Elaborazione grafica di Guido Nestola

31.8.02

Al Sud: un viaggio da dentro

L'anima gemellaCome molti meridionali trapiantati al Nord, ho un rapporto di odio-amore con il Sud. Ogni volta che torno, faccio come Sergio Rubini, intervistato sul suo nuovo film L’anima gemella (foto): “un viaggio da dentro". Trovo commovente quello che Rubini aggiunge:

“Quando ho fatto Tutto l’amore che c’è, un pomeriggio ho telefonato a mia madre per domandarle se potevo girare un’inquadratura a casa sua. Dormiva, l’ho sentita girarsi sul fianco, battere sulla schiena di mio padre, chiedergli se potevo andare. Lui ha bofonchiato qualcosa e lei mi ha detto: va bene. Siamo andati sul balcone con la troupe, lei ci ha offerto l’orzata”.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Una squadra che canta

“Le parole sono importanti”. Non ricordo in quale film abbia sentito pronunciare questa frase. Io la ripeto spesso. Non sono solo importanti perché si affermi con esattezza il senso di ciò che si pensa o si vuole dire, ma anche per rappresentarlo nella maniera migliore (colorita, interessante, adeguata, ecc.).

Faccio il giornalista sportivo e mi capita molto raramente di incontrare persone che facciano un uso particolare della lingua. Un paio, al massimo. Mosche bianche, che adoro ascoltare. Tra questi, l’ex commissario tecnico della Nazionale italiana di basket, Boscia Tanjevic. Un bosniaco intellettuale che alla cultura degli studi ha aggiunto quella della vita. Ieri, a proposito di un suo giocatore che si è infortunato, mi ha detto: “Stava giocando benissimo, come Hafiz (il profeta che ha imparato il Corano a memoria, forse il più grande glossatore dii Maometto). Con lui, la squadra cantava”.

Una squadra di basket che canta: un’immagine meravigliosa che solo la combinazione perfetta di certe parole può descrivere.

Dice Diego Marani del suo libro L’ultimo dei Vostiachi: “Sono un acrobata delle lingue, mi piace suonarle, come il giocoliere che rotea in aria i birilli ma non conosce la fisica”.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Maestri di lettura

Nell’intervista citata nel post sul Festivaletteratura, Margaret Mazzantini afferma: “Chi non ha avuto dei genitori, degli insegnanti, insomma delle figure capaci di avviarlo alla lettura e di aiutarlo a scegliere si trova sperduto quando entra in libreria. Sono luoghi enormi e poiché il mondo è scadente si stampa una gran quantità di libri scadenti, così è difficilissimo orientarsi. Per questo, è importante un buon libraio che consigli un percorso, che aiuti a costruire una piccola biblioteca”.

Da un lato, c’è l’eterna ricerca del buon maestro, della guida che instradi e non imponga, del suggeritore elevato che t’introduca alla vita. Ricerca impossibile, per alcuni. Difficile per molti.

Dall’altro, la Mazzantini rivela uno strano concetto di libreria: “enorme e pieno di cose scadenti”. Amo le piccole librerie, i luoghi raccolti e confortevoli, e compro solo da quelle, piuttosto da Internet se proprio non riesco a trovare ciò che cerco. Il mio sogno è proprio quello di aprirne una del genere: una bomboniera in cui poter trovare il possibile e l’auspicabile.

Un sogno che a volte si scontra con una realtà. Dall’esperienza quotidiana e ora anche dalla frequentazione dei numerosi blog dedicati alla lettura o che comunque contengono citazioni, rimandi e proposte librarie, mi rendo conto di quanta gente in realtà non solo legga, ma sappia leggere. Abbia, cioè, un criterio e non solo una passione; sia guidata da un progetto interiore. Gente che non è facile accontentare, per la quale lettura e scrittura sono sinonimo di qualità.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Festivaletteratura: evento non disponibile

Nei giorni scorsi, ho cercato vanamente di acquistare via Internet i biglietti per alcuni incontri con gli scrittori del Festivaletteratura di Mantova. Per l’80%, quelli che nel cartellone vengono definiti eventi erano già da tempo non più disponibili.

Mi chiedo come sia possibile che, in un Paese nel quale il 61.4% dei cittadini non apre neanche un libro, una manifestazione dedicata alla lettura sia letteralmente intasata. Non posso pensare che tutto quel 12% di italiani lettori forti, che cioè finiscono almeno una decina di libri all’anno, si dia convegno in quei giorni. Faccio parte di quest’ultima categoria e riconosco, paradossalmente, d’aver ricavato quasi sollievo dall’impossibilità di reperire biglietti: preferisco che gli scrittori conservino il mistero (come dice Margaret Mazzantini in un’intervista sul Venerdì di Repubblica del 30/8: “Chi scrive deve restare un po’ nell’ombra”), restino legati alla parola scritta e non si offrano al rischio della lingua parlata o di una mimica che può trasfigurare il personaggio ideale creato dalle loro costruzioni verbali.

Ricordo: ero piccolo e in casa si aspettava ogni settimana l’Espresso in formato tabloid per leggere la rubrica televisiva di Sergio Saviane. Corrosiva, era definita allora, con uno stile brillante, vivacissimo, funambolico. Un giorno, Saviane accettò un invito in una trasmissione e fu una delusione cocente: apparve impacciato, senza ritmo, intimidito dal mezzo che invece demoliva ogni settimana.

| Home | scrivi a Carlo Annese


29.8.02

Usabilità della scrittura
Nielsen: "Consentiamo agli utenti di cambiare la grandezza delle font"

Blogorroico mi dà lo spunto per riprendere l'ultima newsletter (19/8) di Alertbox sull'usabilità del web. Come Cavedoni, Jakob Nielsen lamenta l'uso improprio di certe font di scrittura. Si oppone all'uso degli style sheets (cioé i caratteri e i corpi predeterminati di un sito) che nelle mani dei web designers "tirannizzano gli utenti" imponendo corpi piccoli e spesso illegibili. E chiede a Bill Gates di far reintrodurre in IE Explorer un bottone che consenta agli utenti di leggere i testi con corpi più o meno grandi di quelli predefiniti.

Secondo Nielsen, gli style sheets illegibili sono così diffusi perché:
  • La maggior parte dei web designers è giovane, quindi ha una vista perfetta. I corpi piccoli creano problemi alla vista dai 40 anni in su.

  • Mentre creano un sito, i web designers non leggono il testo che inseriscono, ma danno uno sguardo d'assieme per verificare che tutto sembri "grande".


Nielsen propone alcune linee guida per favorire l'usabilità degli stili di scrittura:
  • Non usare valori assoluti nella grandezza delle font indicata negli style sheets, ma valori in percentuale.

  • Definisci la grandezza di default delle font in una misura ragionevolmente grande: almeno 10 punti.

  • Se il tuo sito è indirizzato a utenti di una certa età, usa font di default ancora più grandi: almeno 12 punti.

  • Aumenta quanto più possibile il contrasto tra i colori del testo e quelli dello sfondo. Malgrado si sappia che uno scarso contrasto riduce la leggibilità, la Rete è piena di testi in grigio.


| Home | scrivi a Carlo Annese

Una società senza scrittura e senza memoria - 3

Scrive Marcela Serrano in L'albergo delle donne tristi, edito da Feltrinelli: “Raccontare storie può guarire dalle malattie o salvare la vita; senza storie, vivremmo in un presente già vecchio”.

Scrive Cesare Garboli in Pianura proibita, edito da Adelphi: "Sentivo i libri come una realtà invadente e dolcissima, che mi rubava e mi toglieva alla vita. Ma senza i libri non esisterebbe il passato, la vita che si è persa, la vita che non abbiamo vissuto e che non possiamo incontrare".

Post correlati: 1 | 2 | 3 | 4

| Home | scrivi a Carlo Annese

Una società senza scrittura e senza memoria? – 2

Il cambiamento della scrittura, dunque, può essere strettamente legato al cambiamento dei ritmi e dei modi di produzione. In Pensieri così, edito da Garzanti, Vincenzo Cerami rilegge la Rivoluzione francese attraverso il confronto tra caffè e cioccolata, la bevanda dei borghesi nevrotici contro quella dei nobili oziosi.

E “il fatto che il caffè abbia vinto sulla cioccolata la dice lunga su quale piega abbia preso il mondo”. E’ andato di fretta, troppo, fino a perdere per strada la memoria di se stesso.

Post correlati: 1 | 2 | 3 | 4

| Home | scrivi a Carlo Annese

Una società senza scrittura e senza memoria? – 1

Su Ttl de La Stampa del 3/8, nella recensione di Il potere della tradizione scritta, di Jack Goody, edito da Bollati Boringhieri, Lelio Demichelis scrive:

“(…) Stiamo perdendo la densità (tempi lunghi, spazio logico, riflessione) della ‘comunicazione scritta’. (…) Siamo entrati in una nuova tradizione puramente orale-visiva, senza più testo né memoria? Non è forse la tecnica, oggi, a imporci alfabeto e grammatica del comunicare? E l’immagine – specie se virtuale – è ancora ‘comunicazione sociale’ oppure tutto sta cambiando, i modi di produzione come quelli di relazione?

"(…) Goody, professore di Storia culturale e Antropologia a Cambridge, sviluppa la sua idea della scrittura come ‘tecnologia’ che produce radicali differenze tra le società, ribadendo che i mutamenti nei modi di comunicazione sono altrettanto importanti di quelli nei modi di produzione.

"(…) la scrittura è anche memoria, storia, regola, identità individuale e insieme sociale. Ma oggi, dal tempo reale e dal just-in-time dell’industria post-fordista ci pare nascere una società senza più (bisogno di) memoria né storia, con identità sempre più fragili e discontinue – che potrebbe dunque fare a meno della tradizione scritta”.

Post correlati: 1 | 2 | 3 | 4

| Home | scrivi a Carlo Annese


28.8.02

Baratto o nuova comunità chiusa?

Riaprendo la posta, ho trovato la proposta di uno scambio di link da Veneto Blog. Ho provato piacere per due motivi: 1. qualcuno si è accorto della mia presenza; 2. mi è sembrato di tornare indietro di qualche anno, quando vagavo tra i motori di ricerca per promuovere il mio sito. La sensazione, allora come oggi, è di appartenere a una piccola cerchia che viveva di baratto e di reciproca stima.

Il passaparola, però, potrebbe non essere più sufficiente. E' molto interessante quello che dice Blogorroico:

"Mano a mano che vengono creati degli strumenti per collegare insieme i weblog, quelli che utilizzano dei sistemi fatti in casa sono sempre più tagliati fuori dalla rete di connessioni tra i vari siti e dei nuovi utilizzi che si possono fare del web che si vanno via via delineando; nonostante tutta la colla tra i weblog che viene prodotta in questo periodo sia creata per la maggior parte con strumenti open source, vedo la soglia tecnologica alzarsi continuamente e mi domando quali possano essere le sue conseguenze specialmente quando da tutte le parti non si fa altro che parlare di semplicità".

Un'altra evoluzione tra chi può e chi non può: chi ha la tecnologia e le opportunità e chi, invece, resta fuori per economia o mancanza di reali occasioni?

| Home | scrivi a Carlo Annese

Il ritorno - Scrittura, tempo, memoria

Torno al mio blog, ma è come se non l’avessi mai lasciato. Durante la vacanza, ho letto, raccolto, riflettuto, finendo in un vortice ipertestuale che mi ha sorpreso e compiaciuto. Partendo dal tempo della scrittura, sono arrivato al tempo della memoria: un percorso che proverò a ripetere qui, citando, glossando e forse perdendomi anche un po’.

In principio c’è un articolo di Giovanni Bogliolo su Ttl de La Stampa del 18/5/02, dal titolo Proust non portava l’orologio, pubblicato in occasione della Fiera del Libro di Torino dedicata quest’anno a “Ritrovare il tempo”. Sulla Recherche, scrive:

“(…) Ma non c’è solo il tempo della storia e quello del racconto (…). C’è, a monte, non più percepibile se non attraverso i tormentati manoscritti ma depositato in ogni piega dell’opera, dalla grandiosa architettura al lento e sinuoso respiro della frase, il tempo della scrittura: una gestazione lunga e dolorosa, tanti tentativi abortiti e poi, dopo l’intuizione salvatrice, in angosciosa competizione con la morte incombente, la stesura del testo, anche questa non secondo un moto rettilineo che va dall’inizio alla fine, ma che, da un inizio e una fine concepiti e redatti insieme, si sviluppa a dismisura per concrezioni, dilatazioni e aggiunte fino a creare tra loro tutta la distanza di un affollato polifonico romanzo.

Per un libro come la Recherche, questi ritmi sono imposti dal flusso avvolgente della frase, dalla precisione del dettaglio e dalla densità dell’enunciato, in cui spesso narrazione, riflessione e analisi si fondono e sollecitano soste di approfondimento e centellinate riletture”.

La Recherche, insomma, come ipertesto letterario ante-litteram, anticipazione elevata di ciò che oggi siamo diventati scrivendo per la Rete.

| Home | scrivi a Carlo Annese


9.8.02

Visto, si parta

Fuori dal coro va in vacanza. L'appuntamento certo è per il 28 agosto, ma se la tecnologia m'assiste anche a Pantelleria, non escludo qualche improvvisa apparizione nei prossimi giorni. Da leggere ne ho e i Vip sull'isola sono già troppi!

Prima di partire, ho lasciato una traccia su Letture e riletture: andate a vedere.

| Home | scrivi a Carlo Annese


8.8.02

Web, raddoppiati i portali locali - 2: i quotidiani in rete

Ancora dalla Relazione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Sono oltre 100 le testate giornalistiche in rete collegate ai quotidiani: i 3/4 offrono tutti gli articoli dell'edizione cartacea. Poco sfruttata la possibilità di archiviare gli articoli: solo 64 siti hanno un archivio e, in generale, la consultazione è limitata agli ultimi 7-15 giorni. Solo l'8% offre tutti gli articoli presenti nelle copie su carta.

Le testate quotidiane online hanno conquistato spazio nei consumi informativi degli utenti Internet, a spese dei portali generalisti: il 44% del tempo speso su siti informativi va ai quotidiani contro il 13% delle sezioni news dei portali (e il 20% ai siti di news online).

Post correlati: 1

| Home | scrivi a Carlo Annese

Web, raddoppiati i portali locali - 1: le pubblicazioni on line

Dal Sole24ore di domenica 24/8/02. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha censito oltre 2200 pubblicazioni online per fare il punto sul mercato dell'editoria elettronica.

A fine 2001, erano 700 i portali nazionali. Solo 100 quelli generalisti, circa lo stesso numero dell'anno precedente; 213 erano quelli verticali specializzati (i cosiddetti vortal) rispetto agli 80 del 2000. Raddoppia il numero dei portali locali, arrivati a 390, di cui 224 facenti parte di 11 network regionali o di grandi città.

Il mercato dell'editoria elettronica, a fine 2001 contava su 2298 pubblicazioni italiane: 890 in più rispetto all'anno precedente (+60%). Fino al 2000 sono state le webzine a registrare i maggiori incrementi. Nel 2001, invece, i siti web collegati alla carta stampata periodica passano da 559 a 1051 (+88%) mentre le webzine sono cresciute del 48% (da 772 a 1141).

Post correlati: 1

| Home | scrivi a Carlo Annese

Cultura digitale e cultura accademica

Oggi Fahreneit, il pomeriggio di Radio3, ha trasmesso una puntata de "La strana coppia". Due personaggi raccontano il proprio rapporto con la musica. Questa settimana, uno di questi era Maria Corti, linguista, filologa, anima dell'archivio dei manoscritti dell'Università di Pavia, morta di recente.

La Corti ha manifestato un anti-luddismo tipico di certi accademici. "Chi sa usare i computer - ha detto -, chi conosce l'informatica, non può dirsi acculturato. La tecnologia non è sinonimo di cultura, sta depauperando la cultura umanistica". La tesi, presa in generale, può essere anche condivisibile. Ma a condizione che sia priva di quei preconcetti che invece animano le parole della Corti.

Poco dopo ho letto su Diario un'intervista con Joshua Bell, 33 anni, uno dei migliori violinisti dei nostri tempi, che è anche grande esperto di videogiochi. Cultura alta e tecnologia (addirittura ludica) non sono poi incompatibili.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Questione di dettagli

Lo confesso: era stata sufficiente una fesseria (il fatto che Blogger avesse fatto sparire i miei archivi) per farmi disamorare del blog. Ora è bastata una fesseria al contrario (lo stesso Blogger ha dato una risposta "pubblica" al mio problema che molti altri utenti avevano incontrato e gli archvi sono di nuovo raggiungibili) per farmi ricominciare a scrivere a poche ore dalla partenza.

| Home | scrivi a Carlo Annese


5.8.02

Fuori dal coro, ma a che serve?

Sto facendo girare la voce fra gli amici, qualche collega discreto e i parenti stretti. Mi piacerebbe che vedessero il mio blog, che dividessero con me questa nuova passione. Ma quanto durerà? Chi, oltre a loro, una decina di persone, lo leggerà?

Dietro queste domande ce n'è una, principale, a cui faccio fatica a trovare risposta: che cosa sono i weblog? Me lo ha chiesto una cara amica che ha perso minuti preziosi per interpretare, studiare, analizzare il mio, nel tentativo di capire e generalizzare. Ho cercato di spiegarle, ma so di non essere stato esauriente.

Non esiste una definizione univoca, come non esiste un uso specifico dei weblog. In rete sono finiti diari, confessioni, poesie proprie o altrui, romanzi, racconti, ascolti e visioni. Un tempo erano quadernetti furtivi, sigillati con nastri colorati, nascosti sotto strati di camicie e intimo profumato; oggi sono siti dinamici o statici, ma soprattutto di dominio volutamente, istrionicamente pubblico.

Sì, esistono anche siti specialistici, qualche fonte alternativa di informazione, riflessioni e dibattiti su temi di reale interesse pubblico. Quanti, però, al di fuori della cerchia dei blogger e dei loro amici, ne conoscono l'esistenza, traendone notizie utili? A chi e a che cosa serve che io trascriva dati e tabelle sul consumo di carta o sullo stile del web, se non a me e a consumare le notti per compilare codici, aggiungere foto, creare directories su altri servers?

Vorrei scoprire che qualcuno viene a curiosare fra i miei numeri e le mie lettere, per aprire un dialogo o solo per leggere qualcosa di talmente vecchio da sentirlo come nuovo. Ad esempio, altri che non siano i pochi bloggers a cui ho inviato una email di complimenti per l'efficacia e l'interesse del loro sito. Per ora, sono pronto a prendere una pausa di riflessione che coincide, guarda caso, con le mie ferie.

Le ferie di un sito internet: una contraddizione in termini! Internet è il tempo reale, l'informazione continua, il refresh sempre in funzione. Ma un po' di mare di Pantelleria mi farà bene.

| Home | scrivi a Carlo Annese

L’utopia dell’ufficio senza carta – 2: un po’ di numeri

I dati, di fonte Fao, sul consumo di carta in Italia (che è al 7° posto nel mondo):

  • 41% - la percentuale dell’aumento del consumo dal 1991 al 2000
  • 7.8 – i milioni di tonnelate consumate nel 1991
  • 11 – i milioni di tonnellate consumate nel 2000
  • 31% - la percentuale prevista di aumento del consumo dal 2000 al 2010
  • 40% - la percentuale di rifiuti solidi costituita dalla carta.



I dati sul consumo di carta nel mondo:

  • 289 – i milioni di tonnellate consumate nel 1997
  • 294 – i milioni di tonnellate consumate nel 1998
  • 349 – i milioni di tonnellate previsto tra 10 anni, con un amento del 34%
  • 335 – i chili di consumo annuale pro capite nel Usa al 1997
  • 18 – i chili di consumo annuale pro capite nei Paesi in via di sviluppo al 1997.



Altri due dati interessanti, per finire:

  • Il 10% della carta viene usata per prodotti di lunga durata (come i libri)
  • Il 90% della carta viene usata una sola volta e poi eliminata.



Secondo gli autori di “The myth of paperless office”, la diffusione dell’email può portare, non è chiaro in quale periodo, a un incremento del 40% nel consumo di carta negli uffici.

Post correlati: 1

| Home | scrivi a Carlo Annese

L’utopia dell’ufficio senza carta – 1: carta contro digitale

Si diceva che il computer avrebbe dovuto fare sparire la carta e invece ne ha moltiplicato enormemente l’uso. Il 31 luglio, Repubblica ha dedicato una pagina a “The Myth of paperless office”, un libro della Mit Press nel quale sono riportati i dati sul consumo mondiale di carta in relazione alla diffusione della tecnologia. Un’indagine simile era stata svolta un anno fa dall’Università di Perugia, ma naturalmente non aveva avuto uguale risonanza.

I vantaggi della carta sono:

  • Facilita la tendenza a leggere in maniera non sequenziale, cioè saltando da un capoverso all’altro
  • I fogli si possono sparpagliare sul tavolo, favorendo il reperimento rapido delle informazioni
  • E’ personalizzabile, con postille, commenti e note a margine

I vantaggi dei documenti digitali sono:

  • Si può cercare facilmente al loro interno attraverso le parole-chiave
  • Si possono condividere con altri spedendoli via posta elettronica
  • Sono archiviabili in maniera ordinata

Se si analizzano queste differenze, gli argomenti sono giusto quelli che spiegano la necessità di modificare e adattare per la rete la scrittura e lo stile di esposizione dei contenuti, di cui ho parlato sin dai primi post:

  • Scrittura non sequenziale, appunto, per paragrafi
  • Divisione dei contenuti in più videate consecutive, con una disposizione allargata di testi e immagini
  • Uso frequente di link ipertestuali che trasformino un video in una vera e propria scrivania sulla quale aprire più finestre di formato possibilmente ridotto, che contengano informazioni sempre più specifiche e approfondite.
  • Ricorso a strumenti di interazione o feedback (form per i commenti, e-mail dell’autore, ecc.) diffusi nel testo, quindi non solo all’inizio o alla fine di un test ma collegati a ciascun paragrafo.

Post correlati: 1

| Home | scrivi a Carlo Annese


4.8.02

Il Pc, mezzo di riscatto sociale

Makno & Consulting ha realizzato per RaiNet una ricerca sulla diffusione dei Pc nei nuclei familiari (notizia pubblicata da .com l'1/8). Dai risultati emerge che:

  • Il 60% delle famiglie italiane con 2 e 3 figli ha un Pc in casa
  • Tre single su 10 hanno un Pc in casa
  • Tre coppie su 10 hanno un Pc in casa

Inoltre traspare una caratterizzazione metropolitana e popolare delle nuove tecnologie. Il Pc non è più uno strumento elitario, ma trova terreno fertile nei quartieri urbani densamente abitati. "A fare un uso massiccio del Pc - spiega Gianluca Nicoletti, direttore editoriale di RaiNet - sono coloro che cercano riscatto sociale, non certo chi ha già uno status consolidato".

Sociologia pret a porter? E se chi produce contenuti per la rete riflettesse un po'?

| Home | scrivi a Carlo Annese

Saper anche parlare - Luca Sofri

Sì, ancora lui: Luca Sofri. Ma per puro caso. Perché, leggendo un'intervista pubblicata il 1° agosto da .com (che, tra l'altro, fa un'interessante promozione estiva, assegnando ID e password gratis per tutto agosto) in cui si annuncia che il nostro condurrà la trasmissione "8 e 1/2" su La7 in coppia con Giuliano Ferrara, racconta i suoi inizi professionali:

D. Di cosa scriveva?
R. Di tutto. Non avevo nessuna competenza specifica, ma una superficiale preparazione su qualsiasi cosa, cioé il miglior modo di fare i giornalisti, con i tempi che corrono. Un tempo sarei risultato un grosso ignorante, adesso invece va molto di moda sapere quattro cose su qualsiasi argomento. E però avevo sviluppato, per passione giovanile, competenze su internet, computer e nuove tecnologie: nel momento del botto, io mi sono trovato fra quelli che ne sapevano un po' di più. Quindi ho cominciato a scrivere per Panorama Web, mentre con Panorama facevo un po' di tutto. Frequentando la Mondadori, mi sono imbattuto in un progetto per un mensile maschile giovanile, genere Gq. Il progetto si è perso, però quella redazione è stata utilizzata per Mondadori.com, e a quel punto sono stato assunto come praticante


Sofri, 37 anni, è freelance.

Post correlati: 1 | 2

| Home | scrivi a Carlo Annese

Visioni fuori tema - Respiro

RespiroMi faccio prendere la mano, per una volta. Dovrei scrivere di scritture per la rete e letture per se stessi, ma mi capita spesso di avere... visioni da consigliare.

Chi è in città nelle quali i cinema proiettano film degni di questo nome, sia pure in due soli spettacoli serali, veda Respiro, film di Emanuele Crialese, con Valeria Golino. Scoprirà le acque incantevoli di Lampedusa e una storia di libertà, natura, viscere che si mescolano alla testa, amori e affetti. Scene corali da "Quarto stato" del mare e attori-bambini straordinari.

Leggete la critica di Marco Lodoli sul Diario. E se lo dice lui...

| Home | scrivi a Carlo Annese

Ancore... di salvezza

Ho fatto un giro tra qualche blog, per cominciare a capire, analizzare, andare in profondità. Se questo è il nuovo fenomeno sociale della rete, vorrei scoprire gli uomini e le donne che ci sono dietro: perché mettono in pubblico i propri pensieri, preferendo l'uso di una tastiera e un modem ad altre forme di comunicazione.

Ma prima di raggiungere conclusioni sui contenuti, mi sono soffermato sulla forma e sullo stile. Ho scelto un campione, anche tra i blog che ho frequentato e segnalato per primi. Di tutto ciò che ho scritto finora a proposito di brevità, efficacia dei testi, usabilità dei siti, non solo quasi nessuno tiene conto ma è nella natura stessa dei weblog disattenderlo, se non addirittura capovolgerlo.

Se internet richiede una scrittura frammentata o segmentata perché un testo sia leggibile, quella dei blog è invece quanto di più lineare possa esistere. Si procede dall'ultimo pensiero al primo, talvolta lunghissimi, con scarse possibilità di collegamento fra l'uno e l'altro. Solo alcuni inseriscono link ad articoli o altri siti, quello che poi è stato indicato come il core content di questo tipo di attività.

In mezzo, non esistono "ancore", cioé rinvii ad altre parti del sito. Chi comincia a leggere un post è obbligato a scorrere verso il fondo : mai che compaia un rimando al top della pagina che si sta consultando, tantomeno all'home page (necessario ancora più del top, se si entra negli archivi).

A proposito degli archivi, quanti in realtà cliccano sui link delle settimane precedenti non conoscendone in contenuti? In realtà, esiste la possibilità di effettuare dei link all'interno degli archivi, aggiungendo una semplice stringa di comandi, ma nessuno dei blog che ho analizzato li utilizza. Alcuni rinunciano perfino a dare un titolo ai singoli post, togliendo così anche l'ultimo punto di riferimento a chi legge dall'esterno, rendendo i testi molto autoreferenziali.

Non vorrei sembrare un catastrofista, ma ho il timore che proprio per queste caratteristiche anti-economiche, per il suo spregio delle regole di stile, il blog sia destinato a un successo intenso (giusto come nuovo fenomeno sociale in rete o eventuale fonte alternativa di informazioni, quando esistano realmente) ma breve. Come il tempo che si dedica a navigare nella rete.

| Home | scrivi a Carlo Annese


3.8.02

Consigli di scrittura e di grafica


Sfogliando gli appunti che ho raccolto su un vecchio quaderno di carta ingiallita, che ho comprato in Polonia più di dieci anni fa, ho trovato questi Consigli di scrittura e grafica che non ricordo da dove ho trascritto:

  1. Cercate di scrivere blocchi di testo (o paragrafi) di lunghezza uniforme

  2. I blocchi di testo devono essere indipendenti l'uno dall'altro

  3. Titolate ogni paragrafo

  4. Individuate alcune parole chiave all'interno del pararagrafo, evidenziandole in grassetto o con un altro colore

  5. All'inizio della pagina, mettete un indice con i titoli dei paragrafi e un link diretto a ogni paragrafo

  6. Maggiore è il numero di righe di un testo, più è difficile la lettura

  7. Lasciate molti spazi bianchi: aiutano la lettura e fanno risaltare il testo e le immagini


| Home | scrivi a Carlo Annese


2.8.02

Il dio di Roserio - 2

Potrò sembrare un maniaco, ma già questa introduzione, prima ancora di cominciare a leggere il romanzo, è poesia pura. Quello che mi affascina, e nello stesso tempo mi stupisce, è non soltanto la capacità del critico di decodificare e rendere leggibile anche tecnicamente certo tipo di scrittura, quanto il fatto che sia stato Testori a rispettare e a mettere in pratica, nel momento della creazione del testo, proprio quella codifica, quelle regole.

Ciò che si scrive, insomma, in forma letteraria "alta" non è soltanto ciò che passa per la testa in un dato momento o periodo, messo in scrittura più o meno bella, quindi un puro processo creativo, ma è anche e soprattutto un atto di elaborazione della materia che è stata creata o immaginata. La conferma arriva dalle cosiddette "varianti" al testo (gli italianisti e in genere i linguisti inorridiranno di fronte a questo scempio, mi scuso): quella del '54, ripubblicata appunto negli Oscar, è la prima versione del "Dio di Roserio", modificata poi, e cioé ridotta, mondata e rielaborata, come primo degli scritti brevi che compongono il Ponte della Ghisolfa da cui prese spunto Visconti per realizzare "Rocco e i suoi fratelli".

Non pretendo certo che alla scrittura per internet siano applicati i fondamenti della retorica, ma mi chiedo perché chi scrive per la rete accetta solo superficialmente l'esistenza di regole o indicazioni di massima, codificate e verificate. Perché sia così difficile ad esempio comprendere che un testo, affinché sia più leggibile su monitor, dev'essere contenuto nello spazio di una sola videata e non debba superare di due volte questa misura.

Link correlati: 1

| Home | scrivi a Carlo Annese


Home

Il weblog di
Carlo Annese


. Le foto .


www.flickr.com
Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset

. Il libro .


Acquista

. L'archivio .


. I blog .


[Powered by Blogger]

Un solo click, tanti blog.

Blog Aggregator 3.0 - The Filter

BlogItalia.it - La directory italiana dei blog