Elaborazione grafica di Guido Nestola

28.8.05

La storia in verde


Quello schieramento di rigidi volumi verdi era una sorta di confine ideale, costruito negli anni con un omino grassoccio e sudato che ogni tre mesi, puntualmente, passava a riscuotere le rate violando il "sancta sanctorum". Al di là, c'era il mondo intellettuale di mio padre, quasi invalicabile, popolato poi da innumerevoli altre collane, storie della letteratura di vario genere, montagne di saggi, il primissimo Chomsky, l'interpretazione psicanalitica di Leopardi, l'opera omnia di Pirandello e i saggi meridionalisti di Salvemini. Al di qua, il desiderio inespresso ma fremente di raggiungerlo e di immergersi in quella silenziosa fonte inesausta di conoscenza.

Dal 1° settembre, il Sole 24 ore venderà i volumi principali della Storia d'Italia Einaudi, in allegato con il giornale. Il primo sarà addirittura in omaggio. Come togliere la poesia a una piccola grande storia.

| Home | scrivi a Carlo Annese

La tv che avanza


C'era grande preoccupazione, in redazione, per il debutto su Canale 5 della trasmissione sul calcio di Paolo Bonolis, nuovo temuto memico del giornalismo sportivo tradizionale. Specie dopo le dichiarazioni allarmanti rilasciate dal conduttore. A Repubblica, per esempio, aveva detto:
"Sono uno che fa spettacolo e inizia una nuova avventura della declinazione della comunicazione. Dovrò parlare in un altro modo, dovò esprimermi con concetti e ritmi diversi. Col varietà, racconti una realtà che non esiste, quando ti occupi di calcio racconti una realtà che esiste. Il calcio è emozione e disincanto: quello che cercheremo di trasmettere".

Ho seguito il programma a intermittenza, ma ho dedicato un'attenzione molto particolare proprio al linguaggio. Il risultato (per non dire delle immagini, identiche a quelle della Rai, o del fatto che il servizio su Ascoli-Milan sia stato mandato in onda un'ora e 27 minuti dopo l'inizio di una puntata della durata di due ore, o ancora delle location scelte per i collegamenti di inviati e corrispondenti: dai pulmini angusti della Rai si è passati a stadi vuoti, sottoscala e affini) è stato assai confortante per molti di noi: un'impressionante sequenza di frasi fatte, luoghi comuni, dal "manto di gioco" al "rettangolo di gara", dal "palo che dice di no" a "c'è ancora tanta carne al fuoco", e clamorosi errori di italiano, che nemmeno il peggior Tonino Carino d'annata. E soprattutto un'insistenza quasi paradossale nell'uso della parola "Mister" con la quale il grande innovatore si è rivolto a qualsiasi allenatore gli sia capitato a tiro.

Trent'anni fa, Vianello e Tognazzi ironizzavano sull'non-cultura di calciatori e ciclisti, puntando proprio sui tormentoni del "Mister" e del "Ciao mama, sono arivato uno", per rendere penosamente ridicoli i personaggi delle loro scenette. E' davvero questa la "nuova avventura della declinazione della comunicazione"?

| Home | scrivi a Carlo Annese


27.8.05

Orgoglio di lettore


Quest'anno io non sarò al Festivaletteratura di Mantova.

| Home | scrivi a Carlo Annese

La villeggiatura di Mussolini


il continente visto da PonzaUn anno fa, di questi tempi, mi aggiravo per le stradine di Ponza (nella foto accanto, donatami da un'amica conosciuta sul posto, è ritratto "il continente" visibile dall'isola in una mattinata limpida), alla ricerca di tracce sui confinati politici più o meno celebri che vi avevano trascorso lunghi periodi durante la dittatura fascista. Ne trovai pochissimi, però, come se l'isola ma soprattutto i suoi ospiti estivi, romani televisivi e persone "bene" di ogni tipo, avessero fatto il possibile negli anni precedenti per cancellare tracce in grado di incupire l'atmosfera rilassata e godereccia di una delle località turistiche più suggestive del Tirreno. E non solo loro, evidentemente.

Mi faceva da guida un libro, che in questi giorni ho ritrovato in edizione economica, scritto da Silverio Corvisieri, nato a Ponza (san Silverio ne è il patrono) e poi diventato fra l'altro direttore del Quotidiano dei lavoratori, e pubblicato da Baldini Castoldi e Dalai. Si intitola La villeggiatura di Mussolini ed è una ricostruzione storica molto fedele di ciò che accadde, non solo nei rapporti fra il regime e i confinati ma anche all'interno del gruppo dei "politici", forse la parte più interessante, lucida e rigorosa.

Il confino fu istituito all'indomani di un discorso che Mussolini fece il 25 maggio del 1927, e gestito da Arturo Bocchini, non solo il più alto funzionario della polizia fascista ma anche (si ricava dal resoconto di Corvisieri) un direttore marketing ante litteram della strategia politica interna alla dittatura. Inizialmente, la deportazione sarebbe potuta variare da uno a cinque anni. In realtà, un poco alla volta l'esigenza di punire l'irriducibilità di numerosi confinati portò le autorità del regime a violare le loro stesse leggi, infliggendo una seconda "cinquina", quando non anche un terza. Scrive Corvisieri:
Nell'immaginario collettivo, queste isole (Ponza, Lipari, le Tremiti, Ustica, Favignana, Lampedusa, ma anche 262 piccoli centri, quasi tutti meridionali, dove il trattamento era considerato meno afflittivo di quello insulare) sono brulicanti di vip e turisti. In teoria, vivere qui non avrebbe dovuto costituire una sofferenza, ma si sarebbe potuto considerarla una sorta di vacanza, sia pure forzata. In realtà, la vita nelle piccole isole è difficile ancora oggi per almeno 8 mesi su 12, tant'è vero che il relativo benessere economico non riesce ad arrestare i flussi migratori verso il continente.

Fu appunto Bocchini, in un documento del gennaio '28, a creare l'equazione confino=villeggiatura. Scrisse allora: "dobbiamo mandare i confinati in isole straordinariamente belle, proprio perché in tal modo potremmo sfatare la leggenda, tanto cara ai fuoriusciti italiani e alla stampa estera ostile al regime, circa il presunto inumano trattamento usato ai confinati politici. In questo, fu sostenuto in parte da alcune circostanze, come la possibilità concessa a molti "politici" di tenere con sé la famiglia e i 26 matrimoni che vennero celebrati tra confinati e ragazze di Ponza: tutti fortemente contrastati dalle autorità con pressioni sulle famiglie, ricatti economici, trasferimenti a volte delle moglie, altre dei mariti. In realtà, su un vasto campione di deportati a Ventotene, i morti furono 177, pari all'1.25% del totale: un'enormità se si tiene conto che l'età media dei confinati si aggirava sui 50 anni.

Dall'estate del '39, il fior fiore dei confinati antifascisti era stato concentrato a Ventotene, dove oggi i segni di quel periodo sono (al contrario di Ponza, che allora fu chiusa come colonia confinaria e adibita a confino per gli internati, tra i quali slavi, greci e albanesi) numerosi e tanto evidenti.Qui, infatti, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli - le cui spoglie sono sepolte sull'isola - scrissero all'inizio del 1941 il Manifesto per l'Europa libera e unita. Secondo Corvisieri, il confino incise, sotto l'astuta strategia di Bocchini, sulle sorti interne al Partito Comunista. I permessi concessi dalle autorità ad Amedeo Bordiga, per esempio, perché lavorasse come ingegnere, ne accelerarono l'espulsione a opera del direttivo che già lo aveva individuato come il nemico interno per essersi allineato alle posizioni di Trotzkij, contrario allo stalinismo imperante. Scrive l'autore, in termini più generali:
La storia politica dei collettivi comunisti al confino fu una storia grande e terribile. Fu la storia di un nucleo di combattenti che seppe fronteggiare il tentativo fascista di piegarlo e umiliarlo, diventando così la fucina dalla quale sarebbero usciti molti dirigenti della Resistenza. Ma al tempo stesso fu la storia terribile della degenerazione stalinista di un partito che pure era stato fecondato dal pensiero innovatore e originale di Antonio Gramsci.

La stesura del Manifesto europeista sancì la vera rottura, al punto da indurre i confinati a mangiare in due distinte mense e a evitare di parlarsi. Per Giustizia e Liberta, il Manifesto era generico, utopistico; per i comunisti, una pericolosa stravaganza intellettuale. Pertini ritirò la firma per disciplina alla direttiva dei socialisti, per non danneggiare i rapporti con il Pci; Rossi, Spinelli e Dino Robero diedero vita alla mensa "E", come Europa, con l'adesione dello stesso Pertini e di un altro socialista Jacometti, oltre che di alcuni reduci delle brigate internazionali antifranchiste e l'anarchico Domaschi.

Nel '43, Ponza tornò a essere sede di confino. Qui Pietro Nenni ebbe notizia delle dimissioni di Mussolini (almeno questa era la versione ufficiale) il 26 luglio del '43. E qui proprio Benito Mussolini aglli arresti arrivò il 28 luglio, fu sistemato in una palazzina sul porto, a destra dell'ingresso nell'insenatura, dove oggi c'è un affittacamere. Anche per lui, in teoria, si sarebbe dovuto trattare di qualcosa di diverso da una villeggiatura. Di fatto, non fu così, anche se molti dei suoi avversari colà confinati ne approfittarono per tornare in liberta. In carcere e al confino, per causa di Badoglio e della sua polizia, rimasero gli anarchici e gli slavi. Nei giorni tremendi seguiti all'armistizio dell'8 settembre, molti di essi riuscirono a fuggire dalle isole e dai campi, ma numerosi altri - e tra questi parecchi ebrei - caddero nelle mani dei nazisti per essere deportati nei lager e in gran parte uccisi.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Buon viso


Sulla prima pagina della cronaca milanese del Corriere di ieri, Armando Torno sollecitava una nuova progettualità per l'estate cittadina (del prossimo anno). Le abitudini sono cambiate, ha scritto in sostanza, i milanesi restano in città molto più che in passato durante l'agosto, ma i servizi sono scarsi come sempre, dai negozi alla cultura.
E' sufficiente girare in queste ore di pre-rientro per le strade deserte e spente, per verificarlo. Oppure entrare nei pochissimi luoghi dediti alla cultura e all'intrattenimento per misurare la fame, la sete, la necessità di qualcosa che allieti, arricchisca, riempia. C'è così poco, e così mal proposto, che nel vuoto cosmico dei cinema di fine estate si riesce perfino a considerare un bel film I giorni che passano, di André Techiné: in momenti migliori, sarebbe stata quella pellicola a trasmettere una spiacevole sensazione di vuoto.

| Home | scrivi a Carlo Annese


26.8.05

Parole nuove

Scrive Gregory Lamb sul Christian Science Monitor (ripreso da Internazionale nel numero la cui cover story era dedicata al Pianeta Google):
Sia i sistemi di traduzione automatica basati su regole fisse sia quelli statistici rischiano di incappare in gravi errori quando affrontano i testi non specialistici. Uno dei problemi è rappresentato dalla vastità e dall'eterogeneità del lessico: analizzando il Wall Street Journal, è stato rilevato che ogni edizione contiene tra l'1 e il 2 percento di parole mai comparse prima su carta. Un prinicipio statistico, noto come "legge di Zipf", afferma che, data l'enorme quantità di parole disponibili, quasi ogni articolo conterrà qualche parola insolita e, a meno che i programmi statistici di traduzione automatica non abbiano già visto quelle parole in molti contesti, è probabile che compiano errori di traduzione.

Ecco la definizione della legge di Zipf che dà Wikipedia.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Un appello

Questa sera avrei un grande bisogno di concretezza.

| Home | scrivi a Carlo Annese


25.8.05

Maestro Gianni

L'avvio è eccellente. Il luogo, ricavato con volumi amplissimi da un deposito di tram - che scorrazzano, scampanellando, visibili attraverso un lungo finestrone che squarcia l'enorme sala centrale - è moderno e molto particolare. La mostra d'apertura, davvero appropriata: un omaggio a Gianni Berengo Gardin, maestro della fotografia italiana. E anche il pubblico, in un insolito giovedì pomeriggio di fine estate, non manca. Forma, il Centro internazionale di fotografia aperto il 14 luglio a poche decine di metri dall'Auditorium dell'Orchestra Verdi, in una zona che sembra possa rinascere come nuovo polo culturale milanese, promette assai bene. Soprattutto se anche in futuro si affiderà a curatori tanto intelligenti.

Le foto di Berengo Gardin, infatti, sono splendide. Diventano ancora più "leggibili", seguendo le indicazioni di Alessandra Mauro, che non indulge in analisi troppo autoreferenziali, come generalmente accade altrove, per rivelare invece aspetti personali dell'autore che rendono la mostra fruibile da un pubblico molto ampio ("Una foto che ha bisogno anche di una sola parola di didascalia non è una gran foto", per esempio: frase banale, ma molto efficace). Immagini che testimoniano l'evoluzione di un Paese e di un popolo, dagli abiti alle abitudini, ma che nello stesso momento sembrano scolpite in un tempo assoluto, senza età. Scrive appunto Mauro:
Ogni immagine di Berengo Gardin è un punto significativo in cui si intrecciano vite, storie e storia.


Puglia 1966Sono talmente belle (quelle della Puglia in particolare, realizzate per un volume del Touring Club Italiano pubblicato nel 1967, da cui è ricavata la foto qui accanto), che m'è venuta voglia di riprendere in mano Viaggio in Italia di Guido Piovene (pubblicato nel 1993 da Baldini e Castoldi, ma non più disponibile su Ibs, che ho trovato un paio di anni fa nell'edizione originale di Mondadori), e di pensare che da troppo tempo manca l'analisi di un grande giornalista capace di interpretare, in un viaggio-reportage moderno e profondo, una nazione tanto variegata e diversa che per i più diversi motivi si tenta sempre più di omologare. Piuttosto si racconta, magistralmente d'accordo, la ricerca del cristianesimo perduto da Torino a Gerusalemme, come fa Paolo Rumiz su Repubblica, ma nulla più di ciò che accade sui nostri Appennini.
Mercoledì ero a Pesaro, in spiaggia. Accanto al mio lettino erano distesi due ragazzi napoletani, che dialogavano in dialetto stretto. Alle mie spalle una coppia di mezza età proveniente da Padova, riconoscibile dall'accento e da una telefonata, in puro slang, della signora. Davanti un'insegnante che ha rivelato in fretta la sua origine pugliese. L'unica cosa che accomunava tutti e cinque, probabilmente, era la necessità di una vacanza a prezzi modici: omologazione del consumo, con tendenza al ribasso.

| Home | scrivi a Carlo Annese

I luoghi delle storie

Ho pensato non fosse una coincidenza che i due film, per me, più belli dell'ultimo anno siano stati Private di Saverio Costanzo e La sposa siriana di Eran Riklis, di cui ho scritto in uno degli ultimi post. Entrambi ambientati in un Medioriente pieno di storie individuali ordinarie e nello stesso tempo eccezionali che insieme fanno una Storia, e recitati con un'intensità di straordinaria eloquenza.

Giorgio Montefoschi, alcune settimane fa, lo ha spiegato bene sul Corriere della sera, proprio a proposito della Sposa siriana:
(...) Questa è una storia emblematica nella quale si dimostrano quanto contano i luoghi per il rilievo delle storie.
(...) Bere un bicchiere d'acqua a Gerusalemme, avere un problema di passaporto sul Golan è diverso che averlo a Viterbo. Spesso, la letteratura e il cinema europei sono accusati di non occuparsi della realtà. Il fatto è questo: è la realtà dei luoghi e delle situazioni che rende "attuali" il cinema e la letteratura. Anche quando le vicende sono normalissime. Purtroppo, in Europa, a questa drammaticità involontaria ci stiamo avvicinando.

| Home | scrivi a Carlo Annese


8.8.05

Stili e messaggi - continua

Segue il post di qualche settimana fa sui libri e contiene una pillola finale di Echisenefrega.

Legàmi di Nuruddin Farah non è stato facilissimo da digerire all'inizio, ma si è via via sciolti:ne è venuto fuori un libro di spessore, molto utile per cogliere una cultura dei rapporti umani e di potere profondamente diversa dalla nostra e per molti incomprensibile.
Ho sprecato un po' di tempo dietro A spasso con Erodoto: temo purtroppo che Kapusczinski lo abbia scritto per rispettare qualche obbligo editoriale.
Ho invece apprezzato quasi tutti i racconti di Ricuore, pubblicati dal Maestrale.
Ora sto prendendo una piccola pausa col Filo del rasoio di Somerset Maugham, prima di immergermi nei Dispacci di Herr, che Giuseppe Culicchia ha definito su Ttl di sabato 30 luglio il miglior libro di guerra mai scritto, e in un paio di tomi da cui mi aspetto alterne fortune: L'impossibile volo di De Bernieres (amo la Turchia, ma il Mandolino del Capitano Corelli non l'ho letto né visto al cinema per principio: odio i polpettoni. Vediamo!) e La fortezza della solitudine di Lethem.

| Home | scrivi a Carlo Annese

La bolla del pensiero globale

Non sono sicuro che l'Herald Tribune conservi a lungo, senza porre a pagamento dopo un certo numero di giorni, questo commento di sabato 6 agosto '05, tratto dal NYTimes. Così, lo posto per intero. A me è piaciuto e l'evidenziatura è mia.
Earlier this week, Technorati, a Web site that indexes blogs, released its semiannual "State of the Blogosphere" report. It records a steady, and astonishing, growth. Nearly 80,000 new blogs are created every day, and there are some 14.2 million in existence already, 55 percent of which remain active.

If the blogosphere continues to expand at this rate, every person who has Internet access will be a blogger before long, if not an actual reader of blogs. The conventional media have often discussed the growing impact of blogging on the coverage of news. Perhaps the strongest indicator of the importance of blogdom isn't those discussions themselves, but the extent to which media outlets are creating blogs - or bloglike manifestations - of their own.

That is the serious side of the blogosphere. But blogs are often just a way of making oneself appear on the Internet. It's like a closed-circuit video camera that catches a glimpse of you walking by an electronics store window filled with televisions. There you are in all your glory, suddenly, if not forever, mediated. Starting your own blog used to require a certain amount of technical expertise. Now you can do it from within popular Web portals like MSN and AOL, using tools that make it almost as easy as sending e-mail. These days, a surprising number of people write home by posting to their blogs - that is, by writing to everyone on earth.

It's natural enough to think of the growth of the blogosphere as a merely technical phenomenon. But it's also a profoundly human phenomenon, a way of expanding and, in some sense, reifying the ephemeral daily conversation that humans engage in. Every day the blogosphere captures a little more of the strange immediacy of the life that is passing before us. Think of it as the global thought bubble of a single voluble species.

| Home | scrivi a Carlo Annese

Piacere fisico

Dall'intervista a Carlo Fruttero sull'Almanacco dei libri di Repubblica del 30 luglio '05:
Domanda - Per leggere ha bisogno del silenzio?
Un po' di scena aiuta. Preferisco in campagna che altrove. Non potrei mai aprire un libro sulla spiaggia, sotto l'ombrellone, il vociare confuso, i palloni che volano. La lettura è un piacere fisico, come vedere un bel paesaggio o tuffarsi in mare.
La coreografia preferita?
In autunno, davanti al camino acceso: un plaid, una tazza di tè, tre ore senza seccature, un romanzo non inferiore alle quattrocento pagine. Il godimento diventa carnale. D'estate mi accontento della penombra in pineta

| Home | scrivi a Carlo Annese


Home

Il weblog di
Carlo Annese


. Le foto .


www.flickr.com
Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset Carlo Annese Suoni delle Dolomiti photoset

. Il libro .


Acquista

. L'archivio .


. I blog .


[Powered by Blogger]

Un solo click, tanti blog.

Blog Aggregator 3.0 - The Filter

BlogItalia.it - La directory italiana dei blog