Elaborazione grafica di Guido Nestola

9.10.06

La grande fame di Milano


Assistere a uno spettacolo dell'Alvin Ailey American Dance Theater procura un'emozione straordinaria. L'energia che tracima dal palco, in mezzo all'intreccio delle luci; la perfezione tecnica dei singoli ballerini e il sincronismo dell'assieme, l'espressività di tutti gli interpreti sono merce rara. E anche la scelta del programma, nel quale il "classico" Revelations creato dal fondatore della compagnia (morto a 62 anni nel 1989) viene proposto nella parte finale a indicare per opposizione il punto di partenza da cui muove la meravigliosa crescita recente (per definire i Gamelan Gardens di Karole Armitage, non trovo più superlativi), contribuisce a creare un evento eccezionale.

E' comprensibile, dunque, l'entusiasmo che ha sottolineato la prima serata agli Arcimboldi (e il ritorno dell'Alvin Ailey ADT a Milano 19 anni dall'ultima apparizione), a cui ho assistito. Meno gli eccessi di un pubblico, anche molto giovane: applausi non sempre giustificati a scena aperta o durante i cambi dei quadri mentre la musica era già iniziata. O forse anche quelli si possono spiegare con la fame di grande danza - e di arte e spettacolo d'altissimo livello in generale - da parte di una città che ha tenuto per troppo tempo chiuse le sue porte, nella presunzione autoreferenziale di aver raggiunto un primato effimero.

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29.9.06

La mia orchestra suona

immagine tratta da www.orchestradipiazzavittorio.it
Ne ho già scritto, ma anche qui invito chiunque a vedere un film-documentario molto bello, sulla creazione dal nulla dell'Orchestra di piazza Vittorio. Per me, è stata l'occasione per comprare anche il secondo cd, rinviata a lungo per pigrizia e anche speranza nella generosità della grande madre Rete. Si intitola Sona ed è un'evoluzione significativa dell'orchestra diretta, pensata, forgiata da Mario Tronco.

Non è più un progetto a metà tra il folkloristico, il politico e l'improvvisato. Ascoltando questo disco, si ha l'idea di un gruppo cresciuto enormemente da un punto di vista musicale, raffinato nelle scelte, capace davvero di imprimere un proprio segno, un ritmo e un'identità originali a brani tradizionali o anche a quelli scritti ex novo da qualcuno dei componenti.


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10.6.06


Bene

E' solo una scelta cromatica e grafica. Per una copertina così bella ho speso 20 dollari di abbonamento alla cieca a una rivista sull'Italian style in America. Si avvicina l'estate!

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9.6.06

QuasiRete

Qui ormai scrivo poco (e un po' mi dispiace). Mi sono trasferito in una casa un po' più grande. Ogni tanto passerò a riprendere aria.

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21.5.06

Volvèr

L'ho amato a prima vista. Grande cinema, grandi donne. Da non perdere e magari, dopo una prima volta, anche... volvèr.

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10.5.06

Istituzioni

Napolitano, Marini, Bertinotti. Abbiamo facce nuove, serie, affidabili. Istituzionali, senza discussioni.

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4.5.06

Vanità

Scrivo di film, quassù, e poi di libri e di musica, con preoccupata presunzione. Credo di poter dire qualcosa di diverso dai critici di professione, salvo poi scimmiottarli nel linguaggio e nel tentativo di interpretare fili nascosti, significati reconditi, messaggi non visti.
Stavo pensando di farlo, qualche giorno fa, per suggerire di vedere tre film (Inside man, di Spike Lee; La terra, di Sergio Rubini; False verità, di Atom Egoyan) e di evitarne a tutti i costi un paio (Le particelle elementari, di un regista tedesco che non è Fassbinder e già questo basterebbe; Chiedi alla polvere, mooolto liberamente tratto dal romanzo di John Fante), quando mi sono imbattuto in una trentina di righe di Roberto Nepoti su Repubblica del 7 aprile, proprio a proposito di Inside man. Queste sono le ultime:
In sovrappiù, Lee riesce a mettere dentro un film di genere fatto secondo le regole i temi d'attualiyà che - giustamente - lo ossessionano: i timori sulla metamorfosi dell'America seguita all'11 settembre; le relazioni interrazziali, sempre in primo piano nella sua filmografia; le collusioni tra onesto e disonesto, giusto e ingiusto. Ci aggiunge una dose di humour (il bambino di colore fan di 50 Cent), tocco finale di un film che unisce piaceri del "classicismo" e osservazione della realtà come, oggi, ben pochi altri sanno fare.

Mi sono chiesto: che cosa scrivo a fare? che cos'altro posso aggiungere?

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Dove ti leggerò?


Ho già parlato della sottile, silenziosa affinità che, per un curioso sesto senso, penso di avere con Beppe Sebaste, scrittore e pensatore raffinato. Non ho parlato, però, del fatto che i suoi Lunedì al sole, una rubrica di riflessioni spesso molto acute, mi abbiano indotto a inserire l'Unità tra le letture quotidiane. Perché, come ha scritto lunedì:
Tra le ragioni per cui oggi si sceglie un giornale, oltre a un senso di appartenenza, c'è la "cultura" e i suoi orizzonti, quel senso di inattualità e apertura che non serve cause o scopi, come la pubblicità o la propaganda, ma guida, orienta, suggerisce quale responsabilità vi sia dietro ogni politica, dietro ogni linguaggio, dietro ogni scelta od omissione etica. Cultura è educazione, e quanto più sembra indiretta tanto più è connessa al nostro qui e ora. (...) Si sceglie infine un giornale anche per lo stile delle idee, il tono narrativo e descrittivo, l'empatia che emana, la qualità della scrittura. Lo stile, come sapevano gli antichi, è una postura etica. Lo stile è politico e di vita.
E' esattamente il motivo della mia scelta. E oggi anche la causa di una sorta di spaesamento. Perché poche righe più avanti, Sebaste ha annunciato che il 1° maggio è stato il suo ultimo Lunedì al sole: "una decisione personale e privata" dice, che rispetto ma mi ha fatto scrivere una mail per chiedergli dove potrò leggerlo d'ora in poi, per fargli sentire la mancanza.
Beppe mi ha risposto (e già questo è un bellissimo segno) al volo. Mi farà sapere presto e io vi terrò informati.

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3.5.06

Frasi da trasporto / 2


Stazione di una metropolitana milanese. Il treno Ã? in ritardo, nessuna indicazione sul display.

Annuncio automatico - In attesa dei treni, non oltrepassare la linea gialla.

Due minuti più tardi, l'arrivo del treno non � ancora annunciato.

Annuncio automatico - In attesa dei treni, non oltrepassare la linea gialla.

Quattro minuti più tardi, sulla banchina si affollano i passeggeri in attesa.

Annuncio automatico - In attesa dei treni...
Passeggero in banchina - ... voi fateli arrivare.

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Frasi da trasporto / 1


Alla biglietteria dei pullman da Volos ad Atene, Grecia.

Viaggiatore - Scusi, quanto ci mette il pullman?
Venditore - Quattro ore e mezza.
Viaggiatore - Ah... Ma qui vedo un pullman express.
Venditore - Sì.
Viaggiatore - E quanto ci mette l'express.
Venditore - Quattro ore e un quarto.

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11.4.06

Voti con la valigia

Se i voti degli italiani all'estero hanno deciso i risultati del Senato, ecco come il mio amico Dario ha vissuto l'attesa (dopo il suo voto) dagli Stati Uniti:
Sono stato tutto il giorno con il laptop acceso, dalle 7.30 am alle 11 pm. Pagina fissa su repubblicaradio.it, a letto solo dopo la certezza di almeno 4 senatori all'estero ed un brivido ghiacciato dopo 214 sezioni scrutinate.
Hanno iniziato dal Sudamerica e lì le Associazioni italiane hanno fatto furore.
Ho pensato fossero schierate a destra.
Poi sono andati avanti e quindi il distacco si è fatto incolmabile, buonanotte a tutti.
Sempre in contatto con tanti amici, reali e virtuali, italiani all'estero: a Sidney, in Romania, negli Usa, in Messico. Sembravamo un gruppo di esiliati in attesa che il Paese fosse liberato.
"Una mattina mi sono svegliato oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao"...

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Alarm

Mi sono svegliato e ho scoperto di aver fatto un brutto sogno. Anche la realtà, però, non mi sembra irresistibile. Abbiamo vinto, ma siamo contenti così?

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Identikit

A questo punto, come direbbe il vecchio Dan Peterson: "Ragazzi, c'è aria di overtime". Sulla carta, si potrebbe andare verso i tempi supplementari (ma in quest'Italia trasformista così felicemente descritta da Gabriele Romagnoli in Non ci sono santi, non si sa mai), verso possibili nuove elezioni.
Ora mi chiedo: noi coglioni abbiamo per caso intenzione di andarci con lo stesso faccione che non ha spostato un solo vero voto, se non quello delle Primarie oppure proviamo a pensare a qualcosa di diverso? No, certo non lo skipper che alle 3 e 15 del pomeriggio di ieri ha avuto il buongusto di far battere dalla tolda di Luna Rossa alle agenzie una dichiarazione dal titolo "Un successo storico per l'Italia". Magari un altro che ha la passione per le figurine Panini, il jazz, l'Africa, i desaparecidos e da un po' anche per il buon basket Nba. Chissà che qualcosa di meglio non si riesca a fare. Notte.

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Disperati, erotici, stomp

Ore 0.53 di martedì 11 aprile. Faccio un giro tra i miei fratelli blogger di riferimento e non ce n'è uno, dico uno, che abbia scritto qualcosa su che cavolo è successo in questo cavolo di Paese. Sindrome da exit-poll? Crisi mistiche? Valigie già pronte sull'uscio per un'improponibile fuga all'estero?
In effetti uno c'è: Luca Sofri, che fa del vero blogging, lanciando costantemente un'idea o un commento. Tra questi, il seguente:
Per capirsi
Il quadro è questo: il lavoro del capo del governo è così apprezzato che il suo partito perde il 6 per cento, e l'opposizione non riesce a vincere le elezioni.

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10.4.06

Non ci posso credere

Spengo la tv. Mi auguro di essermi sbagliato.

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7.4.06

Caschi blu

Giudici indegni, trame contro di lui, dopo l'Ici sarà abolita anche la tassa sui rifiuti, ci farà vivere cent'anni (grande Gian Antonio!). E soprattutto la richiesta di osservatori dell'Onu per controllare che non si verifichino brogli durante le elezioni.

Ma di cosa stiamo ancora parlando? Di chi stiamo ancora parlando? Più che altro, perché ne stiamo ancora parlando?

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5.4.06

Tra destro e sinistro


- No, dico, ma hai letto cos'ha detto?
- Ma sì, scherzava.
- Come scherzava?
- Dai, era ironico.
- E per te dare del coglione ad alcuni milioni di elettori, vuol dire fare ironia?
- Lo ha detto con il sorriso sulle labbra. Poi doveva difendersi dagli attacchi dei giornali della sinistra.
- Veramente lo ha detto nella sede della Confcommercio.
- Appunto, lo ha fatto per scherzare e sdrammatizzare.
- Ma...
- Credimi, scherzava. Lo ha ripetuto oggi: si tratta di un termine usuale di bonomia usato nei discorsi quotidiani.
- Ma...
- Ironizzava.
- ...
- Era bonario, lascia fare.
- ... Sei davvero un coglione.
- Penso proprio di sì.

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1.4.06

Ha ancora senso la parola vergogna?

La cosa che mi fa più inorridire della triste vicenda di Tommaso è quella che trovo nel pezzo di Repubblica.it:
Ancora ieri, l'uomo che oggi ha confessato si dichiarava completamente innocente: "Mi sento di dire che una cosa così non va fatta - aveva detto alle telecamere della 'Vita in diretta' - i bambini vanno lasciati in pace, con i loro genitori. Ai rapitori dico di lasciare subito libero Tommaso e che si presentino davanti alla giustizia e si assumano le loro responsabilità".

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15.3.06

Ring

Stavo chiudendo una pagina, stavo discutendo di cose sindacali, stavo controllando gli accessi al blog istituzionale. Insomma, stavo facendo dell'altro, per non farmi travolgere dalla noia dello "grande duello elettorale". Ho indossato il giaccone e mi sono fermato davanti al televisore dei grafici, per fare un paio di battute. Ho aspettato la sigla e sono uscito.

Metrò, la mia fermata. Chiudo il libro, inforco gli occhiali e torno in superficie. Faccio un centinaio di passi e mi ritrovo accanto ai cartelloni piazzati attorno al parco. Sollevo lo sguardo e mi chiedo: "Ma per chi devo votare? Quali sono i miei candidati?" Insomma, a meno di un mese dal voto, queste elezioni politiche sono solo uno scontro mediatico fra Berlusconi e Prodi, leader e non più simboli di partiti e/o coalizioni composti e/o rappresentati da futuri deputati e/o senatori. L'effetto di questa personalizzazione è duplice: la quasi completa mancanza di appeal comunicativo del duello, ma soprattutto lo svuotamento del valore di tutte le altre funzioni della rappresentanza politica. I membri del Parlamento diventano un orpello, comparse prive di significato. A meno che non si chiamino Silvio Berlusconi e/o Romano Prodi.

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13.3.06

Crash

CrashCon il solito ritardo, ho visto Crash. Un po' sull'onda dell'Oscar, ma anche per cercare di vincere il mio innato anti-americanismo. Mi ha molto coinvolto. Sviluppare la storia in senso antiorario mi è sembrata una scelta perfetta. Così come quella di affidare a Mark Isham una colonna sonora straordinaria. L'idea di fondo ricorda quella di Twin Peaks: lì, però, la presenza musicale era molto più invasiva, il tema sviluppato dal basso elettrico di TP mi torna in un attimo alla mente, mentre se dovessi intonare il motivo di Crash non saprei da dove cominciare. Eppure senza quella musica, non sarebbe stato lo stesso film.

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2.3.06

Anch'io, ebbene sì


Podcasting che funzionaQuesta è una prova di podcasting che ho potuto realizzare grazie all'immensa competenza e all'incredibile disponibilità di Marco Traferri, autore di Podcasting che funziona (Apogeo), un libro fondamentale, e del blog associato. Per chi non l'avesse ancora immaginato, servirà per il podcast di QuasiRete.

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13.2.06

Noi che abbiamo i capelli bianchi

Da un'intervista di Ivano Fossati concessa nei giorni scorsi, in occasione dell'uscita dell'ultimo cd e del nuovo brano sulla democrazia:
E' che i tempi si fanno difficili e la nostra forza deve aumentare, invece che diminuire. Ci meriteremmo con l'età di poterci rilassare un po' e invece non possiamo farlo. Dobbiamo per forza trovare nuove energie.


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9.2.06

QuasiRete in rete

Ce l'abbiamo fatta! Dalle 20 di mercoledì 8 febbraio è online il primo weblog della Gazzetta dello Sport, fratello molto più adulto di quello annunciato qualche settimana fa. Si chiama QuasiRete, sarà dedicato ai libri e alla cultura sportiva e comincia con un vero e proprio regalo di Mauro Covacich di cui presto scriverò. Correte a vederlo e tornate spesso a trovarlo. Questa è una Pubblicità Progresso.

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6.2.06

L'impazienza dei lunedì al sole

Tanto tempo fa, ricevetti una mail compita ma molto partecipata da uno scrittore le cui idee mi erano piaciute quasi al contatto della pelle. Mi diceva, in risposta a un post sulla balbuzie, che si ritrovava in alcune delle modeste cose che scrivevo. II suo nome è Beppe Sebaste.
Chissà se passa ancora di qui. Se così fosse, mi piacerebbe molto ritrovarlo via mail. Anche per dirgli che i suoi Lunedì al sole sull'Unità mi piacciono come le sue vecchie idee. Questo, per esempio, che parte da alcune considerazioni su Luciano Bianciardi, altra mia passione antica:
... il valore dell'impazienza. Sappiamo tutti a memoria i discorsi più o meno retorici che celebrano la virtù della pazienza, ma ci dimentichiamo che anche l'impazienza ha qualcosa da insegnare. Se, lontano da ogni violenza, la definiamo come ciò che, semplicemente ma inesorabilmente, sta tra il dire e il fare, la sua valenza ecologica salta agli occhi senza scomodare parole gravi e logorate dall'ideologia come "coerenza".(...) Una sana impazienza può investire, nella vita pubblica come in quella privata, la responsabilità di chi scrive o parla. O del silenzio degli innumerevoli giornalisti di fronte ai reiterati attacchi alla libertà di stampa del capo del governo.

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28.1.06

Neve

Non uno spazzaneve, né uno spargisale in giro per le strade della città. La moderna amministrazione della moderna città di Milano ha subito le avverse condizioni meteorologiche senza trovare un rimedio, senza applicare il minimo criterio di sopravvivenza. Forse un buon amministratore di condominio avrebbe fatto molto molto meglio di quello che oggi occupa Palazzo Marino. Un motivo in più per far cambiare voto a un po' di milanesi alle prossime elezioni amministrative. Già, ma come? Dopodomani ci sono le primarie tra i quattro candidati della Sinistra: io ho scelto Bruno Ferrante, ma se dovessi spiegare perché, non saprei trovare una risposta convincente.

Questa mattina, mentre mi avvicinavo all'ingresso della fermata Conciliazione del metrò, ho notato un anziano signore barbuto con una coppola chiara in testa e una macchina fotografica stretta tra le mani. Mi osservava, aspettando che mi infilassi nelle scale e gli sgombrassi il campo visivo: era Gianni Berengo Gardin, un maestro della fotografia italiana. Niente spazzaneve? Meglio i maestri.

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24.1.06

Ho risolto il giallo


Scoperto l'arcano dell'aumento di accessi. Naturalmente dipende dal fattore-Grillo: sono stato citato in un commento, il cui riferimento si può trovare tra i commenti al post sul suicidio dei giornali! E ho di nuovo fatto bum.

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23.1.06

Blog, strumenti e contenuti


Carlo si chiede se i blog non abbiano un po' rotto le balotas, Crosetti toglie i commenti al suo blog (ma poi li rimette, perché in fondo non ce lo meritiamo), Luttazzi lo chiude per non assecondare derive populistiche, Mantellini s'accanisce contro il fondo di Galimberti sul Venerdì di Repubblica a proposito del blog di Grillo e Metitieri s'accanisce contro Mantellini, Zambardino si chiede perché chi sta "dentro" internet si senta membro di una casta depositaria dell'unico sapere tecnologico possibile e non accetti che altri possa avvicinarsi per provare a renderlo intelleggibile anche all'inclita. Il tutto mentre Celentano apre un blog per annunciare querela contro Chiambretti e quel caso-Grillo sbattuto in copertina assume dimensioni sempre più grandi.

Mmh, qui sta succedendo qualcosa. Già, ma cosa? Di tutto, direi. C'è la stanchezza di chi crede che i weblog abbiano esaurito la propria forza come strumento di innovazione e di scoperta. C'è il ciclico riproporsi dell'antico conflitto tra i titolari di patenti di "informatori" e i Grandi Incompresi. C'è l'approssimazione di alcune analisi giornalistiche e la loro intempestività, poiché Grillo arriva in copertina giusto quando sembra che i blog, almeno in Italia, stiano vivendo una fase di riflusso. Difficile, forse impossibile, trovare un filo che leghi tutte queste situazioni. E forse è appunto questo il motivo che, lungi dal voler fare il difensore d'ufficio della mia categoria (i giornalisti), induce spesso in errore chi cerca una sintesi da divulgare: quello dei weblog è un fenomeno talmente complesso e privo di una logica unica e precisa, da renderne difficile una lettura omogenea.

Spiego con un esempio. L'ultimo post pubblicato su Fuoridalcoro risale al 23 dicembre. Per curiosità, ma anche per cercare di comprendere le reazioni di chi passa di qui, ho sempre tenuto sotto controllo i numeri degli accessi. Fino all'inizio di gennaio, la media giornaliera, dopo buoni numeri, languiva attorno ai 30-35 utenti; da un paio di settimane si è improvvisamente impennata attorno ai 90, anche se non scrivo più. Se io non riesco a capirne la causa, mi chiedo cosa riesca a interpretare un giornalista che, per quanto intelligente ed eventualmente fresco di "patente", voglia provare a spiegare il mio e altri cento casi, totalmente diversi l'uno dall'altro, in 60 righe che catturino l'attenzione anche del vecchio interista da bar, che qualcuno cita con uno snobismo non esattamente sinonimo di quella tanto decantata "democrazia della rete".

E' vero, i giornali (e i giornalisti) ci sono arrivati tardi, quando ormai i blog hanno perso il carattere di esclusività, continuando peraltro a citare siti americani (ricavati da articoli facili da tradurre) e senza sforzarsi di scoprire in profondità il fenomeno italiano. Per paura del nuovo, afferma qualcuno, o peggio ancora per il timore di accreditare una forma pericolosa e non autorizzata di concorrenza. E' probabile che sia così. Ma c'è anche altro. Se si commettono tanti errori e si rischia di banalizzare troppo, non è per caso che quei blogger della prima e della seconda ora, quelli che avevano scelto un tema per i loro siti e hanno provato a rimanervi fedeli, quelli che la "fuffa" andava difesa perché era bello far polemica con gli intellettuali ma in fondo in fondo faceva un po' schifo anche a loro, quelli che oggi si ritrovano attorno a una pinta di birra con l'occhio affogato nella nostalgia ripensando a un tempo che è ancora ieri, quelli come me insomma non sono stati capaci di spiegare fino in fondo cosa siano davvero i blog, a cosa servano e perché?

Da tempo, la mia spinta individuale a tenere un blog si è affievolita. E anche l'andare a cercare nelle valigie degli altri è un piacere che si restringe di giorno in giorno a pochi "amici" di riferimento. Guarda caso, quelli che, fedeli appunto a una scelta "specialistica", monotematica, mi danno la possibilità di leggere ciò che altrove non riuscirei a trovare. Anche qui vale un esempio: sfogliare gli Appunti di Viaggio di Michele Marziani è un godimento assoluto. Non sono mai andato a pesca, e Michele riesce a farmi sentire l'intima soddisfazione di chi cerca i luoghi prima che le prede, mi fa immergere negli ambienti e poi nella tecnica. Amo la cultura della buona tavola, e Marziani è una fonte preziosa di informazioni alternative a quelle dei gastronauti "patentati" che hanno invaso il mercato, e proprio per questo sono sicuro che non rispondono a logiche di pubblicità o di marketting (con due T, non è un refuso). Su questo argomento, inoltre, mi ha spalancato la porta su un gran numero di blog dedicati alla cucina, che, i più eleganti da un punto di vista grafico, hanno creato spontaneamente un network attraverso il quale si sono autocertificati, ottenendo così un accreditamento e un riconoscimento anche all' esterno.

Da tempo, appunto, penso a come trasformare il weblog in un'applicazione utile, in uno strumento di servizio. E proprio questa potrebbe essere la prospettiva futura più interessante: mettere insieme più persone attorno a un blog, farle diventare gruppo pur conservando la loro specificità, coinvolgerle attorno a un tema per raggiungere una trasversalità di contenuti. E' quello che sto tentando di fare con un blog comunitario all'interno della redazione che fra qualche giorno apparirà all'interno del sito della Gazzetta dello Sport, dedicato ai libri e alla cultura dello sport. La risposta di alcuni dei miei colleghi più illuminati, l'"intellighenzia" della testata, è stata abbastanza positiva, considerando l'assoluta novità del mezzo e il terrore che un nuovo stimolo tecnologico scatena nella mia categoria. Per ora, è un cantiere, appoggiato per motivi di partnership tecnica su Splinder: s'intitola Terzotempo.
Nulla di rivoluzionario, lo dichiaro subito, anche se nei miei sogni quello che si vede oggi dovrebbe essere il punto di partenza di un progetto da implementare attraverso collaborazioni con riviste letterarie alla ricerca di nuovi scrittori disposti a misurarsi con lo sport, concorsi a premi per promuovere la lettura (prima di tutto della Gazzetta), il coinvolgimento di studenti nelle vesti di recensori, ecc. Ma è sicuramente qualcosa di diverso, almeno per molti giornalisti, legati, mani piedi e testa, alla carta stampata, che per la prima volta si misureranno davvero con i commenti in presa diretta dei lettori, con il giudizio anche violento di molti di loro.

Nel frattempo, ho usato il modello del blog anche per far dialogare tra di loro i giornalisti della Gazzetta sui temi sindacali che riguardano testata e categoria. Ne è stato realizzato uno all'interno del sistema informatico di Rcs Media Group, nel quale il Comitato di redazione (di cui faccio parte) pubblica le proprie comunicazioni e raccoglie i commenti dei colleghi. E soprattutto apre periodicamente sondaggi su argomenti di interesse generale. Mi illudo che, in questo modo, si potranno snellire i processi di elaborazione e di analisi, per dare alle assemblee il compito esclusivo di sintetizzare e votare.

In entrambi i casi, il blog letterario e quello sindacale, ho tenuto come riferimento ciò che mi è sempre sembrata la definizione più corretta ed esaustiva dei weblog. Quella di Giuseppe Granieri, secondo cui il blog è lo strumento più semplice, diretto e immediato per pubblicare contenuti. E anche il più economico: Terzotempo è realizzato a costo zero. Forse era questa la prima cosa da far capire a chi voleva scrivere di noi.

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