Elaborazione grafica di Guido Nestola

19.3.10

Mine leccesi

All'inizio stenta a decollare, ma appena il film prende quota, la mano di Ozpetek rassicura, rendendo credibili certe sottolineature grottesche e accettabile l'improbabile illuminazione del gay Scamarcio sulla strada dell'innamorata Grimaudo. Mine vaganti è un buon film, ben concepito e recitato a cui contribuisce la bellezza di Lecce e delle sue antiche case dei signori. Una mina pericolosa per i nostalgici, come me.

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9.3.10

Dagli Appennini alle Ande

Dalla newsletter di Identità Golose, di Paolo Marchi:
Un giorno Giorgio Gandola, allora al Giornale e oggi direttore della Provincia a Como, intervisto Nils Liedholm, il barone del calcio, svedese di nascita e prima parte di carriera calcistica, poi italianissimo per via del Milan (giocatore e allenatore) e Roma (solo allenatore) e della vita (e la morte) tra le colline e i vigneti di Cuccaro nel Monferrato. Ricordo ora una domanda e la relativa risposta: “Cosa vede all’orizzonte? Le Ande”.
Ecco, a volte bisogna anche sapere sognare.

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7.3.10

La forma e la sostanza

Prendete nota di questo editoriale di Giovanni De Mauro sull'ultimo numero di Internazionale che sottoscrivo in pieno:
Tecnicamente si può già parlare di dittatura. Forse non ce ne siamo ancora accorti perché siamo abituati ai colonnelli greci o alla giunta militare cilena. Ma quello che conta è la sostanza, non la forma. Oggi è inutile mandare i carri armati per prendere il controllo delle principali reti televisive, basta cambiare i direttori. Non serve far bombardare la sede del parlamento, è sufficiente impedire agli elettori di scegliere i parlamentari. Non c’è bisogno di annunciare la sospensione di giudici e tribunali, basta ignorarli. Non vale la pena di nazionalizzare le più importanti aziende del paese, basta una telefonata ai manager che siedono nei consigli d’amministrazione. E l’opposizione? E i sindacati? Davvero c’è chi pensa che questa opposizione e questi sindacati possano impensierire qualcuno? Gli unici davvero pericolosi sono i mafiosi e i criminali, ma con quelli ci si siede intorno a un tavolo e si trova un accordo. Poi si può lasciare in circolazione qualche giornale, autorizzare ogni tanto una manifestazione. Così nessuno si spaventa. E anche la forma è salva.

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Fuori dalle orecchie


Non so se riuscirò mai a finirlo. Mi esce dalle orecchie, dalle dita, dal naso. Ha invaso ogni attimo vuoto della mia vita, come se ne avessi in quantità. E soprattutto ha prosciugato la mia già povera riserva di parole: voglio scrivere vuoto e viene fuori cupo, mi piace desolato e scelgo indeterminato. No, non so proprio se riuscirò a finirlo. Sono alla seconda stesura del nono capitolo, su 14. E mi sembra di avere davanti a me due Ottomila che ci vorrebbe Messner. Quasi quasi chiamo il vecchio Reinhold e gli chiedo se mi dà uno sguardo al capitolo dieci. Magari qualcosa di meglio la trova.

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