Elaborazione grafica di Guido Nestola

31.1.03

Guadagnare con i blog

Non so se sia una minaccia, una certezza o solo una speranza di chi pretende ancora che la Rete, per il solo fatto di esistere, produca denaro. Ma è un fatto che siano già diversi i bloggers che stanno guardando a questo fenomeno come a una nuova opportunità di guadagno. Ne parla il Guardian in questo New biz on the blog, che si chiude così:

Indeed, the anarchic fluid nature of blogging may deter most business people from entering the field. Those who are keen point out that most blogs will remain personal, driven by obsessions and enthusiasms. Most won't make any money.

But as blogging goes mainstream, thanks to the likes of AOL, they plan on playing a careful game. "Ninety-nine per cent of bloggers won't make money," says Blogads' Henry Copeland. "But when we've got 10 million bloggers a couple years from now, I'm confident that 100,000 of them will be uniquely valuable to advertisers."


L'articolo contiene alcuni link interessanti. Tra questi, a Jeff Jarvis, uno degli esperti maggiori di videoblogs, che nel proprio sito racconta l'origine della sua esperienza, utile forse per i percorsi che altri stanno facendo in questi giorni alla ricerca di fili logici:

I started my own weblog (www.buzzmachine.com) only when I had something to say and that came after September 11th, when I survived the attacks in New York (I was on the last train into the World Trade Center and stayed to report the story for our sites and papers; I was a block away from the south tower when it collapsed; I put my story up online). I could not let go of the story and since I no longer report for a living, I started my weblog. I reported more memories and observations from that days but it quickly expanded, as weblogs do, into a broader range of the things that interest me. I also quickly found that I was meeting people and making friends around this weblog. Before long, it was an addiction -- or perhaps the better metaphor was this this was a cult and I was now a member -- and so I have not stopped.

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30.1.03

Il blog di Adriano

A proposito dei post di Granieri e Lamanna, nei Taccuini di appunti di Marguerite Yourcenar, ho trovato questa annotazione:
Coloro che avrebbero preferito un Diario di Adriano alle Memorie di Adriano dimenticano che un uomo d'azione raramente tiene un diario; più tardi, al fondo d'un periodo di inattività, egli si ricorda, prende nota e, il più delle volte, stupisce.

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27.1.03

Meteorismo e blogorrea

Essendo stato definito nella divertente catalogazione di Granieri possessore di una sola vacca e affetto da meteorismo, segnalo un neologismo legato al nostro comune "fenomeno": blogorrea.
Scott Kirner, sul Boston Globe, elenca tutte le nuove entità linguistiche create nell'ultimo anno tecnologico. E a proposito di blog scrive:

The American Dialect Society voted the term blog, a shortened version of weblog, ''most likely to succeed'' earlier this month at a meeting in Atlanta. People who maintain blogs, a form of regularly updated online journal, are bloggers. And when they post too many musings of an insignificant nature (''Is it just me, or has the quality of Count Chocula breakfast cereal been going downhill lately?''), they've got blogorrhea.


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25.1.03

Il linguaggio dell'elenco telefonico

Loredana Lipperini, autrice qualche giorno fa del discusso paginone di apertura della Cultura di Repubblica sulla “moda” dei blog, scrive a proposito di L’elenco telefonico di Atlante di Tullio Avoledo, edizione Sironi:

"(Negli Anni 90) furono in molti a sottolineare come il linguaggio utilizzato dai diversi scrittori avesse un punto in comune: si coniò, all’epoca, la definizione di “miscuglio del simultaneo” per indicare come nella quotidianità descritta dai narratori non entrasse soltanto il reale tangibile, ma anche l’immaginario vissuto come reale. Per farla corta, le visioni e le parole della musica, dei fumetti, dei cartoni, del cinema, dei videogiochi avevano pari dignità rispetto ai fatti e ai dialoghi fino a quel momento ritenuti realistici.
"Oggi la contaminazione tra mondi e linguaggi è diventata più sottile e viene praticata a diversi livelli: diviene raffinatissima quando reale e fantastico si fondono in un passato più o meno remoto, come avviene nei libri di Wu Ming o di Valerio Evangelisti; risulta forse meno pensata e messa in secondo piano dal contagioso entusiasmo di chi si tuffa per la prima volta dalle montagne russe nel caso di Avoledo".

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Il ritorno della tecnologia push

Se c’è un effetto rilevante determinato dalla diffusione dei weblog, questo è il ritorno di fiamma della tecnologia "push”. Ovvero, come scrive J.D. Lasica, quel sistema per il quale le notizie vengono da te, abbattendo i tempi di ricerca delle informazioni fresche su internet.

Qualche anno fa si era diffusa un’applicazione (non ne ricordo più il nome) che installava nella parte bassa del pc una striscia sulla quale scorrevano le notizie e gli aggiornamenti (un newsticker personale) di un ristretto numero di siti. Oggi tutto è basato sull’uso dell’XML, una forma avanzata dell’HTML, da parte di una enorme quantità di siti nel cui codice sono contenuti comandi RSS (Rich Site Summary) che favoriscono l’individuazione delle notizie e la possibilità di farne un sunto.

Dei Newsreader segnalati nell’articolo, sto usando NewzCrawler. Per ora, la cosa più divertente è il check automatico di qualsiasi nuovo sito io consulti con il browser (nella cui barra degli strumenti si installa autonomamente): se contiene XML, appare una finestra in cui mi si chiede se voglio aggiungerlo alle mie directories.

Da tempo, invece, adopero siti per cercare parole chiave nelle notizie pubblicate quotidianamente. Press today ha una versione italiana molto utile e di facile uso. Non così NewsIsFree, un po’ laborioso soprattutto nella possibilità di modificare le selezioni di partenza.

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24.1.03

L'ultimo arrivato? William Gibson

Dal 6 gennaio, blogga anche William Gibson, autore di Parco giochi con pena di morte (con Bruce Sterling), Giù nel cyberspazio e della sceneggiatura di Johnny Mnemonic. Nell'intervento introduttivo, il profeta delle macchine sottolinea piacevolmente l'esistenza di qualcosa di umano in questo nuovo fenomeno:

So welcome, and special thanks to those of you who arrived early and started colonizing the place before it was even completed. That really cheered me up, a couple of weeks ago. I don’t have to feel I’m moving into an empty (and dishearteningly brand-new) structure. There is already some human space here, the start of that sense of duration and habitation, and soon there’ll be, I hope, more.


Ai blog, comunque, per ora Gibson si rivolge in maniera molto autoreferenziale: nel suo si trovano infatti una lunga intervista, una biografia particolareggiata, un forum fra i lettori e naturalmente degli spot ai propri libri.

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Shinystat

E' finita. Dopo aver deciso di segnalare ogni mia novità, ho aggiunto anche il contatore di accessi. Sono pronto per chiudere questo blog!

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23.1.03

Faccia nuova

Ero stanco di quei colori un po' imbalsamati, di un'impostazione un po' vecchia. E allora ho rinfrescato la vetrina.

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22.1.03

Matrimonio tardivo, scoperta tardiva

Ho visto Matrimonio tardivo, film israeliano-georgiano su un trentunenne che non vuole diventare adulto. Uscito dal cinema, mi sono chiesto perché sia così masochista da spendere il mio tempo per vedere cose insignificanti. Ma, dormendoci sopra, sono riaffiorate alcune scene, la ricerca del kitsch negli interni delle case delle famiglie piccolo-borghesi, la sottolineatura del ruolo incombente e ineludibile della jewish mama così spesso meravigliosamente descritta da Moni Ovadia in teatro. Non un capolavoro, assolutamente, ma uno spaccato particolare e comunque credibile di una cultura non così diversa dalla nostra.

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20.1.03

Libri sulle ali di una farfalla

A proposito dei tanti problemi nella diffusione delle lettura, cosa vogliamo dire della decisione della nuova Rai di chiudere il sito RaiLibro, attivo dal '99?

Per ora, giro questo invito-appello:

Con la fine del 2002 Rai Educational non ha rinnovato a Nanni Balestrini e a Maria Teresa Carbone il contratto per la cura del sito RaiLibro, da loro creato e condotto dall'ottobre 1999, inizialmente sotto il nome RaisatZoom. Dopo la sospensione di novembre, cui ha fatto seguito un'ampia mobilitazione di protesta dei lettori, dal primo gennaio il sito è di nuovo fermo.
A partire da lunedì 27 gennaio, però, prende avvio una nuova serie della newsletter settimanale della farfalla Luisa, curata autonomamente da Balestrini & Carbone, prima fase del progetto del nuovo sito Zoooom in via di elaborazone.
Anche la newsletter, del resto, si rinnova: accanto alle segnalazioni sui libri recenti usciti in Italia, la lettera della farfalla presenterà notizie e commenti dal mondo dell'editoria, una sintetica rassegna stampa con stralci di articoli italiani e stranieri, una selezione di appuntamenti (incontri, spettacoli, mostre, film) legati ai libri, i link con i siti più interessanti. La newsletter si trasforma insomma in un vero e proprio periodico culturale formato email.

Tutti i lettori, vecchi e nuovi, che desiderano ricevere le lettere settimanali della farfalla Luisa sono invitati a riempire e inviare il formulario alla pagina http://www.lacab.it/farfallaluisa/

Segnalazioni e suggerimenti vanno inviati all'indirizzo farfallaluisa@lacab.it.


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Giornalisti, giornalismi e weblog

Il dibattito sui weblog è proseguito nei giorni scorsi anche via e-mail, lasciando per strada peraltro l'inutile e inadatto riferimento ai blog-fuffa. Riporto qui di seguito un primo scambio di messaggi avuto con Mantellini (che ringrazio per l'autorizzazione a pubblicare il carteggio).




Da: mantellini@deandreis.it
Oggetto: autorevolezza
A: Carlo Annese

Caro Carlo,
ti rispondo privatamente perche' non voglio aggiungere troppa carne al fuoco e perche' sul mio blog per ragioni di brevita' ho forse sottinteso troppo. Tu scrivi:
"Quanto ai bollini di riconoscimento per i siti, la prendo come una simpatica ma inutile provocazione. Mi sembra di avere già affrontato l'argomento in precedenza e di aver trovato riscontro dagli stessi amici che nel >dibbbattito di questi giorni sollevano invece delle riserve. Non è il mio essere giornalista con tanto di tesserino a rendermi credibile, attendibile o (che brutta parola) autorevole"

Io non ho mai avuto riserve al riguardo e immagino che le mie e tue idee sulla credibilita' in rete siano simili. Punto.

Ora io ( e chissenefrega dirai :) dissento fortemente con molte delle cose che hai scritto nel precedente post. Vorrei capire come sia possibile che un giornalista che apre un blog possa nel contempo essere credibile/autorevole/attendibile in virtu' di un suo talento intrinseco (saper scrivere, avere idee, espreimere pareri...cose cosi') e debba nel contempo presentare "criteri di qualificazione". Le due cose sono compatibili? Ci vogliono entrambi? Io ci vedo una bella contraddizione. Non so tu.

A me pare che delle due, una. O ci si affida a patenti e patentini e si invita ( o si costringe come si e' fatto fino ad ora) i lettori a orientarsi in base a quelli e alla corretta informazione o ci si adatta all'inevitabile che e' sotto i nostri occhi ogni giorno. E cioe' che se internet e' comunicazione e la comunicazione diventa alla portata di tutti (anche dell'idraulico) potra' accadere non infrequentemente che l'idraulico comunichi meglio o con maggiori capacita' di ascolto del professionista dell'informazione. E se l'idraulico diventa piu' ascoltato del giornalista non e' colpa di nessuno. Certo restano intatti molti problemi (come ad esempio quello della privacy o della autorevolezza delle fonti) ma da qui mi pare si dovrebbe partire.

M.

p.s. quando Barbara Palombelli nel suo breve periodo di infervoro per Internet propose di bollinare i siti internet giornalistici non scherzava. Esprimeva un disagio. Lo stesso mi pare che esprime Formenti ( e tanti altri) oggi.





Da: Carlo Annese
Oggetto: Re: autorevolezza
A: mantellini@deandreis.it


Caro Massimo,
il dibattito che è nato attorno a un paio di interventi (quello di Formenti soprattutto e il mio in subordine, peraltro non legati l’uno all’altro) non fa altro che confermare alcune mie idee sull’essenza e sulle prospettive dei weblog. In sintesi, credo che una cosa sia fare giornalismo con i blog, dove per giornalismo intendo soprattutto cronaca, e tutt’altra fare blog da parte di giornalisti o di chiunque altro. Per me, i weblog sono solo quelli del secondo tipo, senza alcun rischio di contraddizione. Se si accetta questa dicotomia, non esiste contraddizione.

Chi fa giornalismo fa giornalismo e basta, crea un sito internet, individuale o collettivo - dentro o fuori una testata di cui eventualmente fa parte - al quale, se proprio intende seguire le abitudini della maggior parte dei weblog, può aggiungere ciò che tanti siti “grandi” e “autorevoli” non fanno quasi mai: dare la possibilità a chi legge di commentare e interagire. Per questi siti, il criterio di qualificazione è inevitabile: l’utente sa che quello è un sito giornalistico; lì può trovare informazioni, trattate (più o meno, si vedrà) nel rispetto di regole deontologiche e professionali, e acquisite in virtù di un ruolo e di una funzione riconosciuti dalle fonti (non a caso, avevo fatto l’esempio della polizia o dei vigili urbani).

I weblog, invece, sono a mio avviso luoghi di comunicazione e interrelazione che, come tu dici giustamente, devono essere “alla portata di tutti”. Io ne ho creato uno nel quale ho deciso di scrivere in prevalenza di alcuni argomenti che conosco meglio di altri (argomenti), legati alla mia attività di giornalista, perché penso che la mia esperienza, i miei studi o quelle che Roncaglia definisce genericamente qualità, possano aiutare a comprendere e a far comprendere alcune cose che reputo di interesse generale. Non condivido quello che scrive su questo argomento Dot.coma:
Spero di poter leggere ancora tanta fuffa di gente che sente di poter scrivere quello che vuole, convinta che nessuno li leggerà.

Io penso che chi scrive su internet voglia o comunque sappia che qualcuno lo legge.

Sul mio weblog, ad ogni modo, non faccio giornalismo. E quando decido di pubblicare qualche mio articolo, in generale accade se mi inoltro in campi diversi da quello in cui esercito la mia attività quotidiana, rinvio a siti esterni dove sono stati pubblicati o a un mio archivio personale. E’ quello che fai anche tu, quando linki i tuoi pezzi su Punto Informatico o altre testate. Su Punto informatico ti ho letto per la prima volta e lì so di trovare le tue analisi di studioso ed esperto del settore. Analisi approfondite e credibili, che mi hanno indotto a frequentare anche il tuo blog, dove poi ho anche trovato post validi e interessanti. E' quello che Granieri ha definito in un intervento recente "accreditamento".
Lo stesso vale per altri campi e altri blog. Faccio un altro esempio. Mi piace leggere: ora so che proprio sul sito di Granieri posso trovare indicazioni e suggerimenti attendibili, oltre che interessanti e utili, e post su altri temi comunque molto stimolanti. Ma sono sempre molto curioso di scoprire quello che stanno leggendo altri blogger che frequento, che facciano gli idraulici o gli ingegneri nucleari non fa differenza.

C.


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Il paesaggio del male

Autografo 44, l’ultimo numero della rivista edita da Interlinea, è dedicato alla fondatrice Maria Corti, a un anno dalla morte. Tra gli scritti raccolti, anche questo:

E’ incredibile non tanto che dietro la nostra onesta vi siano abissi di male, ma che questi vengano accolti come elementi del paesaggio. E nessuno si sente responsabile di un paesaggio. Il contemplarsi con calma è molto pericoloso, perché l’intelletto è estraneo allo scontare: esso ci assolve dai compiti, è inadatto per natura. Ho visto navigare sotto la mia testa il male; essa si rizzava come una bella vetta, nei cieli luminosi della sapienza. Sotto era notte fitta”.

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Libri in edicola, edicole vuote

Si discute, non sempre in termini edificanti, del successo della vendita dei libri “classici” in edicola, in abbinamento con La Repubblica e il Corriere della sera. Segnalo, tra i tanti, un intervento di Mauro Daltin in un numero recente di Vibrisse, magazine letterario distribuito via e-mail da Giulio Mozzi (alcuni estratti sono rintracciabili anche su Emilianet.

Sulle cause del fenomeno, faccio solo due brevi considerazioni.
  • Non credo che debbano essere solo le librerie a correre ai ripari per evitare di perdere clienti/lettori, creando incontri con gli autori, ecc.: chi non le frequenta continuerà a non frequentarle, quindi non conoscerà le eventuali attività promozionali e divulgative. Perché, invece, non cominciare dalle scuole, spiegando ai giovani l’importanza profonda della lettura e realizzando in quelle sedi occasioni di dibattito con gli scrittori?
  • Non confido molto nella capacità di risolvere i problemi della lettura da parte del Comitato per il libro nato presso la Presidenza del Consiglio, non essendovi rappresentati editori, librai e autori.

Sottolineo invece un effetto: l’impoverimento delle pagine culturali dei due principali quotidiani italiani. Impegnati da necessità aziendali a far pubblicità ai libri-strenna almeno tre giorni a settimana, hanno ridotto notevolmente l’attenzione per molto del nuovo che avanza. E non solo nell’editoria. Recensioni-promo affidate a qualche grande firma che talvolta evade il compito andando a ripescare in qualche vecchio cassetto della memoria – per tacere d’altro – sottraggono spazi preziosi a fermenti, autori, mostre, ricerche e studi nuovi che forse solo tra vent’anni e grazie a qualche altra promozione speciale, potranno essere considerati dei “classici”.

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19.1.03

Tornate pure, se volete

Leggendo un post di Verba manent (Zu), sono stato tentato di utilizzare Weblogs.com per segnalare la pubblicazione di nuovi interventi sul mio blog.

Memore di una discussione interessante fra Granieri e Sofri, mi sono reso conto che:

  • non mi interessa verificare il flusso di accessi al mio sito. Preferisco misurare “se le cose che faccio hanno senso non solo per me” scoprendo il numero di commenti agli interventi. Gli 8 commenti di due giorni fa, lo ammetto, mi hanno dato una notevole soddisfazione;
  • se qualcuno trova interessante ciò che scrivo, ha il piacere di passare ogni tanto dalle mie parti per vedere se c’è qualcosa di nuovo.

Dunque, ho rinunciato… Per ora.

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Codice etico

E’ disponibile in rete il nuovo codice etico per i giornalisti del New York Times.

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Che fatica essere un blogger

Professore universitario di legge, scrittore, marito, padre, produttore part-time di dischi e autore di testi. E’ il profilo di Glenn Reynolds, il poliedrico e soprattutto instancabile autore di Instapundit. Lo traccia il New York Times che racconta, tra l’altro:

Some bloggers believe that Mr. Reynolds's frenetic pace occasionally causes him to bungle facts or to misrepresent the arguments of the people to whom he is linking.
"He presents opinions of people who agree with him as facts and distorts the positions of people who disagree with him," said Martin Wisse, who runs the Progressive Gold blog. "In short, he poses as an objective journalist when he's not."
But Mr. Reynolds is often quick to admit at his site when he has gotten a story wrong. And he frequently links to people who are his ideological opposite.


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Annusiamoci

Chiudo gli occhi, un film: valle verde, meraviglioso, campi da tennis, sole… un film, Bunuel regista. Si alza in volo un branco di mucche… lui può! E su quei bellissimi ragazzi abbronzati, dalle mandibole giuste e dai denti bianchi… su quelle signore assolutamente belle ma così assolutamente da non arrapare nessuno… su quei signori eleganti e raffinati, su quelle signore da piccoli cagnolini… sulle Adida, sulle magliette col coccodrillino, sugli arbitri con “r” francese: “Quavanta a tventa!” “Pavità!”… e le mucche: Splaaaaffff! Parità!
(…)
E ora in tutte le fabbriche ci sono i campi da tennis e si capisce chiaramente che è la base cha ha imposto i suoi gusti, praticamente la “proletarizzazione”. “Hop, bella palla!” “Grazie!” “Scusa!”… Siamo anche educati… “Hop, scusa!” “Hop, scusa!”… Ma giocate al calcio, deficienti! Macché: “Hop, scusa!” “Bellissima la volée vincente del tornitore Brambilla” “Hop, scusa!” “Hop, scusa!”… Scusa un cazzo!

............

Leggendo il dibattito sorto in questi giorni attorno a giornalismo, giornalisti e weblog, mi sono venuti in mente questi brani (da un monologo intitolato Il tennis) di Libertà obbligatoria, uno spettacolo di Giorgio Gaber del ’76 (trascritto in La libertà non è star sopra un albero – Einaudi Stile Libero, libro + vhs).

Ho la sensazione che, al di là di eccessi e forzature (da cui mi dissocio), per la prima volta un po' di blogger si stiano annusando, stiano conoscendosi più in profondità, per quello che scrivono e che sono. Se fino a qualche tempo fa il fatto di appartenere alla stessa comunità virtuale, di condividere la medesima passione ci faceva sentire in qualche modo affini, ora questo non basta più: cominciano a venire fuori dei distinguo, prendono forma interessi diversi, schieramenti, opinioni. Mentre prima veniva naturale avviare un intervento o un commento al post di un altro con la parola “Condivido” o “Concordo”, oggi è facile che si ricorra al contraddittorio, all’ironia o alla provocazione, sia pure elegante.

A differenza di altri, io non me ne vergogno, non mi dissocio né minaccio di non partecipare più a queste discussioni, scambiate erroneamente per sterile polemica. Senza voler caricare questa affermazione di valori scientifici o sociologici eccessivi, direi che in questa occasione ci stiamo analizzando da dentro. Stiamo provando a individuare, se esiste, un tratto comune nell’esperienza che alcune decine di noi stanno facendo con i weblog. E se non dovesse esistere, vogliamo comunque difenderne e affermarne il valore e il significato.

A maggior ragione, questo momento di verifica dall’interno è importante, se si pensa a quanto è accaduto negli ultimi due-tre anni dentro e intorno a Internet: dall’improvvisa esplosione della net economy alla sua fine altrettanto rapida. Molti hanno pensato di poter realizzare e governare trasformazioni straordinarie, che sarebbero avvenute con la diffusione della Rete, semplicemente applicando gli stessi sistemi che valevano per la old economy. Così, ad esempio, grandi aziende editoriali hanno aperto siti web dall’oggi al domani senza preoccuparsi di capire come poterli rendere produttivi, pensando che fosse sufficiente trasferire sul nuovo medium caratteristiche, regole e abitudini dei vecchi media: un grave errore di valutazione che stanno continuando a pagare. Oppure responsabili marketing di aziende petrolifere sono stati nominati direttori generali di siti di turismo elettronico e via enumerando, poiché si è creduto che le strategie classiche di gestione aziendale potessero essere applicate a qualcosa di assolutamente originale e che non si riesce ancora oggi a codificare con precisione.

Quando, in un mio post precedente, evocavo la necessità di un riconoscimento delle competenze e delle esperienze professionali con quel “a ciascuno il suo”, non intendevo certo affermare il primato esclusivo e aristocratico di una categoria (quella dei giornalisti, in particolare), riconosciuto peraltro dalla pura e semplice appartenenza a un Ordine professionale, sulla plebe. Volevo invece sottolineare l’urgenza di salvaguardare una specificità: specificità del mezzo, delle funzioni, delle conoscenze. La superficialità e la confusione di questi anni di new economy credo che abbiano provocato una sufficiente quantità di disastri perché siano perpetuati ancora a lungo.

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17.1.03

Vai, copiati questo libro

All'interessante articolo di Quinto stato su libri peer-to-peer e file-sharing, aggiungo una sintesi di un articolo pubblicato dal New York Times con il titolo "Go ahead, copy this book".

La Prentice Hall Inc. pubblicherà gratuitamente una collana di libri intitolata "Bruce Perens' Open Source Series". Il primo libro stampato sarà disponibile subito in libreria e poi, dopo 2 mesi, gratis in rete. Per Perens, questa collana è un modo per incoraggiare la diffusione di software open source attraverso la pubblicazione di istruzioni scritte. I programmatori open source spesso non forniscono sufficiente documentazione. Inoltre, le versioni elettroniche dei libri, come accade con il software open source, potranno essere facilmente e frequentemente aggiornate e gli autori potranno aggiungere i contributi dei lettori.

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Bollini e banane

Ho seguito il dibbbattito sulla Fuffa. E mi ha molto interessato. Come in ogni dibbbattito che si rispetti, c’è chi si infervora, chi afferma certe cose, chi ne interpreta altre. Chi vi aderisce parte inevitabilmente da ciò che è e da ciò che sente: io non posso certo negare la mia origine di giornalista, ma senza che questa diventi un principio qualificante il mio blog, né un elemento distintivo rispetto agli altri siti con i quali normalmente “mi biforco”, come direbbe Granieri. Non ho mai scritto che i diari personali sono fuffa o sottocultura, anche perché non credo di scrivere nulla di particolarmente elevato o culturalmente fondamentale: sento semplicemente di partecipare a quella produzione di intelligenza che l’orizzontalità della rete può realizzare. Dico solo che a me non interessano, per motivazioni psicologiche o di opportunità, niente di più.

E’ possibile dunque che veda il mondo da giornalista e che talvolta provi a soffermarmi su alcuni possibili sviluppi del fenomeno dei weblog. Alcuni, sottolineo, in misura ridotta. Di questi sviluppi, del resto, si è parlato nella stragrande maggioranza dei casi in cui qualcuno ha provato a spiegare cosa fossero i weblog: una nuova forma di giornalismo, alternativa o supplementare. Repubblica come Capital, L’Unità come Diario, cos’hanno fatto se non citare Andrew Sullivan, il caso-Trent o Wittgenstein come esempi esaustivi? E che cosa sono Sullivan, gli artefici delle dimissioni del presidente dei Repubblicani al Congresso o Luca Sofri, se non giornalisti?

Nel post su quale informazione, ho fatto un esempio specifico, proprio per cercare di rispondere ad alcune domande che, nel mio essere blogger e giornalista allo stesso tempo, sono nate spontanee. Non intendo sfruttare professionalmente lo strumento-blog: non vedo il blog come fonte di guadagno. E quelle mie riflessioni mi hanno portato alla conclusione che, almeno in Italia, il blog non è nemmeno una facile e sicura fonte di informazione alternativa, almeno nel campo della cronaca.

Per questo, condivido in pieno ciò che ha scritto Gino Roncaglia alla fine del suo intervento:
"E’ un nostro interesse comune svilupparne, capire quali funzionano, e come. La novità più interessante degli ultimi mesi mi sembra rappresentata proprio dalla nascita e dalla crescita di questo tipo di strumenti, capaci di 'incrociare' in maniera intelligente i riferimenti ai libri, ai dischi, alla discussione di una notizia, capaci di mappare la blogosfera individuando nodi e relazioni, di raccogliere ed aggregare feed informativi, di specificare e individuare tematiche, di costruire discussioni trasversali. E' a strumenti come questi, credo, che è in gran parte affidata la trasformazione dei weblog da puri “punti di vista personali sull'universo” a rete per la circolazione e la condivisione di conoscenze".
Questi, per me, sono i blog.

Quanto ai bollini di riconoscimento per i siti, la prendo come una simpatica ma inutile provocazione. Mi sembra di avere già affrontato l’argomento in precedenza e di aver trovato riscontro dagli stessi amici che nel dibbbattito di questi giorni sollevano invece delle riserve. Non è il mio essere giornalista con tanto di tesserino a rendermi credibile, attendibile o (che brutta parola) autorevole. Ma sarà il modo in cui affronterò le cose – la pubblicazione di una “mia” notizia come la ricerca di notizie di “altri”, l’esposizione dei fatti come l’elaborazione di una mia opinione –, la mia capacità di comunicare e di informare a costruirlo e a stabilirlo. L'applicazione di certe regole fondamentali qualifica il mio mestiere di giornalista non l'appartenenza a una categoria. Per questo, a differenza di quanto pensi La Pizia nel commento al post di Mantellini, non solo non mi sento un “professionista” ai fini del mio blog, ma ancora meno vivo nel terrore di essere scambiato per fuffa.

Ultima considerazione, ancora su quello che scrive Roncaglia, a proposito dell'intervista di Carlo Formenti su L'Espresso. Egli parla di soggetti forti che sopravvivranno darwinianamente. Sfogliando Capital di gennaio, sono incappato in un articolino di Rocca-Camillo che si autoincensava aggiungendo il proprio blog a quello di a Sofri, susseguente all'articolessa del mese precedente di Sabelli Fioretti che si autopromuoveva. Che i “soggetti forti” siano per caso quelli che hanno la possibilità e l'intenzione di far apparire i propri blog ben al di là di quella naturale rete di relazioni orizzontali e distribuite? Che siano solo alcuni giornalisti?

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15.1.03

Bloggers, quale informazione?

Riassumiamo. I weblog stanno realizzando quello che l’esplosione fallace della new economy aveva fatto dimenticare per qualche tempo: la rete è comunità, internet è “read-write e non read-only", i media tradizionali (televisione e soprattutto carta stampata) possono essere battuti sul tempo e sulla profondità dell’informazione.

In due parole, dice Dan Gillmor, è l’ora dei “Noi Media” (We Media). In un’era di comunicazioni digitali e multidirezionali, gli utenti possono essere parte integrante del processo. Anche perché, “chi ci legge sa più di quanto noi professionisti della comunicazione sappiamo”.

La prova è data dai primi scoop politici ma anche dalle prime cronache che anticipano di alcune ore i lanci di agenzia. Prendiamo questo esempio segnalato da Instapundit. All'1.36 del 1° gennaio, Sean Hackbarth descrive un’incidente di cui è stato testimone: un’auto esce di strada e si schianta contro il garage di un’abitazione. Nella descrizione sono indicati l’ora, i luoghi in cui il fatto è avvenuto, il tipo di automobile e una serie di dettagli conseguenti (l’arrivo della polizia, la posizione in cui l’auto incidentata si ritrova a fine corsa, l’intervento dei pompieri, ecc.). La notizia viene battuta solo 6 ore dopo dalla AP e contiene tutto ciò che ha interesse giornalistico e invece mancava nel resoconto del blogger: il nome del conducente, quello del proprietario dell’abitazione, le circostanze in cui si è svolto l’accaduto e il particolare non secondario che l’auto era stata rubata poche ore prima e fosse inseguita dalla polizia.

Qualche sera fa, attorno a mezzanotte, proprio mentre bloggavo, mi è capitata una cosa simile. Un inseguimento fra un’auto presumibilmente rubata e uno stormo di mezzi dei vigili urbani si è concluso davanti al mio portone, con un ribaltamento, un principio di incendio e un paio di feriti. Sono sceso in strada, ho provato ad avvicinarmi al cordone di vigili, ma pur mostrando il mio tesserino amaranto di giornalista, sono stato respinto con fermezza e rinviato a un’eventuale conferenza stampa, per la quale avrei dovuto ricevere un invito in qualità di cronista accreditato da una testata, o al mattinale del giorno successivo.

Non ne ho scritto nulla al momento, ma è stata l’occasione per fare alcune riflessioni molto semplici e senza alcuna velleità scientifica, su una serie di circostanze. Che lo stesso Gillmor condensa così:
Emerging techniques will raise new issues. We’ll have to find ways to deal with important questions of accuracy, truts, ethics and law”.

La prima è di carattere etico-professionale. Sono contrario agli accessi chiusi ed elitari al mestiere di giornalista, ma è giusto che vengano rispettati dei criteri di qualificazione: a ciascuno il suo, insomma. Se faccio il giornalista e non sono capace di sostituire una guarnizione di un rubinetto, non mi spaccio per stagnino. Chi ha studiato o ha acquisito professionalità ed esperienza nel settore dell’informazione non può essere messo sullo stesso piano di un absolute beginner che lo farebbe non si sa bene se per spirito d’avventura o per il brivido di accelerare sulla nuova tecnologia.

La seconda è consequenziale. Chi verifica la veridicità e l’attendibilità delle informazioni trasmesse da un weblog? Dov’è il limite fra la “libertà di rete” e la tutela della privacy di eventuali soggetti di queste informazioni? Scrive JD Lasica:
I respect the newsroom process (qualcosa che in Italia non ha un’equivalente pratico, ma si può definire come verifica ed elaborazione delle fonti e delle notizie da parte di chi lavora in redazione), and believe that it’s the reason why news organizations will always mantain an advantage over other forms of open-source journalism”.


La terza è molto pratica. Se nell’attuale organizzazione dei media italiani, il free-lance ha cominciato ad avere solo da pochissimo tempo, e con molta fatica, una parvenza di regolamentazione e tutela, quanto si può realmente pensare al riconoscimento di una figura ancora più anomala come il weblogger più nei rapporti con fonti di informazione ufficiali?

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14.1.03

Il temporale di Comisso

Giorgio Montefoschi a proposito di Opere di Giovanni Comisso (Ed. Mondadori):

Il più bel ritratto di Comisso si deve a Parise, quando andò a trovarlo nella sua casa di campagna poco prima che morisse. Era in poltrona, addormentato, e piangeva nel sonno. Spiegò a Parise che stava sognando un temporale. Tanto per ricordarci come la sua vita fosse nutrita di terra, d'acqua, dalla natura insomma, e dal tempo.

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10.1.03

Non confessatevi in rete

Il Vaticano ha invitato preti, vescovi e cardinali a non usare internet per ascoltare confessioni online attraverso il sito della Santa Sede, sviluppato su computer che hanno i nomi degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele di fronte ai quali operano delle suore. Si corre il rischio di consegnare informazioni confidenziali a hacker malintenzionati... che non avrebbero alcuna intenzione di pentirsi.

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Mart, un'esperienza unica

Rientrando da Treviso a Milano, ho deciso di deviare verso Rovereto per visitare la nuova sede del Mart (che si aggiunge a quelle di Palazzo delle Albere a Trento e Casa Museo Depero a Rovereto). Sulla base delle mie abituali frequentazioni museali, ho previsto di fermarmi non più di un'ora. Anzi, anche meno. Ammetto d'essere partito prevenuto per il grande battage pubblicitario fatto nelle scorse settimane per l'inaugurazione della struttura, avvenuta il 15 dicembre '02: chi fa troppa comunicazione talvolta nasconde poche opere significative e nuove, ma punta solo sui grandi numeri.

Ho sbagliato i calcoli. Dopo quasi due ore, essendo in ritardo sulla tabella di marcia (si sa, certe digressioni contemplano anche tappe culinarie e da quelle parti si mangia bene: per i portafogli forti, suggerisco il Ristorante Al Borgo, l'unico in Italia nel quale finora ho mangiato con musica classica di sotto fondo!), sono dovuto andar via avendo visto solo uno dei tre piani dell'esposizione, quello nel quale è ospitata la splendida mostra inaugurale Le stanze dell'arte, una panoramica molto ampia e piena di opere assai significative sull'arte del Novecento, dal Futurismo agli ultimi giorni del secolo.

La struttura di Mario Botta è grandiosa, si articola in oltre 12mila metri quadrati, e per questo così poco italiana. Evoca molto la Tate Modern, ma con un quid di complessità architettonica che crea ulteriore incanto e interesse per i visitatori. Purtroppo era quasi deserta e le commesse della biglietteria si sono quasi commosse quando, invitandomi a cercare in una tabella esposta accanto alla cassa la categoria di privilegio a cui appartenessi per ottenere un ingresso scontato, ho preteso di pagare la cifra intera "per sostenere l'iniziativa". Così poco italiano.

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Fuori dal coro su Zeus News

Okay guys, ho anch'io il mio momento di celebrità! Pier Luigi Tolardo pubblica su Zeus News -Notizie dall'Olimpo informatico una intervista con il sottoscritto (naturalmente sviluppata via email).

Abituato a intervistare, ammetto di sentirmi un po' a disagio nel ruolo di intervistato. Fortuna che in questo blog il rosso visibile è solo quello dei link.

Grazie a Tolardo e a Mantellini che mi linka.

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9.1.03

Irlandesi del futuro

Il Moblog in realtà si chiama Foneblog e viene dall'Irlanda.

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5.1.03

Buone letture - 2. Diario vecchio stile

Arrivo con ritardo, ma ho pile di giornali, ritagli e inserti da smaltire. Il numero del 20 dicembre di Diario è da non perdere. Sono tornate alcune firme illustri e storiche, come Francesco Piccolo, e il tono è cresciuto rispetto a qualche numero un po' in flessione. Sul sito del magazine è disponibile l'inchiesta vecchio stile di Roberto Saviano, ma per me l'articolo più bello è quello di Marco Lodoli, uno dei miei scrittori italiani preferiti.

E' la lucida e rassegnata autoanalisi di un intellettuale che si misura con la vita di ogni giorno. La sua, di insegnante con più di vent'anni di anzianità di servizio ma con una cultura e degli interessi assolutamente superiori alla media, e quella delle sue allieve in una scuola di una borgata romana dove non si sa dove siano gli Stati Uniti ma si conoscono a memoria i testi delle canzoni di Gigi D'Alessio e Laura Pausini. E scopre che
"qui la vita torna a essere ciò che è: una cosa piccola, fragile, vulnerabile, e che ogni discorsone intellettuale significa poco o niente. Forse la cosa migliore è leggere insieme belle poesie, bei racconti scritti da donne e uomini appenati egenerosi, sperando che uelle parole si incollino alle parole confuse che ognuno ha dentro di sé e che qualcosa miracolosamente si rischiari. Anche la seconda ora è finita. Mi riparo al bagno per riprendere fiato. Mi siedo sulla tazza del cesso e penso che ho ancora tre ore davanti a me. Cosa accadrà, cosa dirò? Perché ventidue anni da professore sono volati via così velocemente? E quanto è lungo un giorno?"

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Buone letture - 1. La Deficiente

Quasi tutti i giorni sottraggo Il Foglio dalla mazzetta di qualche mio collega, per leggere al volo un paio di rubriche (la Piccola Posta di Adriano Sofri e la Deficiente di Guia Soncini) e rimettere il giornale al suo posto. Il lunedì e il sabato, lo porto a casa.

Il lunedì, per recuperare gli articoli migliori pubblicati la settimana precedente dagli altri giornali. Il sabato, per non perdermi la pagina di peripezie della Soncini.

Ieri sera, dovendo aspettare 20 minuti il metrò (a Milano, alle undici meno un quarto di sera, i conducenti non si fanno certo intenerire da uno, intabarrato e gocciolante, che arriva sulla banchina di corsa mentre loro stanno chiudendo le porte: le loro sentenze sono senza appello!), l’ho letta col solito piacere, mettendomi spesso a ridere. Ritrovavo me, alcune mie amiche, un paio di mie ex o presunte attuali fidanzate, un certo mondo radical-chic, e qui posso anche metterci un eccetera eccetera.

Del Foglio non condivido le idee né il modo di realizzare il giornale: per me, giornalismo è notizia. Così, non mi è facile trovare una definizione per la Soncini. Per qualcuno, incurante della storia, è la “nuova Cederna”. Per me… Ecco, per me è la cazzara di riferimento.

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4.1.03

La Mafia? E' tutto un gioco

Jonathan Lethem, autore di A Ovest dell'inferno e Testadipazzo, è uno degli animatori più scatenati della... Mafia, il gioco di società che impazza a New York.

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3.1.03

Juan Diego, il primo tenore

Il Corriere della Sera di oggi pubblica un'intervista con Juan Diego Florez, 29 anni, considerato il nuovo "numero uno" dei tenori. Il pezzo doveva giacere in ghiacciaia da tempo e forse è stato preparato in fretta e con poca convinzione. Peccato, perché Florez è un fenomeno assoluto e la sua storia meritava un minimo di attenzione in più.

Peruviano, figlio di uno dei cantanti popolari più famosi del Sudamerica, Florez da anni vive a Bergamo. E' il più grande e incredibile interprete rossiniano, in virtù di una voce di agilità strepitosa. Deve la sua fortuna all'improvviso malore del tenore principale in un'edizione del Rossini Opera Festival di sei anni fa: lui lo sostituì e conquistò il pubblico e gli (scarsi) critici presenti. Da allora, la sua è stata un'ascesa irreferenabile.

Ho avuto la fortuna di ascoltarlo per tre volte proprio al ROF, assieme ad altre bravissime interpreti come Eva Mei e Daniela Barcellona: un'esperienza unica. Un paio di anni fa provai a proporre un articolo su di lui a vari giornali, ma nessuno mi prese in considerazione. Oggi lo adorano tutti.

Per gli amanti della lirica, un appuntamento dal vivo con la sua voce è indispensabile. Intanto, possono scoprirlo qui.

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Dal blog al libro

Old Man's War è il titolo di un romanzo di fantascienza che fino a qualche giorno fa era disponibile gratuitamente sul blog di John Scalzi. Oggi, il suddetto annuncia che non è più disponibile, avendo venduto il titolo a una casa editrice, la Tor Books.

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Vlog e Audioblog: ma siamo proprio sicuri?

Questo è un esempio di Videoblog.

Questo è un esempio di Audioblog.

Un commento? Un grande Mah!

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2.1.03

L'Auditel di Gaber

Scrivo in tempo assolutamente reale. Nella mia redazione ci sono 12 televisori. Dieci sono accesi. Tutti sullo speciale di RaiUno su Giorgio Gaber.

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L'Herald Tribune globale

Dal 1° gennaio il New York Times (NYT) è diventato proprietario unico dell'International Herald Tribune (IHT). Ai timori di perdita della dimensione europea e internazionale del giornale di riferimento per gli americani che vivono nel Vecchio Continente (e non solo loro), Howell Raines, executive editor del Times, replica:
"The international paper would eventually become part of The Times's strategy to make its journalism available in a variety of formats, including local and national editions and the Herald Tribune, as well as television, radio and the Internet".

Dietro la forma si cela una novità sostanziale, dalla quale molti giornali su carta che hanno tentato lo sbarco su Internet potrebbero trarre spunto. L'IHT farà parte di un'organizzazione che fornirà informazioni 24 ore su 24. Come?

"In the past, the paper has often reprinted articles a day after they appeared in the US, when its editors compiled them from the previous day's papers in time for their deadlines in Paris. Editors of The Times said they expected their reporters increasingly to send articles directly to the Herald Tribune in time for its deadlines.
"Foreign correspondents accustomed to meeting only New York deadlines will be expected to file by the end of their day, local time, in some cases. In addition, reporters may be asked to file an early version for the Paris deadline and another, fuller version for the New York deadline"
.

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Il mio signor G.

Avevo 15 anni e nella provincia del Sud nella quale ero cresciuto i suoi "Polli da allevamento" erano una finestra spalancata sul mondo lontano dell'ironia e dell'intelligenza.

Avevo 25 anni e nella provincia del Centro nella quale avevo cominciato la mia avventura fece debuttare il suo "Grigio", simbolo del disagio e dell'inquietudine.

Avevo 35 anni e nella metropoli del Nord nella quale la mia avventura era finalmente approdata i suoi ultimi recital sono stati il riassunto della nostalgia che non si rassegna, dell'impegno che si ripiega ma non si spezza.

Grazie.

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Esperimenti d'amore

Un’amica astrologa prevede che l’ingresso di Giove nel mio segno porterà cambiamenti positivi nella mia vita dalla fine di agosto e mi condurrà al matrimonio nel 2005. Non avendo al momento a disposizione la controparte, potrei pensare di utilizzare questo blog per un esperimento simile a quello di Robert Epstein, direttore della rivista Psychology Today.

Ho trovato la sua storia su Diario del 29 novembre. Epstein cerca una partner con cui sperimentare la sua teoria (imparare a innamorarsi) e pubblicare un libro scritto "sul campo".

L’operazione si basa su un Love Contract, che “dovrebbe porci nelle condizioni ideali per innamorarci nel giro di un periodo che andrà da sei mesi a un anno, tempo in cui ci impegneremo a non uscire con altre persone e a tenere diari molto dettagliati dei nostri stati d’animo”.

Epstein è convinto che il colpo di fulmine non funzioni, anzi porti solo a fallimenti: negli Usa, il 50% dei matrimoni fallisce; al secondo matrimonio fallisce il 60% e circa metà delle coppie sono comunque scontente. E che l'attrazione sia indispensabile ma non sufficiente. Al momento, però, non ha ancora trovato la partner.

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1.1.03

La Nona di Chailly

Ho chiuso il 2002 ascoltando all'Auditorium di Milano una splendida Nona di Beethoven eseguita dall'Orchestra Verdi diretta da Riccardo Chailly. Splendida è solo il giudizio sintetico, molto modesto, di una prova estremamente positiva, di grande complessità e armonia.

Avevo già ascoltato lo stesso programma nel '99: in questi tre anni, l'orchestra è cresciuta visibilmente, frutto dell'ottimo lavoro in profondità compiuto dal direttore artistico. Il suono è diventato compatto, molto equilibrato. C'è qualche ombra nelle prime parti degli ottoni, ma per un complesso di età media molto giovane il risultato è generalmente eccellente.

Cresce, la Verdi, ma ancora una volta quasi esclusivamente grazie alle proprie forze. E se crescessero anche i finanziamenti e i riconoscimenti pubblici per una realtà che ha raggiunto con pienissimo merito un alto livello internazionale?

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Il muro di testo

Scrivendo degli astrologi del weblogging ho proprio esagerato. Avevo troppe cose da dire e troppi link da segnalare e ho finito con lo sbrodolare un intervento che sta a fatica dentro due colpi di scrolling. Sono incorso in uno dei Top Ten Web-Design Mistakes of 2002 segnalati da Jakob Nielsen nell'ultimo numero del suo Alertbox:

A wall of text is deadly for an interactive experience. Intimidating. Boring. Painful to read. Write for online, not print. To draw users into the text and support scannability, use well-documented tricks:

  • subheads
  • bulleted lists
  • highlighted keywords
  • short paragraphs
  • the inverted pyramid
  • a simple writing style, and
  • de-fluffed language devoid of marketese.

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Espiazione

Un mio intervento su Letture e riletture a proposito di Espiazione, l'ultimo romanzo di Ian McEwan, e Asce di guerra, di Wu Ming.

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La forza dei link

Ludik pubblica la seconda edizione dell'Autoanalisi dei Blog '02. Ho detto una rapida lettura e, stranamente, mi trovo d'accordo con Luca Sofri quando afferma:
I blogs hanno i links, e questa è la loro ricchezza: il rimando al mondo fuori dal sito, al resto delle cose che circolano, alle notizie, a quello che avviene altrove. L'accesso a queste cose".

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