Elaborazione grafica di Guido Nestola

27.2.07

Quarant'anni fa, oggi


L'edizione del Festival di Sanremo del 1967, quarant'anni fa dunque, si ricorda per il suicidio di Luigi Tenco. Vinsero allora Claudio Villa e Iva Zanicchi con "Non pensare a me".

Non pensare a me,
continua pure la tua strada
senza mai
pensare a me.

Tanto - cosa vuoi-
c'è stata solo
una parentesi
fra noi.

Forse piangerò,
ma in qualche modo, bene o male,
tu vedrai,
mi arrangerò

anche se mai più
sarò felice
come quando c'eri tu.

La vita continuerà
il mondo
non si fermerà.

Non pensare a me,
il sole non si spegnerà
con te.

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9.2.07

Le biblioteche ai tempi di Internet

Dice che nelle nuove pagine dell'attualità della Gazzetta dello Sport c'è troppo spazio dedicato a internet. E dice anche che io sia la causa principale.

Stamattina sono andato alla Biblioteca Braidense, per consultare un libro e prenderne un altro in prestito. Richiedo il primo compilando un modulo cartaceo e il secondo via intranet. Per sicurezza, frequentando una volta ogni due mesi circa la biblioteca, riempio la richiesta su carta anche per il secondo. Vado allo sportello della distribuzione dei libri, dove una signora, vedendo la doppia richiesta, mi fa un cazziatone vero e proprio. Ora, io ho 42 anni, la barba e parecchi capelli bianchi; non amo andare in banca perché riesco a incartarmi regolarmente con i moduli da compilare e firmare per versare i soldi, figurarsi se ho voglia di farmi trattare così per prendere un libro in prestito!
Per una volta, rinuncio alla mia vena polemica e aspetto che mi vengano consegnati i libri. La signora della distribuzione, però, mi sembra in gran vena. Torna con due volumi strappati, nessuno dei quali è quello che mi interessa per il prestito. "Non esiste il libro che cerca. Deve aver sbagliato qualcosa", mi dice dopo aver strappato sdegnosamente il modulo sbagliato. "Il libro esiste per due motivi - le spiego con olimpica serenità -. Il primo è che l'ho già preso, e restituito un mese e mezzo fa: ma questo, per lei, può non essere sufficiente. Il secondo è che la richiesta del prestito è automatica, io non ho digitato niente, ma ho solo pigiato il bottone Ok". La distributrice mi guarda con disprezzo. Intanto mi tende l'altro libro, da consultare, per il quale ho già compilato un'altra richiesta per poter fotocopiare alcune pagine. Mentre lei si inabissa di nuovo nell'area degli scaffali, mi rivolgo alla giovane commessa addetta alle fotocopie e le chiedo di riprodurre ciò che mi serve. Mi risponde: "Lei ha fatto richiesta di consultazione. Dunque deve andare in sala lettura e farsi autorizzare dai responsabili della sala lettura".
Le respiro in faccia, riprendo il libro che le avevo teso sotto il naso e torno a sedermi alla postazione intranet da dove ho fatto partire le richieste precedenti. Niente fotocopie, mi dico, copio a mano le poche cose che mi servono.
Nel frattempo, la distributrice (per chi si fosse messo in visione e all'ascolto solo adesso, ricordo che siamo alla Biblioteca Braidense, un tempo dello studio silente) mi urla dall'altra parte del salone: "Centonoveeeeeeeee". E' il mio numero di carta d'ingresso. Ce l'ha con me, ma io la ignoro. Preferisco finire di copiare a mano, poi tornerò ad affrontarla. Intanto sudo copiosamente a causa di un caldo irragionevole
Fatto. Torno al banco della distribuzione. Il libro, giusto quello che avevo già preso e restituito un mese e mezzo fa guarda caso, ha scavalcato un'ideale recinzione ed è nella zona dei Prestiti, presidiata da un signore distributore di prestiti che indossa un pile! Ha altro da fare, evidentemente, e non mi considera. Una collega, intenerita, mi chiede se possa aiutarmi. Le dico di sì: "Vorrei prendere quel libro". E' un tometto, abbastanza pesante alla vista. La signora è visibilmente scocciata, s'alza lentamente, a fatica. Prende il libro e con disgusto effettua le operazione necessarie. Mi chiede tutti i moduli che ho in mano: ne timbra uno, firma il secondo, scarta il terzo. Dopo cinque minuti, il libro è finalmente mio. E mi azzardo a chiedere: "Posso restituirle l'altro, che ho finito di consultare?" Apriti cielo.
La signora aspira pazienza da non so dove. Se potesse mi ucciderebbe sul posto per aver commesso un così grave delitto di lesa maestà. Ma è clemente e mi spiega: "Deve tornare in sala lettura (dando per scontato che io ci sia stato, illusa!) e chiedere a loro l'autorizzazione per farlo". Cioé, per lasciare un libro che non voglio più, devo chiedere l'autorizzazione! Rinuncio a discutere e prendo la strada dell'uscita con i miei trofei. Davanti ai miei occhi si profila finalmente la porta della Sala consultazione. La spingo in avanti ed entro. Spiego a una gentilissima signora occhialuta che devo restituire il libro che non ho neanche formalmente consultato (ricordate?, ne ho trascritto a mano alcune righe) e lei mi ferma subito. Perché? Perché forse voi non avete fatto caso, presi dal vortice della narrazione, ma io sono appena entrato nella Sala consultazione e invece sarei dovuto andare nella Sala lettura. Ma dico, come si fa a sbagliare in maniera così grossolana? La signora occhialuta mi accompagna nel luogo giusto, dove un signore stempiato mi guarda torvo. Prende nota del libro, lo trattiene e mi chiede, duro: "E quell'altro, dove l'ha preso?" guardando il tometto preso in prestito. Potrei appellarmi alla legge sulla privacy oppure al quinto emendamento, ma ve l'ho detto oggi è la giornata intitolata "no polemic" e rispondo con garbo: "Di là, nella sala prestiti". Ho dato la risposta giusta e l'uomo abbassa le palpebre con soddisfazione, lasciandomi andare.
Ora sono nell'atrio. Una commessa vidima la mia carta d'ingresso e la tiene con sè. Poi mi dice: "Può andare, ma... se suona l'allarme quando passa si fermi". Ovviamente l'allarme suona, lei sorride entusiasta. "Che cosa le dicevo? Ha suonato". "Eh, le dico, e adesso cosa devo fare". "Deve tornare in sala prestiti e deve farlo smagnetizzare meglio". La guardo incredulo. "No polemic" sento battere in testa. E poi dice che sulle pagine dell'attualità della Gazzetta c'è troppo spazio dedicato a internet.

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