Elaborazione grafica di Guido Nestola

23.12.05

Il suicidio dei giornali


Tra gli editoriali del numero del 2 dicembre, Internazionale ha riportato questo breve ma efficacissimo ragionamento di William Falk, del >The Week. Letto e sottoscritto.
Ogni mattina metto su il caffè ed esco di casa per prendere due quotidiani. Anche se leggo i giornali da quando avevo dieci anni, ogni volta che li apro provo ancora un brivido di piacevole aspettativa. La generazione dei miei figli, invece, non ha l’abitudine del quotidiano e forse non l’avrà mai.

Internet continua a sottrarre lettori e spazi pubblicitari mentre il numero delle persone che leggono i giornali continua a diminuire. Il secondo gruppo editoriale statunitense, Knight Riddler, è stato messo in vendita e forse non troverà un acquirente. E’ l’inizio della fine dei quotidiani?

Se la fine arriverà, la causa del decesso non sarà internet. Sarà un suicidio. I quotidiani continuano a fare soldi a palate: il margine di profitto del settore è mediamente del 20%, in confronto al 7% delle società petrolifere e al 6% delle prime 500 aziende ei Fortune. Il punto è che i giganti editoriali che pubblicano quotidiani hanno reagito alle nuove sfide della concorrenza nel modo più stupido possibile: tagliando sulla qualità.

Stanno eliminando redazioni estere, reporter investigativi e redattori esperti; le pagine sono piene di riempitivi superficiali e di servizi insulsi. Il reportage ambizioso e lo stile tagliente scompaiono. Quotidiani un tempo magnifici sono diventati piatti e generici e continuano a perdere autorevolezza. Gli amministratori, che pensano solo a far contenta Wall Street, a ridurre i costi e ad aumentare i profitti, reagiscono sgomenti quando si accorgono che le tirature continuano a calare.

Volete sapere una cosa? La gente smette di comprare i giornali solo quando non ci trova più niente di nuovo e interessante.

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13.12.05

Splinder

Ero pronto.
A scrivere il de profundis per questo blog.
A definire ormai chiusa un'esperienza fortemente individuale, malgrado i numerosi contatti acquisiti con il tempo, e limitata nelle conoscenze e nelle opinioni.
Ad annunciare l'imminente apertura di un blog istituzionale e comunitario nel quale vorrei riversare le riflessioni fatte da solo e con altri da queste parti della rete sull'utilità dei weblog, sulla loro funzione pseudo-giornalistica e sulla necessità di farne davvero un'occasione di giornalismo.
A rinunciare alle comodità pantofolaie e multilingue di Blogger.com, per tuffarmi nel meraviglioso mondo di Splinder.com, partner ideale e commerciale dell'istituzione sotto la cui egida andrò a infilarmi.

Ma appena ho provato a entrare in Splinder, con il mio bell'UserID e la mia ancora più bella password, ho trovato la seguente comunicazione:
Stiamo lavorando per migliorare il servizio. Ci scusiamo per il ritardo. Riprova a connetterti tra poco.
E poi dice che uno non si deve incazzare. Io, fossi in me, resterei ancora un po' da queste parti.

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