E oggi è arrivata la soluzione: contenitori pieni di insalata o Pastrami, gli stessi alimenti che si trovano nei negozietti attorno alle tribune. Lassù costano 8 dollari, quaggiù 12, ma solo per i giornalisti...

Ho pensato che volessero prenderci in giro. Poi mi sono seduto in sala stampa e ho provato a riflettere. Ho cominciato a strofinarmi le braccia per il freddo. Ho indossato un maglione. E a quel punto ho capito. Il problema è nell'aria condizionata. Ma non come in Italia, dove il caldo costringe a una sovrapproduzione di energia. Qui l'aria condizionata soffia a prescindere, come un monsone, dalle 9 del mattino alle 11 di sera. E' così sparata e bassa, che congela anche i cervelli migliori.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Blog, anzi Log

La distruzione, Pequod edizioniPequod mi piace, e non da oggi. E' la casa editrice che mi ha fatto scoprire Gilberto Severini e apprezzare il suo bel Congedo ordinario. Quella che, con rapida astuzia, ripubblica adesso La distruzione, il libro di Dante Virgili che è stato al centro di discussioni e casi editoriali dopo la ricostruzione di Antonio Franchini in Cronaca della fine, edito da Marsilio. E che per settembre annuncia Amor tavor, il nuovo libro di Carlo d'Amicis, redattore di Fahreneit (la trasmissione di Radio3) e autore qualche anno fa di uno dei primi piacevoli libri di argomento sportivo - sia pure in maniera trasversale - edito dal coraggioso babbo di Pequod, Transeuropa (che pubblicò per primo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, per intenderci), dal titolo Il ferroviere e il golden gol.

Mi piace ancora di più perché da qualche tempo ha creato Log, che nel vocabolario nautico significa diario di bordo. Un repertorio, ridotto per ora ma molto interessante, di autori che fanno parte del catalogo di Pequod o che ne faranno parte, da cui gli appassionati della lettura, quelli che come me scaricano o stampano risme di parole, possono attingere con soddisfazione.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Maestri d'altri tempi

Ozpetek? Winspeare? Giordana? Dilettanti e anche un po' ignoranti. Meglio i registi di una volta, anche se non producono un buon film da decenni (escluse rare eccezioni, Il mestiere delle armi di Olmi ad esempio). La nostalgia di Lietta Tornabuoni, di cui condivido in media una o due recensione su dieci, si trasforma in insulti e offese in questo estratto dall'ultimo numero dell'Espresso, in cui annuncia le ultime uscite di Scola, Antonioni, Bellocchio e dello stesso Olmi:
Quanto soprattutto distingue queste generazioni da quelle dei registi che li hanno seguiti, sono almeno quattro elementi.
  • I Maestri non praticano il minimo realismo quotidiano italiano, la piccola borghesia domestica

  • I Maestri sono gente di cultura, hanno letto e leggono libri indispensabili, hanno magari passato la prima giovinezza nell'oscurità della Cinematheque di Parigi per scoprire il cinema bello del passato, conoscere come è necessario la pittura, l'architettura, la musica, e hanno esperienza.

  • La differenza maggiore sta nello stile. Diversamente dai loro predecessori, spesso i cineasti più giovani girano come se facessero le riprese d'un film di famiglia o come se scattassero e mettessero in fila una serie di Polaroid, badando poco alle inquadrature, alla collocazione delle figure nello spazio, alla creatività immaginifica, ai ritmi.

  • Insomma: i Maestri hanno stile, gli altri no. I Maestri sono aristocratici, autori d'élite; i registi più giovani sono vicini al cinema americano di massa, ignoranti o sprezzanti del cinema d'autore.



| Home | scrivi a Carlo Annese


14.8.03

L'altra Napoli

Mosca più balena è un libricino esile, ma pieno di buoni propositi. Valeria Parrella è una piccola rivelazione (un'altra scoperta, sia pure fortuita, di Minimum fax), che si manifesta in sei racconti e in altrettanti personaggi veri di una Napoli vera e contemporanea. La sottolineatura è necessaria, dopo tanta Napoli oleografica, di mare che si bagna e si guarda, di palazzi splendidi ma fitti di nostalgia. La Parrella scrive dei negozi di Marella e dei vicoli quotidiani, è originale e fresca, brillante e reale per quanto riesce a ricordarmi una fidanzata napoletana di qualche anno fa che descriveva i luoghi e (appunto) i negozi come fanno un paio dei suoi personaggi. Spruzzando il dialetto qua e là, con magica ironia.

Deliziosamente malinconica è Vera, la protagonista di Montecarlo, una donna mesta e dimessa nel suo guardarsi le ciabatte, che avrebbe sempre voluto pensare o domandare, ma non lo ha mai fatto. Intensamente ribelle è la protagonista di un racconto che, pur nella sua leggera complessità, parla di politica e di malaffare. Ma il clou è Guappetella, una ragazzina che vuol diventare donna in fretta, per concorre alla pari con i camorristi e superarli nella sua indispensabilità di femmina. Anche qui, con alcuni lampi improvvisi, come questo:
Le ragazze dicevano che dovevo leggere molto, una matricola mi prestò dei best seller e il primo fu quello della Tamaro.
Mi sembrò un libro impossibile: se io fossi andata dove mi portava il cuore, sarei rimasta incinta a tredici anni nell'ape di Totonno il pezzaro.


La stessa leggerezza e la stessa freschezza si trovano in questa intervista concessa a Rai Libro. Spesso la casualità è più preziosa di questa costruzione intellettuale: basta il talento.

| Home | scrivi a Carlo Annese


12.8.03

Cadute di stile

I Los Angeles Lakers, la squadra di Kobe Bryant, sotto processo con l'accusa di aver stuprato una diciannovenne, raddoppiano gli addetti alle pubbliche relazioni che seguiranno la squadra. Uno si occuperà di basket e un altro di tutti gli aspetti (legali e non) connessi al caso della stellina ventiquattrenne cresciuta in Italia. Dal giorno dell'incriminazione in diretta, sono aumentate le richieste da parte della stampa e non sempre riguardano lo sport.

Scrive John Nadel, per l'Associated Press (numerosi quotidiani americani online hanno ripreso l'articolo, come usa fare):
Un esempio eloquente è avvenuto dopo l'udienza del 6 agosto, quando un reporter della Cnn ha chiesto di intervistare il leggendario speaker Chick Hearn, che annunciava il play-by-play delle partite. I Lakers hanno gentilmente spiegato che Hearn è morto un anno fa, a 85 anni, a seguito di una caduta in casa.

Tutto il mondo è paese. Su queste cose, non c'è differenza fra Usa, Italia o Francia. Anch'io sarei pieno di esempi eloquenti. Durante le Olimpiadi, illustri colleghi inviati da illustri testate hanno scambiato allegramente la pallavolo con la pallanuoto, storpiato con leggerezza nomi, regole e partite. Ad Atlanta, molti di loro scambiarono Antonio Rossi con Giuseppe Rossi (forse un vicino di casa), defininendolo campione di canottaggio anziché di canoa. Loro può.

| Home | scrivi a Carlo Annese


10.8.03

Dite qualcosa di sinistra

Povero Erdogan: si sposa suo figlio e uno degli invitati tiene banco parlando dell’idraulico che sta riparando il bagno in casa propria ed è convinto che gli stia rubando i soldi lavorando di meno. Io, fossi nei panni del premier turco, mi incazzerei. Ma visto che non sono Erdogan, mi incazzo lo stesso, come la Jena del Manifesto di ieri:
Il giorno delle motivazioni della sentenza sulla «più grande opera di corruzione della storia repubblicana» l'opposizione ha reagito indignata con Fanfani e Pecoraro Scanio. Il giorno della Commissione di inchiesta sui magistrati che delinquono e sovvertono l'ordine democratico, l'opposizione ha reagito furibonda con Monaco e Chiti. Ieri un lettore mi ha chiesto se Fassino, Rutelli, D'Alema e Bertinotti sono ancora vivi.

| Home | scrivi a Carlo Annese


9.8.03

A Pino

Penso spesso che io e lui non facciamo lo stesso mestiere, malgrado abbiamo lo stesso tesserino color amaranto. Non corro i suoi rischi, non mi misuro con la vita e con la morte (degli altri, soprattutto) e, anche se nelle ultime due settimane ho lavorato 14 ore al giorno rispondendo a una media di 60 telefonate per una storia che è finita sulle prime pagine del mio e di molti giornali italiani, non mi sento molto in diritto di dirmi stanco come giustamente si dichiara lui in questo intervento.

Non conosco Pino Scaccia, ci siamo scambiati un paio di e-mail qualche mese fa, a proposito di blog (cortesia: anche tu, complimenti; no, complimenti a te). Quindi non posso essere tacciato di piaggeria o di interessi privati in weblog d'ufficio se gli scrivo che sta facendo un ottimo lavoro: anche quello di raccontare la sua parte privata, le sue emozioni, la sua quotidianità. Grazie.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Il matrimionio di Frida

Leggo su una recensione di L'incantesimo di Frida K., un libro di Kate Braverman, edito da Marco Tropea, questa citazione nella quale la pittrice messicana dialoga con Diego Rivera a proposito del loro matrimonio:
"Tu dicevi che avremmo potuto fare del matrimonio una forma di guerra", lo accuso. "Un'epica della degradazione", chiarisce Diego.


Ne approfitto per segnalare la nuova grafica del sito del Saggiatore. Essenziale, minimalista, così poco accattivante. I libri vanno venduti, promossi, resi affascinanti: ogni tanto anche le case editrici dovrebbero provare a stupire.

| Home | scrivi a Carlo Annese


8.8.03

Ferragosto a scelta

Chi mangia angurie fino a notte fonda, chi s'ammolla nell'acqua di una spiaggia popolatissima, chi si chiude in casa e sente scorrere la vita di qua dalle finestre. Ognuno sceglie un modo per trascorrere il Ferragosto. Yo-Yoma, straordinario violoncellista del quale ho già scritto varie volte, ha trascorso quello dello scorso anno in sala di registrazione a New York con alcuni eccellenti musicisti, fra i quali il grande Egberto Gismonti (pluristrumentista argentino, figlio di madre libanese e padre siciliano) per realizzare Obrigado Brazil, un omaggio al Brasile, che ho cominciato a gustare. Non c'è solo musica, ma anche immagini splendide.

Il Ferragosto di quest'anno, invece, lo passerà suonando gratis qua e là per promuovere le sue tante attività. Domani alle 2 del pomeriggio, sarà a Los Angeles (qui: The Grove at 3rd and Fairfax - 189 The Grove Drive - Los Angeles, CA - 323.900.8080), domenica all'Hollywood Ball.


| Home | scrivi a Carlo Annese

Questione di pelle

Ma non solo. Perché di Palomar tutto si può dire, ma non che sia attento solo alla superficie. Eppure la sua nuova vetrina mi piace molto: fa immaginare, crea suggestioni, rende ancora più piacevole andar dentro il suo negozio e guardare tra gli scaffali ordinati e pieni di bella roba.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Fenomenologia della Vergine estiva

Decidi di lasciare i 25° della montagna per rientrare a casa in anticipo e ne trovi 35° in città. Le donne sono sempre le stesse e sempre uguali (serve spiegare come?), per fortuna hai tanti nuovi e vecchi amici con i quali è piacevole farsi scuotere dentro e fuori dagli scrosci delle terme. Credi di aver prodotto finalmente qualcosa di buono, ma il lavoro ti ha talmente prosciugato le energie che non riesci neanche a gustarne i risultati. I colleghi fanno finta di niente (non sapere..., non capire..., non fregarsene di...), ma appena giri l'angolo e imbocchi la prima galleria in cui non c'è campo per il cellulare, non fanno neanche finta di chiamarti.

Poi sei a casa, sfogli una rivista fino all'oroscopo e leggi:
Vergine. Lui. Non è un' estate come tutte le altre. Ve ne siete già accorti da tempo, e non basteranno pochi giorni di relax per cambiare davvero le carte in tavola. Dovrete affrontare i problemi con impegno e reale volontà di cambiamento.

CHE FAI, SFOTTI?!

| Home | scrivi a Carlo Annese


7.8.03

Pacchi e letterature militanti

Prima Massimo Morelli, poi Francesco Piccolo su Diario, infine Irene Bignardi su Repubblica. Che gli scrittori americani non siano necessariamente tutti dei geni, cominciano finalmente a dirlo in tanti. E che il pianeta terra non possa matematicamente produrne almeno una decina all'anno (tutti americani), come invece sembrerebbe dalla lettura delle quarte di copertina o delle fascette a firma di altri geni già riconosciuti e diventati firme e nomei di culto (insomma, dei marchi, ad esempio Franzen), è un concetto che si sta affermando anche tra i fans più refrattari all'autocritica.

Perfino Tommaso Pincio (diventato a sua volte un marchio per l'abile manipolazione di certi aspetti dell'immaginario collettivo rispetto a un altro marchio quale è/era Kurt Cobain), un mese fa, su Alias, il settimanale del Manifesto, è arrivato a criticare alcune scelte "di comodo" da parte di Minimum fax nell'apertura di una nuova collana di classici degli Anni 60 e 70, di cui fanno parte un Barth e un Barthelme. Una presa di posizione che si concludeva con un invito agli scrittori italiani e all'editoria di ricerca a tornare sul campo, a occuparsi della storia che conta, a fare in qualche modo letteratura militante.

Mi soffermo proprio su questo ultimo aspetto. Più che l'anti-americanismo, che potrebbe essere popolare in questo momento anche in campo letterario, è il richiamo a certi valori, prima che a un determinato stile, a diffondersi e ad accomunare certi giudizi. E' la ricerca di una nuova dimensione che ho ritrovato in una recensione scritta da Giuseppe Montesano su Diario del 23 maggio a proposito di I sette pazzi di Roberto Artl, ed. e/o:


Ma forse la vera attualità di Artl consiste in una libertà compositiva che non ha paura di concedersi al kitsch, e nell'assenza di quella autocensura che riduce la letteratura a un kindergarten per stilisti del nulla.
I critici facevano le pulci al suo linguaggio, si schifavano degli eccessi: ma Artl si beffava dei loro orticelli tisicuzzi e ideologici, realizzava in anticipo il motto di Adorno che oggi in arte "solo l'esagerazione è vera", e si addentrava nei suoi labirinti di disperazione carnale lasciando agli epigoni i rispettabili giardinetti dove ancora oggi si perdono malinconiosi i tanti miniborges che la cultura di massa produce in serie.
Dopo queste letture, il mitico "realismo magico" si svelerà polentoso, il tropicalismo d'accatto una trovata da furbetti e il paesaggio della letteratura sudamericana sarà alquanto cambiato. E non è per darci occhi diversi con cui guardare al mondo che esistono i romanzi?



| Home | scrivi a Carlo Annese


6.8.03

Inglesi

Ieri la Bbc World Service mi ha intervistato! Mi sono impapocchiato una decina di volte. Il gentile collega dall'altra parte del telefono (e della Manica) mi ha detto di non preoccuparmi, di stare tranquillo, di ripetere una risposta tutte le volte che avessi voluto.

Dopo venti minuti di piacevole chiacchierata registrata, gli ho chiesto scusa per il mio inglese e per avergli fatto perdere tanto tempo. Mi ha risposto: "Quando ti ho telefonato, sapevo che ti chiamavi Carlo ma non che fossi il figlio della Regina".

Non gli ho chiesto quando l'intervista sarebbe andata in onda.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Cronaca nera

Locandina della Provincia della Valtellina di oggi:
Scippata fuori dal supermarket

Aah, non è più l'Italia di una volta!


| Home | scrivi a Carlo Annese


4.8.03

Siete proprio sicuri?

Caldo da sudare a star fermi. Fuori dal portone, la calca solita di una fermata dell'autobus: una signora rotonda che si sventola l'impalcatura, un anziano a cui gronda anche il bastone, peruviani seriali, donne, ragazzi, buste della spesa. Il mercato di Papiniano è un'enorme pentola in ebollizione. All'incrocio, il rosso e il verde sono opinioni personali e una Clio blu taglia la strada a una vecchia Golf grigia che si schianta sulle auto in sosta. Rumore, vetri rotti, airbag, curiosità, pigrizia, silenzio. Vicino alla fermata del metrò, il porto. Maghrebini furtivi, nigeriani vocianti, bionde per forza a cui manca un guinzaglio per tenere ragazzini irrequieti che nonsisacome sono ancora asciutti.

Dice che la città s'è svuotata. Dice che il serpentone di ogni anno sull'asfalto bollente è già inchiodato ai caselli. Sarà, ma io la differenza non la vedo. Questa è la solita Milano, affannosa e affannata, che s'accatasta nei vagoni e tace, si evita, si ignora, si guarda di sottecchi diffidente, numerosa, tanta, senza fine, gialla di neon che è sempre meglio del sole, pallida malata, che non la smette mai, nemmeno al primo d'agosto, al due né al tre. Mai.

| Home | scrivi a Carlo Annese


2.8.03

Il senso delle città

Zadie SmithCoincidenze. Bbc World Service manderà in onda fino all'8 agosto una trasmissione che si intitola Sense of the city.
Le trascrizioni sono pubblicate sul sito internet e finora comprendono quelle di Helon Habila su Lagos, F. Sionil Jose su Manila, Bapsi Sidhwa su Lahore, Matthew Tree su Barcellona e Zadie Smith su Londra.

L'autrice di Denti bianchi, nella pittoresca foto qui a fianco, dice:
In London no matter how rich you are there is somebody very, very poor just around the corner.

You can very quickly go very high and very low in the same week and I think it makes London kids very streetwise and very society-wise.
The kids who went to my school, they could go to a society party and they could go to a club or they could go to a prison and they would always find their level or be able to talk to people at their level.

I don't think there is any city to touch it in terms of its energy. Towns which are absolutely defined by their city-ness, I would put New York and London up there.


Nei prossimi giorni Orhan Pamuk parlerà di Istanbul. Coincidenze con le mie città.

| Home | scrivi a Carlo Annese


Home

Il weblog di
Carlo Annese


. Le foto .


www.flickr.com
Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset

. Il libro .


Acquista

. L'archivio .


. I blog .


[Powered by Blogger]

Un solo click, tanti blog.

Blog Aggregator 3.0 - The Filter

BlogItalia.it - La directory italiana dei blog