Elaborazione grafica di Guido Nestola

31.8.04

Telefono casa

Non mi son fatto vivo per qualche giorno, malgrado le promesse. Mi sono fatto felicemente travolgere dal lavoro e dalle emozioni di una bella Olimpiade. Ho scritto molto per professione e sono rimasto a corto di parole, avendo anche avuto poco tempo per leggere. Tutte le sere, anzi le notti, ho tentato di mandar giu' qualcosa, ma dopo poche righe avevo le palpebre pesanti, la mente in cortocircuito, le immagini in looping. In venti giorni olimpici, sono comunque riuscito ad arrivare alla fine di un bel racconto di Gian Luca Favetto pubblicato sul numero speciale di Diario (il cui titolo di copertina era, incidentalmente, "Finalmente ho tempo per leggere") dedicato a un maestro di scherma ungherese, Janos Kevey.

Aveva inventato le lezioni collettive, perche' secondo lui favorivano l'emulazione. Diceva che il colpo partiva dallo sguardo e che la stoccata partiva dal cuore. Diceva anche: non pensate a quello che fa l'avversario, cercate di sentirlo. E poi: parate andando a trovare il ferro, non aspettatelo. E soprattutto: rubate il tempo, preoccupatevi del tempo fra voi e il vostro avversario, non dello spazio. Per annullare il tempo ci vogliono anni. Per annullare lo spazio basta uno scatto, un balzo, un flash, cioe' quel colpo con cui lo schermidore si mette in aria, si slancia nel vuoto, protende il braccio e il ferro, diventa tutto il suo ferro in volo contro il bersaglio.

(...)

Ai suoi allievi insegnava a non lasciare traccia se non sul corpetto degli avversari e sul tabellone luminoso che segnava stoccate e punti. Non devono capire come voi fate, ripeteva, non devono poter ricostruire i vostri movimenti. A questo, lui si e' adeguato anche nella vita. Non ha lasciato traccia se non nei cuori di chi lo ha frequentato e, tramite interposta persona, sulle pedane di mezzo mondo. I campioni da lui cresciuti hanno impugnato la sciabola, Janos Kevey impugnava i campioni.


Una delle eredita' piu' importanti che porto a casa dall'Olimpiade (scrivo da un computer dell'aeoroporto di Atene) e' proprio l'idea di quanto lavoro ci sia alle spalle di una medaglia, di un campione. C'e' filosofia, ricerca, elaborazione, studio, psicologia per capire se stessi e gli avversari, per non farsi capire, per andare oltre cio' che possa essere facilmente compreso. Vincere non puo' essere effetto del caso. Perche' accadano certe cose, io non credo alla fortuna.

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24.8.04

Moleskine comuniste

Il mio posto con telefono al palasport di ginnastica artistica è accanto a quello riservato dalla DPA, l'agenzia di stampa tedesca. Il collega che ha seguito le gare con me avrà quarant'anni e un faccione simpatico. L'altro ieri abbiamo fatto conoscenza. Mi ha chiesto un paio di informazioni, scusandosi del fatto che non le sapesse. "Sai - mi ha detto - sono appassionato di ginnastica, ma non la seguo da tempo. Da quando vivevo all'Est ed ero lo specialista per l'agenzia di Stato".

Per spiegarmi che cosa significasse, mi ha mostrato un quadernetto con la copertina nera e i fogli con i quadretti piccoli. L'ha aperto e mi ha stupito la sua calligrafia minuta, ancora più piccola della mia, già microscopica. Ma lui voleva dirmi altro. "Vedi, con l'inchiostro blu sono scritti i risultati di tutti i Paesi. In rosso, quelli della Ddr. Quelli della Germania Ovest, in nero".

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20.8.04

Tengono famiglia

Sette pesisti espulsi per doping. Tra di loro, c'è anche un greco a cui potrebbe essere tolta la medaglia di bronzo. Linea dura con tutti, fuorché con Thanou e Kenteris. Perché? Si capisce leggendo un articolo pubblicato su Kathimerini di oggi. La sospensione dall'Olimpiade senza alcun giudizio sul doping li mette al riparo dalle clausole di decadenza dei contratti di sponsorizzazione che hanno firmato rispettivamente con Adidas e Puma. E il Cio, si sa, è molto sensibile a certi argomenti.

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Terrore

Un collega è tornato dalla redazione di Repubblica, dall'altra parte del Centro Stampa olimpico (MPC), e ha annunciato: "Quei due hanno una cosa grossa". Quei due si muovono sempre in coppia; ieri mattina erano al basket per vedere Italia-Spagna e per un attimo ho temuto che qualcosa di grosso stesse succedendo sotto i canestri senza che io lo sapessi. Per metterci al riparo, abbiamo cominciato a fare un po' di telefonate in giro. Per il momento, niente. Domani vedremo. Poi staccheremo i telefoni.


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17.8.04

Dream who?

Giovedì scorso, circa 400 fra giornalisti, fotografi e cameramen aspettavano l'inizio della conferenza stampa del Dream Team. Dopo venti minuti di ritardo, un addetto stampa si avvicina al microfono:
"Signori, so che siete in ansia per questo momento, ma vi prego di avere ancora pazienza. Il pullman della squadra è bloccato nel traffico".

Ansia? Mi sono guardato intorno e letto qualche sorriso sulle labbra delle decine di reporter americani che ne avranno già viste decine di situazioni simili a questa. Ho immaginato di essere in uno di quei finti reality show dei network Usa in cui si ricostruisce una storia e in sovrimpressione appare la scritta: "Questa è una drammatizzazione". E ho sorriso anch'io

Finalmente, le stelle arrivano. Hanno 35 minuti di ritardo, l'organizzazione comunque prevede interviste faccia a faccia: ogni giocatore si sistema su una sedia attorno a cui si dispongono i giornalisti. Ma prima di cominciare, Craig Miller, il baffuto capo ufficio stampa di USA Basketball, regala un'ultima perla:
"Signori, vi prego: ricordate che questa è una media session e non una autograph session".

Brusio in sala. Porto Rico ha giocato anche per noi.

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16.8.04

Olimpiadi elettorali

Forte, sportivo, vincente. Così Bush usa il momento olimpico e gli spazi televisivi fra una mancata medaglia d'oro e l'altra.

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14.8.04

To catch

Essendo impegnato su un campo, non posso dare informazioni precise sul caso di Kenteris e Thanou, come richiesto da..., se non che i due si sono ritirati dai Giochi. In compenso, segnalo questo post di Leonardo Coen a proposito della strategia adottata da Jacques Rogge, presidente del Cio, in materia di doping. Ieri mattina, ho seguito la sua conferenza stampa di apertura dei Giochi e mi ha colpito l'ultima frase dell'ultima risposta, proprio su questo tema. La cito in maniera approssimativa, ma credo abbastanza efficace:
"We're doing the best efforts to catch who tries to cheat using drugs. The more we catch, the better it (the sport) will be".


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Aiutini

Seconda fila, decimo seat, verso sinistra: è il mio posto nella tribuna del Palasport olimpico per seguire le gare della ginnastica artistica. Alle mie spalle c'è la postazione della tv svizzera italiana: il telecronista, dotato di un'ironia mortale, è accompagnato solo da un "color" tecnico con il quale parla solo in strettissimo dialetto ticinese. Davanti a me, la Nbc ha occupato 25 metri di balaustra e due file di sedie per i suoi 15 membri dello staff: i due telecronisti hanno tre assistenti che si occupano di ricostruire gli esercizi e fornirglieli durante la diretta. In totale, ad Atene, la Nbc ha circa 3500 accreditati.

Per la prima volta da quando seguo manifestazioni internazionali, le brevi dichiarazioni degli atleti scorrono anche sui televisori a circuito chiuso, sistemati su ciascun tavolo. Finora erano stampati, fotocopiati e distribuiti nelle "piccionaie" della sala stampa.

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Parole, uso e consumo

Prima di partire per Atene, sfogliando il libro di Lalla Romano che ho portato con me (nella speranza di avere il tempo di leggerlo...), ho trovato queste frasi a introduzione di Le lune di Hvar:
"Io detesto dire troppo; ma quello che resta è rigorosamente vero: voglio dire limpido, non logico. Le parole devono essere poche, tra spazi e silenzi: così vivono".
Tutte le sere, prima di addormentarmi, le accarezzo idealmente. Ogni giorno, sfogliando i nostri giornali, mi battono nella testa come fossero un martello. Così vivono.

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Emozioni

Si comincia davvero. Scrivo a 50 minuti dall'inizio della gara di ginnastica artistica in un palasport deserto malgrado gareggino due greci da medaglia. Nell'impianto tira un maestrale che però non porta via le emozioni della prima sera. Emozioni indirette, ma intense, bellissime.

Non ero allo stadio per la cerimonia di apertura: avevo ancora da scrivere e, sapendolo, non mi sono agitato molto per recuperare un biglietto. Ho sbirciato la prima parte in televisione e poco dopo l'inizio della sfilata sono salito al quinto piano del Centro Stampa, nel bar sulla terrazza dov'è sistemato un megaschermo. In pratica, ho partecipato più di quanto avrei fatto se fossi andato allo stadio. Ogni Paese aveva un applauso, un fischio a seconda dei giornalisti o dei volontari presenti. Si era diffusa la voce che gli Usa sarebbero stati fischiati, ma non mi sembra sia stato così. Boato all'ingresso dell'Iraq, cori da stadio per la Grecia. Poi tutti alla balaustra per vedere i fuochi d'artificio e assistere all'accensione del tripode. Quando ho visto apparire la fiamma all'improvviso, in alto, sulla destra dello stadio, mi si sono inumiditi gli occhi.

Ho avuto la stessa reazione, vedendo Jury Chechi e Dejan Bodiroga, due amici per i quali nutro l'affetto che deriva dalla grande stima delle loro qualità e della loro disciplina, sventolare la bandiera. Jury era felice, non stava nella pelle: sembrava un ragazzino che ha ricevuto il regalo più bello che si potesse fargli, altro che "vecchia gloria sportiva" come un suo ex compagno di squadra escluso dalla squadra lo ha stupidamente definito. Dejan era fiero, consapevole di rappresentare il suo Paese e soprattutto se stesso, il suo straordinario modo di essere un campione.

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12.8.04

L'attesa

Due televisioni accese in redazione, senza audio. Una è su "Bellissima" se non sbaglio, con la Magnani. L'altra è sulla grande sagra di paese che accompagna l'arrivo della fiaccola olimpica ad Atene, in diretta sul network greco Net. Ho la netta sensazione che l'emozione dell'attesa valga più per gli ospiti - la famiglia olimpica, la stampa, le tv, ecc. - che per la gente della città. L'ordine sulle strade, la disponibilità dei volontari sono amplificate dal fatto che Atene sia semivuota.

Nikos Galis, il semidio anglo-ellenico del basket degli Anni 80 che ho intervistato per telefono l'altro giorno, non sarà l'ultimo tedoforo. Gli è stato, invece, assegnato il compito di introdurre la fiaccola nello stadio olimpico, dando di fatto inizio alle cerimonia ufficiale. Sui giornali greci, la notizia di prima pagina riguarda le speculazioni su chi accenderà il tripode. Sembra che l'ipotesi Kenteris, olimpionico nei 200 a Sydney, sia saltata. Il ragazzo è introvabile... Dicono che sia a Chicago a completare la preparazione, dicono che voglia star lontano dalla pressione, alimentando naturalmente tutte le voci più pesanti e i soliti sospetti.

Ieri ho attraversato per la prima volta il nuovo Oaka, il centro più grande degli impianti olimpici. Attraversare credo sia il verbo giusto, perché contiene anche il concetto di superare barriere, guadi, zone desertiche. Dietro la facciata scintillante degli archi e delle promenades di Calatrava, c'è una vaste land in terra battuta con gettate su minicantieri che probabilmente rimarranno tali anche dopo il 31 agosto.

Ho conosciuto la signora Tremontopoulos. Sì, insomma, la moglie del Ministro delle Finanze e dell'Economia. Una donna di mezz'età, con la capigliatura piena di fermagli. Fa la volontaria al News Desk del Centro Stampa. Mi hanno detto che, presentandosi con il nome da nubile, ha chiesto: "E.. qual è il mio ufficio?". I suoi colleghi le hanno indicato una sedia davanti a un cumulo di fotocopie da spillare. La signora abbia avuto un breve tentennamento, poi ha inforcato la spillatrice e non si è più mossa. L'ho presentata a Candido, per farne uno dei personaggi della sua rubrica: credo che comparirà nel pezzo sull'Olimpiade dominata dalle donne.

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11.8.04

L'Olimpiade sul lungomare

Monastiraki, a mezzanotte di una giornata olimpica, sembra il lungomare di Rimini la sera del 14 agosto. Migliaia di persone cenano al suono di musica tradizionale, tra venditori di lotto e zingarelle che chiedono denaro dando un bacio su una guancia. Il terrore, non si sa cosa sia. Il clima è morbido, friendly, familiare, dolce, come quello d'una notte mediterranea.

Pochi minuti fa, al Villaggio olimpico, si è conclusa la cerimonia del'alzabandiera per la squadra italiana. Piccoli riti, un po' militareschi, che hanno però l'effetto di riunire, dare un senso di partecipazione collettiva. Noi lo abbiamo fatto questa mattina alle 8 e mezza nella stanza d'hotel del nostro capo redattore responsabile della delegazione, Fausto Narducci. Presto, prestissimo: lo stiamo pagando un po' tutti nella qualità dei pezzi. Ma l'arrivo dell'ex direttore, Candido Cannavò, ci ha dato un'iniezione di energia straordinaria. Candido è entusiasta, come sempre; trova meraviglie in qualsiasi espressione dell'Olimpiade, perfino nel "malaka" che ha sentito ripetere alcune decine di volte al minuto da quando ha messo piede sul suolo greco. "Malaka" gli ripeteva il taxista ieri pomeriggio mentre lo trasportava dall'aeroporto, e lui rideva. Gli abbiamo spiegato che non è esattamente una bella parola, che forse farebbe bene a non usarla con divertimento nelle rubriche che comincerà a scrivere da domani. "Malaka" significa tutto: stronzo, bastardo, cretino, ma anche amico mio. "Malaka" è una filosofia di vita. "Malaka" è la Grecia, morbida, friendly, familiare, dolce e brusca allo stesso tempo.

Lunedì mi sono infilato di soppiatto nell'IBC, il centro per il broadcasting. Se non sbaglio, i giornalisti accreditati per la carta stampata sono più di 5000. La tv ne ha un quantità decisamente maggiore. E la loro struttura sembra un aeroporto intercontinentale su tre piani. Al piano terra, alle spalle della Nbc, che di fatto è la proprietaria dei Giochi, avendo comprato i diritti per 750 milioni di dollari, c'è il centro dell'Aob, il broadcasting del Cio. Sembra la torre di controllo della Nasa, 400 metri quadrati di televisioni, con tre consolle: Contribution, Distribution, Transmission. Quello che vi si svolge dentro è visibile attraverso un finestrone che crea un effetto acquario, davanti al quale i giornalisti si fanno scattare delle foto ricordo. Sembra di essere in un film di fantascienza, ma il futuro è adesso. E' l'oggi di una tecnologia che, per la televisione, ha già raggiunto frontiere avanzatissime, impensabili in altri ambiti.

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10.8.04

Amici

Su segnalazione di JapaneseCaptain, ho scoperto una piccola miniera di blog olimpici, uno dei quali tenuto da un collega con un'esperienza terribile e un carattere straordinario (consiglio di leggere la sua Bio).

Gare, conferenze stampa e altri delirii permettendo, cercherò di mettermi in contatto con uno o più di loro, soprattutto i giornalisti che ho portata d'ufficio nel Centro Stampa. Quanto agli sportivi, c'è una curiosa circostanza: sembra che i blog siano molto diffusi fra i marciatori.

Sempre JC mi chiede via mail se sia a conoscenza di atleti italiani che tengono un blog. Per il momento, so solo di Gianmarco Pozzecco, playmaker della Nazionale di basket italiana. Il suo diario è annunciato, ma non è ancora cominciato: la squadra arriverà domani ad Atene.

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Man at work

Concentrato, adeguatamente idratato, attento alle parole, ispirato. Quest'uomo vive fino in fondo lo spirito olimpico, alla ricerca di un senso da dare alle cose. Lo si capisce dall'abbigliamento tipicamente estivo indossato nella redazione-ghiacciaia per evitare malanni fastidiosi. A questo proposito, è stato lui a dettarmi, dall'alto della sua esperienza, queste poche semplici regole di sopravvivenza per l'Olimpiade:
  • Non passeggiare mai per le strade di Atene all'una e mezza del pomeriggio senza un cappellino in testa: il tuo cervello, già instabile, potrebbe liquefarsi in meno di un minuto

  • Se vuoi oltrepassare un check point senza essere respinto perché il tuo accredito non ti autorizza, usa esclusivamente le entrate secondare. Meglio se usi le uscite secondarie: così potrai anche evitare di passare sotto i metal detector

  • Non prendere mai il metrò nelle prime ore del pomeriggio: in un solo viaggio di mezz'ora immerso in un caldo liquido, rischi di perdere tutta la poesia dell'Olimpiade.

Comunque sia, il secondo giorno è filato via liscio. Un'altra troupe televisiva messicana è stata strapazzata dalla polizia ateniese per aver tentato di filmare in una zona non consentita. Dopo aver umiliato i greci con commenti di ogni genere (dal cialtrone al pezzente che non ha mai visto una strada asfaltata) per mesi, tutti hanno scoperto che Atene è bellissima e che questa s'annuncia come l'Olimpiade più piacevole mai vista, insomma che i greci son proprio dei fenomeni. E il fidanzato della judoka ateniese che sabato notte s'era buttata giù dal terzo piano per un litigio ha pensato bene di imitarla, ma alle due di un pomeriggio torrido in un quartiere deserto e pieno di vecchie moto ancora funzionanti che farebbero impazzire i collezionisti italiani.

Sul posto del tentato suicidio, non facile da trovare a piedi (circa un chilometro e mezzo dalla più vicina fermata del metrò), mi sono presentato tre ore dopo che fosse avvenuto il fatto: sono arrivato con un cappellino blu, un notes marrone e una penna d'ordinanza. Pochi istanti dopo s'è palesato l'inviato della Associated Press: è arrivato con un taxi col marchio dell'agenzia incollato sugli sportelli e un pass universale per qualsiasi strada e qualunque impianto, un'interprete inglese e una macchina fotografica digitale di ultima uscita. Ma anche un'ottima disponibilità a collaborare. Quella non si compra.

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9.8.04

A casa

Il primo giorno all'Olimpiade è stato eccitante, emozionante. E' come se avessi sollevato un enorme lenzuolo bianco che copriva i mobili di una vecchia casa di campagna in abbandono per svelare un castello bellissimo. Atene è irriconoscibile, pur essendo sempre uguale: ha ripulito le facciate, aggiunto colore lungo le strade e in ogni angolo, dato ordine alla circolazione della auto, imposto un senso moderno alla propria storia antica.

Per ora, tutto funziona quasi regolarmente. E anche i più critici, anglosassoni in testa, riconoscono di essere di fronte a qualcosa di molto simile a un miracolo. Il traffico scorre anche fuori dalla corsia rossa a cinque cerchi, riservata alla famiglia olimpica, e non ho ancora visto uno che cerchi di fare il furbo, approfittando dello scorrimento veloce. Sabato hanno incollato dei grandi tappeti di verde simil sintetico all'interno del Villaggio Olimpico e ancora stamattina, a pochi passi dal Parlamento, in piazza Syntagma, gruppetti di giovani donne di chiare origini Esteuropee che piantumavano fazzoletti di aiuole sotto il primo caldo. Il Centro Stampa, a detta di chi ha seguito più Olimpiadi di me, è il più bello e funzionale e questo inciderà enormemente sulla pesantezza dei giudizi di molta parte della stampa internazionale. In generale, quanto più angusti e scomodi erano gli uffici tanto più severa era la critica (e in qualche caso la capacità di inventare disagi, problemi o addirittura drammi inesistenti) sull'organizzazione degli interi Giochi...

E qui non c'entra la bellezza o la capacità di un Paese di rendersi piacevole al mondo. L'Olimpiade è l'unico evento planetario oggi possibile. Ma soprattutto è un enorme mercato: dei diritti televisivi, del marketing, della politica. Questa mattina, due miei colleghi sono stati fermati dai vigilantes all'ingresso nel Centro Stampa, pur avendo superato il metal detector senza aver fatto suonare l'allarme. Avevano appena fatto spesa di cancelleria nel Carrefour poco distante dall'edificio: sono stati avvertiti che non avrebbero potuto introdurre buste con loghi diversi da quelli degli sponsor dei Giochi, la prossima volta potranno entrare solo con una busta bianca. E così sarà per ogni evento e ogni impianto, per spettatori, media e famiglia olimpica. Il caso più riuscito di globalizzazione imposta, di uniformazione brandizzata, diciamo pure di limitazione della libertà individuale, che lascia quanto meno allibiti. Curiosamente, ma forse neanche tanto, il Wall Street Journal scrive oggi che gli sponsor principali, in prevalenza americani, per timore di diventare obiettivi terroristici, hanno già ridotto drasticamente ridotto la loro visibilità.

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6.8.04

Blog olimpici: quali e perché

Come speravo, Chris Salmon, autore di uno dei 5 blog segnalati ieri, mi ha spiegato in una mail il motivo della sua iniziativa esclusivamente olimpica. Eccolo, integralmente:
"My fiance's family are from Athens - we both live in London - so we've been planning to go to the Olympics for a couple of years now. We bought tickets to lots of events (11 in all) and, as I'm a professional music journalist, I thought it might be fun to write about our trip. A blog seemed like the obvious way to do it, so I bought the address www.athens2004blog.com and just took it from there. There will be hundreds of places to read proper sports reports of the Olympic events, but my blog will be one of only a few places that can give people some idea of how it actually feels to be at the Games from a fan's perspective."


foto dal sito di Scott GoldblattNe segnalo un altro, ancora più inside. E' il blog di Scott Goldblatt, nuotatore americano qualificatosi per la staffetta 4x200 sl, che già da alcuni giorni sta raccontando le sue esperienze olimpiche in presa diretta. Quella accanto, per esempio, è la foto dell'enorme ristorante all'interno del Villaggio Olimpico, scattata da lui.
Scott ha anche avuto l'idea di finanziare il viaggio di sua moglie, prima tifosa di famiglia, relizzando un online store in cui mette in vendita cappellini, T-shirt e perfino una maglietta per i cani, con un suo logo.

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Anelli, antichi signori e nuovi miti: sparsi pensieri olimpici

Oggi, il Venerdì di Repubblica. Domani, Specchio della Stampa e Sportweek della Gazzetta dello Sport. Jury Chechi è dovunque in copertina, per rappresentare l'Italia olimpica. Più che un atleta, ormai, è un mito, una leggenda vivente, un simbolo. Anzi, Il Simbolo. Jury ha già vinto, anche se non dovesse vincere niente.



A sei giorni dall'inizio dei Giochi, forse sono prossime alla fine le rievocazioni delle precedenti Olimpiadi. Giovanni Minoli, sempre sul Venerdì, dice che la storia in tv fa audience: considerati le rivelazioni recenti sull'Auditel, mi chiedo quanto contino certe affermazioni. Ma non è tanto questo. Quanto l'abitudine di giornali e tv ad affrontare il tema olimpico guardando indietro, per comodità, semplicità d'archivio, in una parola per pigrizia. La bibbia del settore, "il Wallechinsky", è diventato un tomo di 1172 pagine, zeppo di numeri, statistiche, analisi di gare che si perdono nella notte dei tempi. Ma quanti hanno scoperto in questi giorni personaggi nuovi? Quanti sono entrati nelle palestre e nei campi scuola del mondo negli scorsi mesi, per indovinare e conoscere il talento del futuro? Nessuno. Quello che si sta già leggendo, è il frutto di un primo rapido giro sui principali siti internet, scartabellando fra le curiosità, i record, le vicende curiose o strappalacrime. Dicevano che la Rete avrebbe messo k.o. il giornalismo scritto se questo non si fosse rimesso in strada a scovare e raccontare storie nuove: forse siamo già al conteggio dell'arbitro.
Da questa edizione, non lo fa più nemmeno la tv americana Nbc. Fino a Sydney, offriva una borsa di studio di uno o due anni a un certo numero di laureandi in Scienze della Comunicazione che inviavano ad assistere tutti i campionati mondiali e continentali più importanti e alla fine dei ogni allenamento o di ogni gara tempestavano di domande i giornalisti e soprattutto gli atleti medagliati o medagliabili. Una lezione di giornalismo fornita da ragazzi di 22-23 anni.


Oltre che internet, mi sono preparato leggendo libri di scrittori greci o sulla Grecia. L'ultimo è stato Madre di cane, dopo Il Labirinto di Panos Karnezis, che ho trovato straordinario; La maglia numero nove. Prima ancora Vita rubata di Aris Fakinos che comincia così il capitolo 10:
"Notte buia e senza stelle. Verso Sud nubi pesanti, cariche di inquinamento. Con il passare del tempo si abbassano sempre più, si aggregano come se si alleassero, come se si accingessero a rovesciarsi tutte insieme su Atene, sommergendola, costringendola a respirare la sua stessa sporcizia, soffocandola".

E, naturalmente, Mani, inevitabile poiché trendy, scritto da Paddy Leigh Fermour che così descrive i greci:
"Calderoni ambulanti di intuito, complesso di inferiorità, megalomania, coraggio, energia, follia e improvvisazione".

Porterò con me Diario di Grecia di Lalla Romano, forse nella speranza di provare anch'io quel suo stordimento, ubriacatura di luce e spazio.

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5.8.04

Ce la faranno?

La notizia del giorno è che è stato aperto un parcheggio per 500 auto in piazza Kaningos. E' di sicuro più importante della (scontata) conferma che le spese olimpiche del governo greco hanno superato i 7 miliardi di euro e che per il Paese il "dopo" sarà un bagno di lacrime e sangue.
Partirò fra due giorni, ma il mio collega Luca Chiabotti, che ci è appena stato, mi ha già dato l'idea di un immenso paese dei balocchi messo in piedi in pochi mesi. Ha usato una sola parola. "Irriconoscibile". A condizione che tutto funzioni. Perché solo oggi sono stati consegnati gli ultimi lavori: due ponti stradali, la nuova stazione del treno leggero a Maroussi, la nuova faccia di piazza Syntagma (con tanto di cerimonia speciale).

Per seguire la vigilia, sto facendo giri periodici su tutti i siti possibili e immaginabili. Per spirito di appartenenza, però, qui segnalo i 5 blog che sono attivi e su alcuni dei quali ho anche chiesto qualche dettaglio in più via mail:


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